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Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’

23 gennaio 2018 | 06:30
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Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’
Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’
Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’
Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’
Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’
Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’

Racconta di sé, il campione mondiale di kumite under 21. Il titolo iridato, gli inizi, l’esperienza al Cus Torino, l’importante figura di Savio Loria e l’arruolamento alle Fiamme Oro

Karate, Michele Martina, ‘L’oro mondiale di Tenerife, il sogno che inseguivo sin da bambino’

Il Faro on line – Una grande gioia, indescrivibile. E mille emozioni tutte insieme. E tutte nello stesso momento. Quella sera dello scorso 29 ottobre, Michele ha avverato il suo sogno. Lo è di ogni bambino, appena comincia a percorrere la sua strada, nello sport del cuore.

Il titolo mondiale vinto a Tenerife non si può descrivere a parole. Ne è consapevole. E’ normale quando si sale per la prima volta su quel gradino. Non c’è nessuno prima. Solo il cielo. E lo ha toccato con un dito, Michele. E pure con i guantini, quando allo scadere dei tre minuti, ha piazzato un punteggio senza speranza per il suo avversario inglese. Un 6 a 0, senza scampo, nei 75 kg.

La prima medaglia d’oro internazionale vinta, nella categoria under 21 e targata Fiamme Oro, come lui stesso racconta. Nell’intervista rilasciata ad Il Faro on line, a circa tre mesi di distanza da quell’oro memorabile che lui conserva nella sua camera a Brindisi, descrive che cosa significhi, per un ragazzo di 21 anni appena.

Tutta una carriera da vivere di fronte a lui, ma già molto ha costruito. Tutti sogni da realizzare. Immagini, movimenti di tecniche sul tatami da mostrare e nel cuore sempre il suo kumite. Un guerriero della Polizia di Stato, Martina. Arruolato, dallo scorso mese di luglio, alle Fiamme Oro. Un altro sogno avverato, quello. Di stanza a Spinaceto, a pochi chilometri da Roma e nel Centro Polifunzionale Scuola Tecnica di Polizia. A 20 minuti dal Centro Olimpico Matteo Pellicone di Ostia, dove lui stesso si allena e si è allenato negli scorsi anni, con i compagni della Nazionale italiana.

Una responsabilità farne parte. Un orgoglio azzurro non di poco conto, quando con la bandiera tricolore, il campione mondiale under 21 porta il suo karate in giro per il mondo. E 5 sono state le medaglie conquistate nel mondo, come il suo ranking Wkf, cita. Nate da quell’orgoglio, ma anche da uno senso di divertimento che tutti gli atleti dovrebbero provare, secondo lui. Senza di esso, lo sport non esisterebbe. Entusiasmo allora e passione. Come quelle di un bambino. Ma quando si sale sul tappeto, gli occhi si accigliano e l’attenzione sale. E sin dal 2014, Michele Martina, proprio con il karategi della Nazionale, vince medaglie importanti.

E’ stato il bronzo quell’anno, il colore della sua medaglia. Al Campionato Europeo giovanile, Martina si è messo in tasca il terzo posto, nella categoria juniores. L’anno successivo, partecipando alla Premier League di Salisburgo, il suo giovane temperamento ha fatto ancora centro. Un altro bronzo nel kumite dei 75 kg. Ma la gioia, del primo gradino, è arrivata nel 2016. E ha aperto un periodo di due anni, eccezionale. Nel 2016, ha vinto il titolo europeo under 21 e poi a Sofia, nel 2017, è salito sul secondo gradino continentale. Una vittoria per lui quella, però. Un infortunio ad inguaiare la strada. Sogni e speranze. Niente timore però. Un samurai sa come reagire. E il podio è arrivato ugualmente. Il guerriero di Brindisi non ha mollato e quel podio se l’è preso lo stesso.

Era tesserato al Cus TorinoKarate, in quel periodo. A mille chilometri da casa. Tanti sacrifici. Tanto impegno. Tanto sudore sul tappeto. Li richiedono i propri sogni, se bussano al cuore di un giovane ragazzo. Un esempio per gli altri giovani, come lui. E la figura di Salvatore Loria, che lo ha guidato, consigliato e mai lasciato solo. Allenatore di Michele al Cus. L’atleta della Fiamme Oro, oggi, ne parla con affetto. E’ stata importante la sua crescita personale, mentre calcava il tappeto del dojo torinese. Quasi un amico Savio, un confidente, con cui parlare di tutto. Non solo di sport. Una persona speciale. E lo ha ritrovato poi in Nazionale.

