Seguici su

Cerca nel sito

Lettere al direttore

#Ladispoli ‘Metti una sera all’approdo turistico’ foto

Il cemento non è il nemico pubblico numero uno se lo si usa con le moderne biotecnologie e per i servizi.

Più informazioni su

#Ladispoli “Metti una sera all’approdo turistico”

Immaginiamo uno spaccato di vita quotidiana: (telefonata o wathsapp) “Ciao, che facciamo stasera? (risposta) Andiamo all’approdo.. aperitivo al tramonto al baretto e poi cena allo Sgombro azzurro (nome di fantasia  del ristorante ma il pesce esiste ed era per gli antichi romani la base per la famosa salsa Garum ) ci facciamo una spaghettata, una  grigliata o quello che passa il convento di pesce fresco locale.

Ok, ci vediamo tutti lì, facciamo alle sette?”  Una normalissima serata, magari alternativa alla pizza, in un posto di mare. A Ladispoli si può? Speriamo proprio di sì in barba a chi sostiene, con indignazione permanente, che “un approdo  sarebbe la morte turistica” della nostra città, e ai pasdaran del no. Certamente l’approdo turistico di Porto Pidocchio (denominazione geografica certificata) non è Porto Cervo in quel di Costa Smeralda o altre marine meta di vip di varia etnia (anche patron di movimenti simil popolari) dove si pasteggia con cibi sofisticati, addirittura griffati dalle mani dei grandi chef. Roba a cinque stelle!

Anche lo sky line ladispolano non regge il confronto mancando dei fasti di ville blindate, a firma di archistar, complete di piscina e yacht super accessoriati  (nel gergo upper class “barche”),  no, ancorate a Porto Pidocchio (parente dell’antico Porto di Alsium in zona Palo Laziale) ci saranno barche di più umile ma dignitoso design e cabotaggio, accanto a quelle dei pescatori.

Il tramonto sulla linea dell’orizzonte  marino è comunque democratico, è uguale per tutti, Regala la stessa suggestione di infinito tanto a chi lo ammira da un  porticciolo e sta seduto intorno ad una tavola esclusiva oppure ad un’altra di stampo più casereccio, e pure l’aperitivo ormai è globalizzato. Già, dirà il lettore, noi a Ladispoli abbiamo i palazzoni…Che sono – rammentiamo – un “grazioso lascito” anni 60/70 di Cerveteri prima che Ladispoli conquistasse l’autonomia come Comune. E “colate di cemento” di quella portata non se ne sono fatte più.

Il cemento non è il nemico pubblico numero uno se lo si usa con le moderne biotecnologie e per i servizi. L’Approdo Turistico di Porto Pidocchio è un servizio anche con funzioni di sicurezza per i natanti in difficoltà che dovessero trovarsi col mare grosso o un improvviso fortunale senza possibilità di riparo tra Fiumicino e il Porto di Traiano di Civitavecchia.

Potrebbe partire subito in soccorso la Capitaneria e ci sarebbe spazio naturalmente per imbarcazioni della Finanza e dei Carabinieri oltre ai 250 natanti da diporto e con relativa scomparsa di qualche gru sull’arenile.   E poi non ultimo, a Porto Pidocchio  ancora sopravvive tra mille difficoltà, per come è ridotto quel tratto costiero, una piccola ma apprezzabile e tenace comunità di pescatori di antica data.  Vanno aiutati nell’ambito di un progetto che ha lo scopo di fornire un servizio alla collettività tutta o invitati a cambiare mestiere? Non lo cambiano il mestiere perché a Ladispoli, come si dice nel gergo dei pescatori, “c’è mare”, e cioè si pesca bene e quel pescato è una risorsa di freschezza alimentare, per tutti, a miglio marino zero.

“Ladispoli era Alsium, porto etrusco e romano ed ha avuto un approdo a Palo fino all’800. L’approdo ridarebbe lustro al nostro turismo, il progetto viene da lontano – ricordano i ladispolani di robusta memoria – sarebbe già una realtà se  l’allora Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini (era il tempo delle ostriche e champagne a La Pisana) non lo avesse buttato nel cestino”.

Carla Zironi

Più informazioni su