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Cronaca Locale
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#Ardea, Savarese, tra dimissioni della Presidente della Commissione Finanza e dissesto finanziario

4 novembre 2017 | 13:00
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#Ardea, Savarese, tra dimissioni della Presidente della Commissione Finanza e dissesto finanziario

La presidente della Commissione Finanza del Comune di Ardea, Debora Duranti si è dimessa dall’incarico. Le posizioni della maggioranza, dell’opposizione e dei cittadini (scorrendo le pagine dell’articolo).

Il Faro on line – La Presidente della Commissione Finanza al Comune di Ardea,  Debora Duranti, nei giorni scorsi, con una lettera nella quale spiega le sue motivazioni al Sindaco e di cui non sono ancora stati resi noti i contenuti, si è dimessa dal suo incarico. Questo fatto, contestualmente alle dichiarazioni del Sindaco in merito al possibile dissesto, sollecitano il dibattito politico. Vediamo di comprenderne le posizioni della maggioranza, dell’opposizione e dei cittadini.

La posizione del Sindaco

Savarese non nasconde i gravi problemi dettati da mancati equilibri finanziari, oltre alla cospicua quantità di debiti fuori bilancio, di cui, però, rimanda le responsabilità alle passate Amministrazioni. Il primo cittadino indica che, le previsioni di luglio u.s. avevano fatto pensare, inizialmente, alla possibilità di lavorare a un piano di riequilibrio finanziario, cosa di cui si è dovuto ricredere, dirottando le decisioni della sua Giunta verso un fondo di rotazione che prevede l’indebitamento del Comune nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti, con un rimborso previsto nell’arco di dieci anni.

Il Sindaco vuole precisare anche riguardo la decisione di rimettere i conti nelle mani dei Commissari esterni, evidenziando che tale scelta è mossa dalla grave situazione contabile emersa.  Questo – commenta Savarese – non ha permesso alla mia Giunta di trovare soluzioni idonee al problema, per cui l’atto di rimettere tale problematica nelle mani di Commissari esterni, deve essere visto come aspetto collaborativo con i revisori dei conti esterni, nella speranza di ricevere da quest’ultimi soluzioni alternative finalizzate a risolvere l’evidente problematica.

Stando a quanto aggiunto dal Sindaco, la dichiarazione di dissesto finanziario, non colpirà i cittadini che hanno già le tasse al massimo e i servizi azzerati ma, colpirà i creditori del Comune, i quali dovranno accettare di trattare i loro crediti.

Certo è che – continua Savarese – laddove i Revisori dei Conti dovessero confermare l’analisi del mio Governo, saremo costretti a dichiarare il dissesto, il quale però, non deve essere visto come un aspetto negativo, bensì, come una rinascita. Un punto da dove ricominciare. “Il Dirigente alla Finanza – sostiene il Sindaco – è da quattro anni che ci dice che il Comune deve dichiarare il dissesto e nessuno prima di noi ha voluto dichiararlo, forse per evitare di far mettere le mani sui conti del Comune.”

Il Sindaco conclude affermando che il dissesto, secondo il suo punto di vista, è un’opera di trasparenza e di correttezza amministrativa che evita di raccontare frottole allo Stato e ai cittadini.

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Le reazioni dell’opposizione

Il consigliere comunale di opposizione Riccardo Iotti, vicepresidente della commissione Bilancio, ha indetto per l’otto novembre p.v. la riunione della Commissione per discutere il piano di riequilibrio pluriennale. “Le dimissioni della presidente – dichiara Iotti – ci danno l’occasione di convocare finalmente la commissione Bilancio, che fino ad oggi non si era mai riunita. Abbiamo invitato il dirigente e l’assessore per spiegarci il piano di riequilibrio. A noi sta a cuore che il Comune non vada in dissesto, per questo vogliamo commentare carte alla mano e fare delle controproposte“. Il Consigliere aggiunge che occorre “fare chiarezza per comprendere quali atti sono stati prodotti a seguito della delibera n.10 del 31 luglio 2017 e se è stato presentato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale per scongiurare il default. Anche in questo caso, dopo 4 mesi di amministrazione, la prima convocazione in assoluto della commissione bilancio – finanze in un momento così delicato è ad opera della minoranza. Dov’è finita la trasparenza?