Era al suo angolo coach Loria, quando si è messo al collo, l’oro europeo. Una felicità immensa, da condividere anche con lui. Una crescita personale e agonistica, germogliata nel metallo più prezioso.

Una firma giovane e importante, nel mondo del karate, che a Tokyo 2020, per la prima volta, parteciperà alle Olimpiadi. Un sogno anche quello, da avverare e se arrivano le Fiamme Oro ad aprire una porta importante, allora Michele oggi, può sognare di più, senza mai smettere di impegnarsi. Una famiglia trovata anche a Roma, per il vicecampione europeo di kumite, quella della Polizia di Stato. Lo ammette, mentre racconta del suo arruolamento. Insieme a Cristian Verrecchia, allenatore cremisi, prosegue il suo percorso di crescita, anche in Nazionale. Guida e consigliere sicuro, indispensabile.

Racconta di sé allora Michele, in un pomeriggio, che precede un week end sportivo ricco di impegni. Sta per tornare a Ostia, mentre descrive la sua storia. La Nazionale lo aspetta per gli allenamenti quotidiani e insieme ai suoi compagni di karate, delle Fiamme Oro, il sogno di Tokyo 2020 non è poi così lontano.

Caro Michele, lo scorso mese di ottobre, ti sei laureato campione del mondo under 21. Il tuo ultimo successo importante. Quali sono le tue impressioni ?

“E’ stato il mio secondo mondiale nella Nazionale giovanile. E’ andato bene. Il primo lo feci, sempre in Spagna, a Guadalajara, con la mia prima gara azzurra. Sono tornato, stavolta a Tenerife. L’obiettivo del Mondiale è stato sempre al centro dei miei allenamenti, non dico che era un anno che ci pensavo come una ossessione..però, lo sognavo tanto. Ho vinto anche il titolo europeo a Sofia, poi sono andato al Mondiale, l’anno dopo. Ho pensato solo a quello. E’ andata come sognavo”.

Prima del Mondiale in Spagna, hai disputato due Europei. Nel 2016, oro e poi una nuova medaglia continentale nel 2017. Un argento.La puoi raccontare ?

“Un anno prima, a Cipro, ho fatto primo. Poi nel 2017 ho rifatto la finale, l’ho persa a Sofia. L’amarezza c’è sempre, però per come è arrivato l’argento, sono stato veramente felicissimo. Un mese prima, ho avuto uno strappo al bicipite femorale e ha condizionato parecchio la preparazione. Arrivati poi, sul tatami di gara, è andato tutto bene. Finale tirata. L’ho disputata contro il campione del mondo, prima di me, che aveva vinto l’edizione precedente. Sono stato felice dell’argento. Comunque è stato un successo”.

Com’ è andata la finale del Mondiale a Tenerife, poi ? Come ti sei sentito sul tatami ?

“Mi sono divertito, molto. Ero lucido, tranquillo. Mi sono incontrato con l’atleta inglese, davvero ostico. Il primo minuto e mezzo è stato abbastanza tirato. Ci siamo studiati. Poi, ho messo un punto di braccia e sono andato sull’1 a 0. Da lì, ho incrementato il vantaggio. Lui ha cercato di recuperare, ma io ho conquistato un altro punto importante con un mawashi geri in faccia e poi un calcio chudan al corpo. E’ finita 6 a 0”.

Hai conquistato un punteggio pieno. E poi è arrivata la gioia sul podio..

“E’ difficile da descrivere. Ogni tanto ci penso e dico: “Chissà se riproverò questa emozione così forte un’altra volta?”. Davvero, è stato il coronamento di un sogno, che avevo sin da piccolino. La sera stessa ero a letto, guardavo la medaglia ed ero tra le nuvole”.

Dove la conservi la tua medaglia d’oro ?

“A casa. Nella mia cameretta. Io vivo in Caserma a Roma, adesso. Ma la mia medaglia ce l’ho a casa, con mia madre e mia sorella”.

Puoi raccontare come è andato il tuo percorso nel karate ? Ad un certo punto poi, sei andato lontano da casa..

