Licenziata maestra che scriveva ‘squola’, Anief ‘prossimo Ministro dell’Istruzione dovrà essere un docente’

4 febbraio 2018 | 09:15
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Licenziata maestra che scriveva ‘squola’, Anief ‘prossimo Ministro dell’Istruzione dovrà essere un docente’

L’opinione del sindacato in merito all’ultimo caso che ha fatto discutere.

A seguito dell’acceso dibattito sul licenziamento della maestra veneziana che scriveva scuola con la q, alla quale il Miur ha anche rifiutato il reintegro o di essere assegnata ad altre mansioni, il sindacato Anief, come appare all’interno di un comunicato, domanda la selezione di un docente come prossimo Ministro dell’Istruzione.

Pacifico, ‘Ci vuole un esperto’

Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Dopo il turno di manager, avvocati, rettori e parlamentari, è arrivato il momento di far sedere a Viale Trastevere un esperto sul campo, una persona che abbia competenze dirette di scuola.

Ovvero chi ogni giorno ha modo di sondare gli effetti di tante riforme troppo spesso sbagliate, approvate negli ultimi 15 anni.

Solo chi conosce la didattica e l’organizzazione scolastica da vicino, quindi un insegnante, può comprendere fino in fondo i motivi che stanno dietro al malessere del personale, degli studenti e delle famiglie verso quella che doveva essere la Buona Scuola e che invece si è rivelata un fallimento totale”.

Il caso riportato dai media

Non hanno tardato ad accendersi i riflettori della stampa e dei mass-media sulla mancanza di preparazione minima da parte della docente.

Ha scritto Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Bisognerebbe che al ministero qualcuno ci svelasse il quarto segreto di Fatima: come ha fatto un’analfabeta a piede libero a insegnare per anni nelle scuole, anzi nelle squole della Repubblica Italiana. Qualcuno dirà che nel Paese in cui la ministra dell’Istruzione non ha un diploma di sc(q)uola superiore tutto è plausibile. Ma una maestra è più importante di una ministra. Plasma il futuro dei bambini”.

Per il giovane sindacato, invece, la scelta di chi guida le sorti di tutta l’istruzione italiana, oltre che dell’università e della ricerca, è fondamentale.

(Il Faro On line)