Non distruggete le Istituzioni, io sto con la polizia

25 agosto 2017 | 10:52
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Non distruggete le Istituzioni, io sto con la polizia

Siamo un paese schizofrenico, vogliamo sicurezza e creiamo le condizioni per non averla.

Non distruggete le Istituzioni, io sto con la polizia

Il Faro on line – L’istituto è contemplato all’art. 52 del codice penale italiano, al primo comma recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. E’ la cosiddetta “legittima difesa” e voglio partire da qui per far capire a che punto sia arrivato lo Stato italiano.

Il caso

Il caso del dirigente di polizia messo sotto accusa per i fatti di Roma, dal mio punto di vista è non solo profondamente sbagliato ma è la spiegazione evidente del perché le cose non vanno.

A monte il problema è politico. L’accoglienza è sacra, ma deve essere declinata come tale. Accogliere vuol dire assistere nell’immediato a poi dare la possibilità concreta di integrazione, non vuol dire né ghettizzare né, però, mantenere a sbafo al di fuori dalle regole che determinano la civile convivenza in un Paese. Siamo in una fase di emergenza globale, e l’Italia è in posizione di frontiera, dunque più esposta. Anche ai rischi di un sovraffollamento, di sacche incontrollate, di espropriazione dei diritti altrui. E, ricordiamolo, se a piazza Indipendenza è arrivata la polizia è perché gli inviti a liberare lo stabile bonariamente sono stati costantemente ignorati.

Le parole contestate

Nello specifico, il dirigente di polizia non ha detto “massacrateli”, non ha detto “entrate e sfondateli”, ma ha detto “se vi lanciano qualcosa spaccategli il braccio”. Può essere comunque una frase forte, ma quella dove le forze dell’ordine è stata mandata era una trincea, terra di nessuno, un pezzo di suolo italiano diventato regno di qualcun altro, che non aveva la minima intenzione di restituirlo. E alla base di quell’esortazione c’è quel “se”, quell’ipotetica, che richiama oggettivamente alla responsabilità di un attacco, alle regole del codice, alla dicotomia causa/effetto.

Sapete quanto è grande e quanto pesa un sampietrino Quelli più comuni misurano 12 x 12 x 6 cm e pesano circa 3 chili. Squadrati, pieni di spigoli, se arrivano in faccia lanciati da vicino sono devastanti, e non c’è casco che tenga. Chi viene mandato davanti a una folla inferocita armata di sampietrini, bombolebastoni, spranghe, non può avvicinarsi con un mazzo di rose. E comunque sono stati utilizzati idranti, come primo intervento.

Di più. Per quanto questi uomini e donne delle forze dell’ordine siano avvezzi a questo tipo di situazioni, non è facile sapere di andare a scontrarsi con una folla inferocita; anche la motivazione psicologica è importante. “Al mio segnale scatenate l’inferno”, è l’epica frase del Gladiatore, non certo “Mi raccomando, sconfiggeteli”.

Su questo va fatta anche una critica al sistema dell’informazione nel suo complesso, che incapace di fare degli scoop che siano degni di questo nome, senza ormai alcun settore investigativo nei giornali, con poco personale spesso sottopagato, sempre agli ordini di qualche editore “impuro” che guida il giornale verso i propri interessi facendo accordi con la politica, trova comodo prendersela con un poliziotto e amplificare le sue parole come se avesse incitato alla jihad.

La sicurezza

Chiamiamo le cose col loro nome. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra, europeisti, italianisti o sovranisti che dir si voglia: semplicemente, per garantire la tranquillità di tutti, quegli agenti le prendono e le danno al posto nostro; solo che se le prendono sono affari loro, se le danno sono affari di tutti. Questo, ovviamente, non vuol dire giustificare la violenza tout court, specialmente nei confronti dei bambini (che certo non sono un pericolo contro cui scagliarsi) ma attenersi a quello che è già previsto dal Codice penale.

Gli abusi di potere

Si dirà: ma i fatti di Genova? E il caso Cucchi? Episodi da condannare, e infatti condannati, ma punire i colpevoli (e va fatto in ogni caso, anche in questo) è cosa ben diversa che punire un’Istituzione. Togliere le mele marce (e ce ne sono, come in ogni dove), è differente da mettere sul banco degli imputati l’intero Corpo. C’è chi indossa la divisa e si sente sceriffo (ne ho incontrati anch’io di soggetti così, con divise blu, nere o grigie), non c’è dubbio su questo. Ci sono persone esaltate, ci sono i picchiatori e c’è anche qualcuno che tanto onesto non è. Ma ci pensano le stesse forze di polizia a fare pulizia al proprio interno. Il cittadino si deve poter fidare, non è distruggendo la loro immagine che aumentiamo la sicurezza del territorio.

Aggredendo chi rischia la vita, la faccia o il famigerato “braccio spezzato” ogni giorno per due spicci, si ottiene l’effetto contrario; la divisa diventa un nemico per la gente, la gente diventa un nemico per la divisa. Continuando a distruggere Istituzioni e valori, verrà un giorno che guardandoci intorno ci troveremo soli, e allora sì che sarà facile colpirci.

foto Corriere della Sera