“Ho cominciato a praticare il karate a 5 anni, a Brindisi, con il maestro Nicola Ciarloni. Poi mi sono trasferito un anno a Torino, per frequentare l’Università. Ho approfittato della borsa di studio, messami a disposizione dal Cus Torino e sono stato un anno ad allenarmi con Savio Loria, nella sua società sportiva. Con lui, ho fatto l’Europeo a Sofia, ero ancora tesserato con il Cus. Mi sono poi trasferito qui a Roma e la prima medaglia, firmata Fiamme Oro, è arrivata al Mondiale”.

Com’ è stata la tua esperienza con il Cus Torino ? Savio Loria è anche tuo allenatore in Nazionale..

“Savio è stato il mio coach in finale, al Mondiale. Con il Cus Torino Karate, ho fatto la mia prima esperienza, lontano da casa. Sono stato un anno intero, a mille chilometri da Brindisi. E’ andata bene. I compagni di allenamento sono stati fantastici. E’ davvero una gran bella famiglia. Con Savio, continuiamo a vederci in Nazionale e c’è un bellissimo rapporto. Davvero, è una gran bella persona. Mi ha seguito anche sotto l’aspetto umano. Mentre andavo all’Università, mi ha dato anche dei consigli su come gestire il mio tempo, da studente e atleta. Parlavo tanto con lui e non solo di karate. Di tutto. E’ stato quasi un amico. Un confidente. Ha una rara bontà d’animo. Fa davvero piacere confrontarsi con lui. Mi ha aiutato a crescere come atleta. Grazie alla mia esperienza al Cus, mi sento cresciuto. Abbiamo lavorato sia tatticamente che tecnicamente”.

Fai parte della Nazionale, Michele. Cosa significa per te ?

“La Nazionale credo sia il sogno di ogni atleta. Da essa, passano tutti i risultati. Senza la Nazionale, non potrei partecipare né agli Europei, né ai Mondiali. Vincere il Mondiale è il desiderio di chiunque, ma prima bisogna arrivare in Nazionale. Gareggiare con la bandiera dell’Italia sul petto, è davvero qualcosa di indescrivibile”.

Che cosa il karate ti ha dato umanamente e sportivamente ?

“Quando pratichi uno sport, per tante ore alla settimana, corre parallelamente alla vita di tutti i giorni. Quando è così, esso ti condiziona positivamente nella crescita personale umana e viene forgiato il  tuo carattere. Lo fa anche attraverso l’esperienza che fai. In palestra con gli amici, la squadra di cui fai parte. Così come anche in Nazionale. Hai coscienza che sei insieme ai più grandi campioni”.

Ne senti la responsabilità, di portarne i colori ?

“Sicuramente. Stai portando i colori dell’Italia in giro per il mondo. Ne sei il rappresentante principale. Una volta sul tatami, dobbiamo pensare a divertirci anche. Alla fine lo facciamo, perché abbiamo una passione. Senza il divertimento, non avrebbe senso fare lo sport”.

Chi sono i tuoi allenatori in Nazionale ?

“ C’è il Prof. Aschieri, che dirige gli allenamenti. Poi ci sono gli altri allenatori. Cristian Verrecchia, Savio Loria e Claudio Guazzaroni. Sono tutti coordinati al professore e quando manca lui, ci sono loro che gestiscono le sedute. Sono tutti alla pari”.

Sono poi arrivate le Fiamme Oro sulla tua strada e sei stato arruolato. Cosa significa per te, farne parte ?

“Faccio parte delle Fiamme Oro, dal 4 luglio del 2017. Farne parte, è quello che si sogna sin da piccoli. L’unico modo per fare il professionista nello sport è appartenere ad un Gruppo Sportivo. Altro modo per il karate non c’è. Da piccolo ci pensi e lo sogni. Vuoi fare della tua passione, un lavoro. Si sono aperti i contatti con le Fiamme Oro e quando sono entrato, è stato davvero un sogno avverato. Ho trovato una famiglia eccezionale. Prima di tutto, Cristian Verrecchia e poi i ragazzi. Luca Maresca, Clio Ferracuti, Erminia Perfetto e Silvia Sassano. E’ importante condividere con loro la mia quotidianità. Anche perché, sono anche compagni in Nazionale, quindi ogni emozione la si condivide tutti insieme, compreso lo stesso Mondiale. Loro mi hanno seguito passo dopo passo. Mi ritrovo ad essere un poliziotto a tutti gli effetti. Mi da la possibilità, di fare del karate un lavoro”.