KARATE ALLE OLIMPIADI |
Sport
/

Karate, Salvatore Loria, ‘Un’emozione incredibile, il karate olimpico e in vista di Tokyo, i purosangue azzurri devono essere perfetti’

28 aprile 2017 | 15:03
Share0
Karate, Salvatore Loria, ‘Un’emozione incredibile, il karate olimpico e in vista di Tokyo, i purosangue azzurri devono essere perfetti’

Il sogno avverato del karate alle Olimpiadi, l’attività di tecnico in Nazionale e quella al Cus Torino Karate

Karate, Salvatore Loria, ‘Un’emozione incredibile, il karate olimpico e in vista di Tokyo, i purosangue azzurri devono essere perfetti’

Il Faro on line – Parte tutto dalla passione. Ne è convinto Salvatore Loria. Ed è quella, la cosa fondamentale. Il motore di tutto. L’effetto placebo che alleggerisce stanchezza, sacrifici e tanti impegni, per una vita impiegata a girare per il mondo e sempre al seguito di lunghe trasferte, con la Nazionale di karate.

Non ha prezzo il sogno se diventa, stella polare della vita

Le emozioni però, che poi si vivono, a bordo tatami, adesso che Loria ha smesso i panni di atleta e già da qualche tempo, per vestire quelli di allenatore della Nazionale senior di karate, insieme ai suoi atleti del kumite, non hanno prezzo e neanche guadagno. Una cosa che non potrà mai avere remunerazione, è proprio il sogno. Esso spinge a proseguire su una strada respirando costantemente, i valori delle arti marziali.

In ritiro, per gli Europei di Samsun, ad Ostia, insieme alla Nazionale

Lo sta facendo Savio, insieme agli azzurri della Fijlkam ed in questi giorni. In raduno, al Centro Olimpico Matteo Pellicone, di Ostia Lido, si sta preparando, con la Nazionale, in vista del massimo impegno dell’anno, che è quello degli Europei senior in Turchia. Tra due settimane, i karateka tricolori dovranno scendere sul tatami, per conquistare altre medaglie, come la storia  spesso ha insegnato. Non si molla e si continua ad inseguire il meglio.

Il karate olimpico. Un sogno inseguito da atleta e avverato da allenatore

Vuole crescere allora, insieme ai suoi campioni azzurri e questo è il suo obiettivo, da tecnico. Tuttavia, un desiderio Savio lo ha già realizzato ed è quello che da sempre, inseguiva e sin da atleta. Il suo karate è diventato olimpico. Un grande traguardo, per tutto il movimento mondiale, ma anche per quello tricolore. Da sempre, i grandi atleti italiani hanno desiderato di calcare i tatami olimpici ed anche lui lo ha fatto, quando da grande guerriero di kumite, del Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle, con medaglie mondiali, europee e italiane al collo, è salito sui primi gradini del podio, per tutto il globo. Il più vincente, tra i campioni del karate gialloverde. Non ha potuto farlo però,  su quelli olimpici, ma probabilmente, tra 3 anni e mezzo a Tokyo, lo farà da allenatore e insieme ai campioni attuali, di una Nazionale, in crescita e che ha bisogno di raggiungere il massimo.

Un karate in crescita nel mondo e tutti i Paesi si stanno preparando per Tokyo, al meglio. Anche l’Italia vuole essere al pari di essi

