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Successo per il convegno ‘#Latina la città che vorremmo nel 2030’

6 giugno 2017 | 12:52
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Successo per il convegno ‘#Latina la città che vorremmo nel 2030’

Sono state affrontate le prospettive di sviluppo sostenibile della Città, stretta tra le strategie delle grandi aree metropolitane.

Successo per il convegno ‘#Latina la città che vorremmo nel 2030’

Il Faro on line – “Lunedì 5 giugno a Latina (presso l’Aula Magna del Liceo Scientifico G.B. Grassi), con i Patrocini del Comune della Città e della locale Camera di Commercio, si è tenuto il Convegno “Latina la città che vorremmo nel 2030”, organizzato dal ClubdiLatina in collaborazione con la FondazioneBruno Visentini nell’ambito del “Festival dello Sviluppo Sostenibile“, iniziativa promossa su tutto il territorio nazionale dall'”ASVIS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, (di cui Fbv è socia)” – lo si apprende da un comunicato della Fondazione Bruno Visentini

“Hanno introdotto i lavori il sindaco di Latina Damiano Coletta e l’Amministratore delegato della Fondazione Bruno Visentini Alessandro Petti.

La Relazione-base sul tema è stata svolta da Luciano Monti, Condirettore scientifico Fondazione Bruno Visentini e Docente Luiss.

Sono intervenuti, moderati dal Presidente del ClubdiLatina Paolo Marini, il Presidente di Unindustria Latina Giorgio Klinger, i Segretari Generali della Cgil Frosinone e Latina Anselmo Briganti, della Cisl Latina Roberto Cecere e della Uil Latina Luigi Garullo, Bernardino Quattrociocchi, docente di economia e gestione imprese dell’Università La Sapienza-Roma e uno studente del liceo G. Grassi di Latina.

Nel Convegno sono state affrontate le prospettive di sviluppo sostenibile di Latina nell’ottica di una città-capoluogo – una delle oltre 90 città di piccole-medie dimensioni del nostro Paese – stretta tra le strategie delle grandi aree metropolitane e le preoccupazioni che sostengono lo sviluppo rurale.

In questo quadro sono stati analizzati vantaggi e svantaggi delle possibili “vie” finalizzate ad assicurare il benessere economico e valorizzare il capitale umano (soprattutto dei giovani), sociale e storico-culturale di un centro urbano.

Le Smart cities, gli Smart villages  e una “terza via”, riservata a quelle città, come Latina, che per loro dimensione, ruolo e collocazione si candidano a essere ‘poli di sviluppo locale’:  un approccio finalizzato a dare applicazione agli obiettivi declinati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel 2015 da tutti Paesi membri dell’Onu.

In particolare l’obiettivo previsto dal “Goal n.8: “Buona occupazione e crescita economica” – che vede la Fondazione Bruno Visentini tra i coordinatori in Italia in seno all’Asvis- delinea lo sviluppo sostenibile soprattutto attraverso un’ulteriore “territorializzazione” dei centri urbani di piccole-medie dimensioni, puntando proprio sui ‘poli di sviluppo locale’.

Realtà nelle quali livelli più elevati di produttività economica di un territorio e la loro competizione/integrazione con le aree metropolitane di riferimento non sono basati tanto sul comparto dei servizi (ad eccezione per quelli legati all’accoglienza), quanto sui settori ad alto valore aggiunto e ad alta intensità di manodopera e sul settore agro-alimentare, nel quale proprio la realtà pontina esprime vocazioni specifiche e rilevanti eccellenze.

Aree dove sono forti le sfide, ma anche le opportunità (v. ad es quelle aperte dal sistema digitale “5 G”).

È una strategia diretta a dare risposta alla domanda sociale che la popolazione esprime, in particolare quella più giovane: buona occupazione, soluzioni abitative, trasporti pubblici e, fondamentale, offerta culturale: per la quale l’Agenda 2030 invita a elaborare e attuare politiche di promozione del turismo sostenibile che creino posti di lavoro e promuovano i prodotti locali.

A tal fine risultano determinanti il ruolo aggregante e identitario del polo urbano di riferimento di un dato territorio e politiche partecipative che facciano cooperare la popolazione del capoluogo con i rappresentanti dei comuni minori: un ‘polo di sviluppo locale’ cioè che, da un lato, attrae dalla cintura extraurbana e dall’altro si integra e sviluppa assieme alle piccole comunità di cui è il centro di riferimento” – conclude il comunicato.