La squadra di Governo del Sindaco Savarese, inizia a scricchiolare?”  E’ la domanda che si pone invece, Marco Boni (NCS), il quale invita ad una riflessione ulteriore.

Forse, quello che da fuori dei banchi del Consiglio sembrava più facile per i pentastellati, ora che hanno un confronto diretto con la realtà e la gestione del bene comune, li pone dinnanzi alle difficoltà che un’amministrazione locale presenta e che probabilmente, causa la loro inesperienza politica, li fa trovare impreparati ed inadeguati a ricoprire i ruoli istituzionali che occupano. Pensare che, per portare la “macchina” sia sufficiente avere la patente di guida, è riduttivo. L’esperienza si fa sulle strade, confrontandosi con la realtà e le insidie che il percorso può nascondere.”

Prosegue Boni, “la realtà  non può basarsi solo sulle ipotesi e le accuse pre-elettorali, bensì, deve trovare riscontro in fatti concreti. Le difficoltà ci sono e devono essere superate, facendosi carico delle responsabilità che determinati ruoli sociali e politici, rivestono. D’altra parte, il M5S  che ha fatto la sua corsa per arrivare a gestire il Governo Rutulo, sapeva quello che era stato fatto in passato da chi li ha preceduti, visto che ha sempre criticato il loro operato e a tal proposito, si sarebbe dovuto aspettare un groviglio di problemi da risolvere di cui non è facile trovarne il bandolo della matassa per nessuno. Ardea è cambiata davvero, recitava uno slogan all’alba del 26 giugno scorso. Siamo sicuri?

Il responsabile politico di NCS, ricorda al Sindaco anche le proteste dei cittadini che rimproverano al Governo della Città eccessivi tagli, in particolare  nell’area dei servizi sociali; il tentativo di chiudere alcuni sportelli pubblici; la mancanza di sicurezza e controllo nelle scuole prese d’assalto dai vandali ripetutamente, e tanti altri problemi nei quali l’amministrazione si è via via impantanata, in soli quattro mesi di Governo.

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Possibile ritorno alle urne?

Le parole di Boni,  ci riportano alla memoria quanto già trattato sulle pagine del nostro giornale, riguardo anche la sfiducia che aleggia costantemente tra le persone in merito ad un immobilismo politico e mancanza di trasparenza generalizzati tra maggioranza e opposizione, per cui sembrerebbe che si faccia spazio sempre più, insistentemente, il desiderio per la collettività di ritornare alle elezioni. E questo, anche se attualmente, potrebbe significare un nuovo, momentaneo, Commissariamento dell’Ente Locale.

A questo punto, in attesa che il Sindaco renda note le decisioni dei Revisori dei Conti, vogliamo azzardare una nuova riflessione in merito all’eventuale ritorno alle elezioni. Se questo dovesse avvenire, in che modo si riandrà alle urne? Dopo l’esperienza di giugno scorso, come si riorganizzerà la politica ad Ardea? Con quali simboli, liste e movimenti si presenteranno i nuovi/vecchi candidati? Con quali uomini e donne? Soprattutto, con quale cultura politica?

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La posizione della cittadinanza

Nel frattempo c’è da registrare che, sul territorio è sentita la necessità da parte dei cittadini di attivarsi in un progetto culturale politico diverso, dove non è importante l’ideologia di base di ognuno (chiunque può riconoscersi in una personale ideologia politica), bensì, lo sviluppo di un  dialogo costante e continuativo tra le istituzioni e la collettività. E’ il caso dell’Osservatorio Cittadino di Ardea, nel quale possono approdare cittadini trasversali ad ogni posizione politica che intendono raggiungere l’obiettivo del bene pubblico di chi vive ad Ardea.

Ed anche se gruppi spontanei di cittadini riuniti in luoghi reali e virtuali condivisi, dove poter dialogare e formulare analisi e proposte in merito alle problematiche del territorio, non possono certo rappresentare l’espressione totale della cittadinanza, in qualche modo muovono l’attenzione della collettività verso un nuovo atteggiamento (o forse sarebbe il caso di dire lo riportano al suo nobile principio di base) di pensare alla politica quale servizio sociale per la collettività e non come occupazione del potere o presa di posizione dettata solo dal proprio colore politico di appartenenza.