Nel mondo, il livello del karate si è alzato. Lo ha fatto, soprattutto nei paesi orientali. Anche per il judo è così. E il mondo del tatami italiano non molla. Vuole limarsi, fino alla perfezione, per poter sfidare, i grandi. Savio desidera che i suoi atleti azzurri possano lavorare al meglio, affinché quelle medaglie olimpiche possano arrivare e numerose e tanto lo staff azzurro sta già facendo, direzione Giappone. Tanti programmi sono già in piedi e con il Presidente Falcone, lo scopo è quello di lavorare in team, tutti insieme. Come i samurai fanno sul tatami. Un’energia unica da esprimere, per accompagnare i purosangue del karate azzurro, in questo modo Savio li chiama, verso i podi più alti. Ancora, il livello italiano non è al massimo, anche se tante medaglie sono già giunte, in bacheca ed anche in questi primi mesi, del 2017. Non è mai molto, se l’obiettivo è una Olimpiade che vuole in qualifica solo 10 atleti per Nazione. Il ventaglio si stringe sempre di più e Loria, insieme ai tecnici azzurri, ci vogliono rientrare in quel portafoglio, perché possono farlo. I ragazzi della Nazionale sono di un talento sopraffino ed alcuni di essi, come Luigi Busà o Sara Cardin hanno dimostrato ampiamente di essere nel top mondiale. Tuttavia, loro come gli altri, vanno aiutati a crescere, quotidianamente. Lo afferma il tecnico torinese, sottolineando che i giovani, soprattutto, vanno accompagnati, nel perseguire sogni e studio, per poter avere poi sul tatami, come ragazzi completi. Campioni a tutto tondo, pronti a mettersi le medaglie sognate e allenate, al collo.

L’allenatore del kumite azzurro è anche tecnico del Cus Torino Karate. Ed anche lì e con la stessa passione, che riveste in panni tricolori, lavora affinché il suo gruppo affezionato di amici, possa migliorare e crescere. Quando Il Faro on line lo incontra, per conoscere il suo pensiero sul momento che sta vivendo il karate italiano, in vista di Tokyo 2020, erano in svolgimento gli Assoluti Italiani, al Pala Pellicone. Si augurava Savio, che proprio il Cus potesse portare a casa, quelle medaglie per cui, nei mesi precedenti, aveva tanto lavorato. Sono state tre, quelle vinte. Un argento e due bronzi. E tra di esse, il vicecampione europeo under 21 dei 75 kg, Michele Martina, ha conquistato il bronzo tricolore.

Caro Savio, lo scorso mese di agosto, il karate è rientrato nelle discipline olimpiche. Come hai vissuto quel momento? Quali sono le tue impressioni?

“E’ stata veramente una forte emozione. Ero in Sardegna, con la mia famiglia, in vacanza. In fibrillazione, ma anche molto timoroso. Sapevo che in realtà, però, ci sarebbero state delle belle speranze per il karate, parlando con Davide Benetello e gli altri ragazzi. Tuttavia, ho avvertito tanti stati d’animo diversi e cercavo di prevenire una possibile delusione. Poi, sono esploso in un’emozione che non avrei immaginato di provare. Era qualcosa che sognavamo tutti. Io da tanto, personalmente. Mettere un sogno nel cassetto e poi riaprirlo, che esce fuori, è davvero bello. Non mi aspettavo di emozionarmi così tanto”.

Avresti voluto eventualmente partecipare alle Olimpiadi da atleta. Così non è stato, ma le vivrai da allenatore ..

“Io ho fatto il mio percorso, che mi ha dato tanto. E’ inutile pensare ai tanti se .. . Mi piacerebbe viverlo da allenatore”.

Come sono i programmi della Fijlkam, con la Nazionale di karate, in vista di Tokyo 2020?

