La nostra storia

Cittadini dell’universo

26 gennaio 2018 | 07:01
Share0
Cittadini dell’universo

La scienza ci ha portato a capire che la materia di cui siamo fatti proviene da molto lontano

“Noi siamo figli delle stelle” cantava Alan Sorrenti nel 1977, facendo ballare migliaia di giovani attraverso tutto il nostro bel Paese. Erano gli anni 70, anni di libertà e trasgressione, anni in cui la lotta politica era quasi un dovere, anni in cui tutti sognavano un futuro migliore per il nuovo millennio e in cui essere “figli delle stelle” era più un modo di vedere la realtà delle cose che un modo di dire scritto per una canzone.

La storia di questo articolo parte da quegli anni e da quella frase, e da quando anche molti divulgatori scientifici hanno cominciato ad usare questa espressione per far sentire il loro pubblico più vicino alla realtà dell’universo, che alla fine dista da noi appena 100 km in altezza (così viene definito l’inizio dello spazio dai trattati spaziali: il confine è la linea di Kàrmàn nella Termosfera terrestre). Studi recenti hanno dimostrato che quelle parole che cantavano i miei genitori nella loro gioventù non sono solo un luogo comune: condividiamo con la nostra galassia il 97% degli atomi che ci compongono; parliamo della materia che ha reso possibile la vita, che si è scoperto provenire dagli angoli più remoti dell’universo che conosciamo.

Questa scoperta si deve a un gruppo di astrofisici della Northwestern University che, attraverso un computer sofisticatissimo, hanno simulato l’ambiente intergalattico e le sue dinamiche. Lo scenario, ricreato durante le attività del progetto Fire (Feedback In Realistic Environments), ha portato a dei risultati sorprendenti. Il team di astrofisici ha infatti dimostrato che galassie come la nostra, la Via Lattea, sono cresciute sempre di più grazie a un processo che si ripete fin dagli albori dell’universo e che le porta a comporsi per il 50% di materia che proviene da altri angoli lontani del cosmo.

La storia è più o meno questa: le prime galassie nate dopo il Big Bang avevano al loro interno solo elio e idrogeno; le successive generazioni di galassie si sono espanse “rubando” parte della materia che costituiva le vecchie, producendo progressivamente elementi sempre più pesanti. Ogni volta che una stella esplode questa crea dei venti che si propagano come correnti di particelle cariche. Questi materiali si mettono quindi in circolo nelle nebulose, all’interno delle quali si vanno a formare altre stelle. Un processo continuo che ha coinvolto anche noi: si pensa infatti che Via Lattea si sia fornita di materia proveniente dalla grande e dalla piccola Nube di Magellano, le quali distano rispettivamente 160 mila e 200 mila anni luce da noi. È da lì che nasce la nostra storia.

L’infinità di atomi che ci compongono sono fatti di materia intergalattica proveniente da centinaia di migliaia di anni luce da noi. Come diceva il grande divulgatore scientifico americano Carl Sagan: “L’azoto nel nostro DNA, il calcio nei nostri denti, il ferro nel nostro sangue, il carbonio nelle torte di mele, siamo fatti con le interiora di stelle morenti. Siamo polvere di stelle che studia le stelle, siamo il tentativo dell’universo di comprendere se stesso.”

Uno studio pubblicato nel gennaio del 2017 sulla rivista Nature Astronomy, che vede un’importante partecipazione del Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II di Napoli e il laboratorio napoletano dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, fornisce con molta precisione la composizione di queste “briciole cosmiche”.

Queste polveri, custodite nei meteoriti poi caduti sul nostro Pianeta, e poi analizzate, hanno mostrato prima di tutto la presenza dell’isotopo 17 dell’ossigeno (anche se in quantità minori rispetto alle prime supposizioni). Un isotopo distrutto nel “cuore” delle stelle durante le fusioni nucleari con i nuclei di idrogeno; come volevasi dimostrare (direbbero molti matematici). Tutto questo lavoro è anche dovuto a una serie di esperimenti condotti al Luna (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics) del Gran Sasso; questo per sottolineare bene quanto l’Italia in termini di ricerca e progresso scientifico alla fine sia sempre efficiente e tra i primi posti della classifica mondiale.

Oltre i confini e i muri che ci dividono, e le differenze che ci siamo imposti nel tempo, la scienza ci ha portato a capire che la materia di cui siamo fatti proviene da molto lontano; da un origine comune, da luoghi dove tutto si somiglia e tutto ha la stessa forma e lo stesso fine. Da lì inizia davvero la nostra storia, angoli remoti di un cielo che neanche si vede, per ragioni che ci rendono tutti cittadini dello stesso universo.

(Il Faro on line)