Ladispoli, Crz ‘Luci e ombre intorno alla nuova normativa sugli shopper’

10 gennaio 2018 | 06:00
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Ladispoli, Crz ‘Luci e ombre intorno alla nuova normativa sugli shopper’

Il comitato Rifiuti Zero fa il punto sulla questione “pagamento sacchetti compostabili”.

Ladispoli – “È inutile negarlo, tutti abbiamo commentato la vicenda del pagamento, a partire dal 1 gennaio di quest’anno, dei sacchetti per la frutta e verdura”. Scrive il comitato Rifiuti zero Ladispoli.

Il punto della situazione

“Moltissimi – prosegue il Comitato – hanno visto in questa storia l’ennesima vessazione da parte dello stato verso i cittadini, ed effettivamente il nostro governo non è stato molto ‘brillante’ nel gestire la vicenda. Facciamo dunque il punto della situazione, necessario per trarre conclusioni che non siano di ‘pancia’ o figlie di quell’immenso ‘bar dello sport’ che è il web.

“Sono anni che noi paghiamo le famigerate buste di plastica, detti ‘shopper’, al fine di disincentivarne l’utilizzo dato che, come notorio, contribuiscono fortemente all’inquinamento della natura a causa della loro facilità di dispersione nell’ambiente. Solo in Europa sono oltre 8 miliardi i sacchetti di plastica che ogni anno sfuggono alle maglie della raccolta dei rifiuti e finiscono per accumularsi nell’ambiente, specie in quello marino. Frammenti di plastica sono stati trovati nel 94% degli uccelli marini del mare del Nord, ma anche nello stomaco di pesci, tartarughe e mammiferi marini.

“Da tempo – continua Rifiuti Zero – il Crzl e altre associazioni ambientaliste sono impegnate nella promozione dell’uso degli shopper riutilizzabili con campagne pubblicitarie tipo ‘porta la sporta’ e similari. Ma stiamo sempre parlando di buste destinate al trasporto esterno dei beni comprati, rimanevano fuori dalla normativa gli imballaggi usati internamente all’esercizio commerciale, quelli che siamo costretti ad usare per prezzare frutta e verdura nei supermercati.

Quante volte ci siamo ritrovati queste buste di plastica, magari dimenticate con il loro contenuto, in qualche angolo della casa con ortaggi ormai in decomposizione e che però non potevamo conferire né nella plastica (se non previo risciacquo) né nell’umido. Finalmente dal 1 gennaio anche queste bustine saranno interamente compostabili ed anche la loro dispersione nell’ambiente, da evitare comunque, avrà un ridotto impatto ambientale”.

L’imposizione dei sacchetti

“Cosa ci sta di sbagliato in tutto questo? Nulla, – spiega il Comitato ambientalista – se non fosse che i Ministeri dell’ambiente e della salute, di propria iniziativa e senza nessun riferimento alla direttiva europea da cui deriva la legislazione nazionale, hanno stabilito che non è possibile utilizzare, da parte del consumatore, shopper riutilizzabili o sportine varie, citando generici motivi di sicurezza alimentare.

“Premesso che, con tutti i pesticidi utilizzati su frutta e verdura, dovremmo essere noi cittadini ad aver timore di essere contagiati dal cibo e non il contrario, la nostra impressione è che questa presa di posizione vada contro uno dei principi cardine della riduzione dei rifiuti: il riutilizzo degli imballaggi.

“Altra considerazione da fare – specifica la nota – è che in ogni caso questi sacchetti, sebbene compostabili e biodegradabili, comunque vengono prodotti causando consumo di risorse non tutte rinnovabili. La produzione ed il trasporto degli stessi sacchetti non è propriamente a zero impatto ambientale, è giusto il loro utilizzo ma deve essere consentito anche la possibilità di farne a meno.

“Per quanto riguarda l’imposizione del costo anche questo presenta delle problematiche non irrilevanti. Innanzitutto il peso di questi sacchetti oscilla intorno ai 5 grammi, poiché le bilance allo stato non sono ancora predisposte alla tara, avremo sia il costo del singolo sacchetto sia il maggior costo della merce comprata. Per fare un esempio, un frutto esotico avente un prezzo medio di 8 euro al chilo ci verrà a costare, a prescindere dalla quantità, sempre 4 centesimi più il costo della busta, arrivando anche 8 centesimi a pesata.

Anche prescindendo da una questione di pochi centesimi di euro, l’imporre un costo a carico del consumatore finale rischia di far passare il messaggio che tutto ciò che viene fatto per tutelare l’ambiente deve essere pagatodai cittadini e non da chi ha imposto determinate scelte commerciali o industriali.

Il Crzl – conclude il comitato Rifiuti Zero – suggerisce di preferire i mercatini locali, i prodotti a km zero, alla spina e biologici ed inoltre di usare buste riutilizzabili o sportine. Inoltre raccomandiamo di staccare sempre l’etichetta dalle buste, queste ultime sono compostabili ma nelle etichette sono presenti colle ed inchiostri incompatibili con la produzione di compost di qualità”.

(Il Faro on line)