“Stiamo affrontando un percorso non facile. E’ tutto work in progress. Nel mondo, il livello del karate è cresciuto e tutti hanno soldi e motivazioni, per allenarsi in un certo modo. Il discorso italiano è statico al momento. Abbiamo avuto poche risorse su cui investire. Abbiamo portato avanti tutti i nostri risultati, grazie al bel lavoro che è stato fatto, dall’eredità di prima. I ragazzi devono avere la possibilità di portare avanti, i loro sogni, lavorare e coltivare la loro passione. Come è successo per me e per altri atleti. Se potremmo fare questo, potremmo portarci in paro con gli altri paesi. C’è da lavorare tanto. Il livello è buono, ma deve diventare più alto. Per fare questo, bisogna allenarsi e avere atleti su cui investire. Svolgere un allenamento di alta qualità e trasmettere loro, esperienza. Farlo con un gruppo di campioni, che abbiano quelle qualità, mentali, fisiche e interiori, per poter reggere questo percorso, per niente facile. Per la qualificazione olimpica, si parla di tre categorie di peso per il maschile e il femminile e una per il kata individuale, di entrambi. I giapponesi sono già qualificati. Ci saranno 10 atleti per nazione e quindi pochi posti. Sarà difficile, ma non demordo. Mi piace pensare che la nostra Nazionale, anche da un momento non facile, possa rinascere. Il bacino esiste. Bisogna trovare il modo per crescere. Stiamo già lavorando, provando con lo staff e i tecnici. Con Guazzaroni, Aschieri, Figuccio e Sodero per poter trovare delle soluzioni. I ragazzi vanno anche a scuola e dobbiamo incoraggiarli a crescere, sotto tutti i punti di vista. Dare loro, la possibilità di fare quello, che riesce meglio. Sulla strada verso Tokyo, dovremmo tirare fuori le nostre risorse ed esprimere il meglio. E’ una bella sfida. Interessante. Abbiamo parlato con il Presidente Falcone e abbiamo convenuto che tutti insieme, dobbiamo lavorare in team”.

Si è aperto, il quadriennio olimpico. La Nazionale ha già vinto medaglie importanti. Non solo in Premier League, ma anche nei tornei internazionali di categoria. E’ un passo importante, verso le Olimpiadi ..

“Qualcosa di buono è stato fatto. Da noi, ci si aspetta sempre molto. Quando si va in gara, si può pensare tuttavia, che la Nazionale porti sempre tante medaglie. Il livello mondiale si è alzato e quindi può anche, non essere più così. Per questo motivo, con l’impegno e il lavoro, i nostri giovani devono crescere. Anche quelli più esperti possono avere dei momenti alti e bassi, quindi bisogna capire che, non bisogna puntare il dito, ma cercare di guardare in una prospettiva, più ampia. Sono convinto che noi possiamo fare bene. I nostri atleti sono dei talenti veri. Purosangue del tatami. Si può fare tutto”.

Oltre a svolgere, la tua attività di tecnico azzurro, sei anche allenatore e fondatore del Cus Torino Karate.

Come porti avanti, la tua attività ?

“E’ un bel gruppo. Stiamo in piedi da due anni. Sta crescendo. Abbiamo fatto delle grandi e belle cose. Mi fa piacere, sia un gruppo di amici, che hanno un obiettivo comune. Ci sono ragazzi che studiano, che fanno sacrifici e che si allenano. Hanno dei sogni e traguardi comuni. Con loro, metto in gioco la mia esperienza. Non solo da tecnico, ma anche a livello di gestione aziendale, con collaboratori e dirigenti. E’ un’esperienza importante. Ci metto tanta energia e sto imparando delle cose fondamentali. Sono fiero. A breve, cambieremo sede e avremmo tanti bambini in più, sul tatami, ad esempio. Ho formato dei tecnici competenti, che possano seguire i ragazzi. Sia per il kumite, che per il kata. Lavoriamo tutti fino a tardi. Io lo faccio spesso. Passa tutto dalla passione. Siamo fatti così. Siamo gente che ha passione. Cerchiamo di fare le cose, al meglio, al di là anche dei guadagni o del prestigio. Di questo, sono molto fiero. Ho imparato a lavorare pian piano per poi, raggiungere grandi obiettivi. Lo sto facendo, anche con tante difficoltà. Tornare tardi la sera o dalle trasferte, non è facile. Sempre in giro per il mondo e con tutte le emozioni che ti porti dentro. E’ una vita dura, ma la quotidianità mi ha insegnato a non mollare e a tener duro. Portare avanti sempre, i miei sogni”.

Foto : Alberto Maffini