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Maroni-Salvini, ‘cambiamo la storia ma non siamo la Catalogna’

16 ottobre 2017 | 06:36
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Maroni-Salvini, ‘cambiamo la storia ma non siamo la Catalogna’

Al voto tra 7 giorni, tour di Ciocca con i sindaci a Roma e in Lombardia.

Il Faro on line – La Lega crede e punta fermamente al referendum sull’autonomia in Veneto e in Lombardia e a sette giorni dal voto lo ‘stato maggiore’ è sceso in campo in forze come del resto nelle ultime settimane. L’obbiettivo non è solo quello di fare propaganda, ma di smontare l’accusa di chi si oppone apertamente alla consultazione o ritiene comunque di astenersi – Articolo 1-Mdp, Sel, Si sul primo fronte, pezzi del Pd sul secondo – sostenendo che si tratta di una votazione inutile o strumentale. E di prendere le distanze dal referendum in Catalogna.

Il leader Matteo Salvini e il governatore lombardo Roberto Maroni battono sul tasto del cambiamento. “Cambia il mondo, non abbiamo tempo da perdere né da far perdere; è un’occasione unica per la prima volta nella storia rispettando la Costituzione” sottolinea il primo; “può cambiare la storia della Lombardia e anche del regionalismo in Italia”, osserva il secondo, principale promotore dell’iniziativa.

E l’europarlamentare Angelo Ciocca con il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi sono impegnati dal 10 ottobre in un tour – partito a Roma con protesta davanti Montecitorio con 35 sindaci e arrivato in Lombardia dove proseguirà fino a giovedì prossimo – per la restituzione del cosiddetto residuo fiscale. Hanno cioè simbolicamente dato ai cittadini 54 miliardi pagati dalla regione più ricca d’Italia “senza che vi sia stato un equivalente quantitativo di servizi alle persone”.

“In un momento in cui si vota sempre di meno e i cittadini contano sempre di meno, domenica 22 ottobre ci saranno due referendum che possono essere di modello per tutta l’Italia. Se vanno bene in Lombardia e in Veneto, il giorno dopo – azzarda Salvini – li propongo in Piemonte, in Puglia, in Abruzzo e in Liguria”. “Rispetto alla Catalogna questo è un referendum legittimo – precisa però -. La polizia sarà ai seggi per votare e per aiutare chi vota. Noi abbiamo scelto una via più lunga, più faticosa però più seria”.

Idem Maroni che decanta i vantaggi: “Potremmo correggere la Legge Fornero, agire sull’istruzione, sulla previdenza complementare. Occuparci di ricerca scientifica e tecnologica. Potremmo attirare le imprese non facendo pagare loro le tasse per un periodo e creando occupazione”. Ciocca precisa: “sui costi non si dice la verità, avevamo chiesto di accorparlo alle politiche e ci è stato detto di no; e chiedere autonomia con il consenso popolare è diverso da un’ operazione di vertice”.

Un percorso che condivide anche Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, dicendosi favorevole ad uno “Stato meno invasivo al Nord” e, quindi, ad “applicare appieno un principio che è nel nostro Dna: la sussidiarietà. Non faccia il livello superiore di governo quello che può far meglio il livello inferiore, la Regione. È la sussidiarietà, altro che secessione; un federalismo efficiente e responsabile”.