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L’invasione dei dischetti fantasma sulle coste del Tirreno

19 marzo 2018 | 19:28
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L’invasione dei dischetti fantasma sulle coste del Tirreno

Dalla Campania a Lazio, origine ignota, forse i dischetti sono filtri di depuratore.

Roma – Da dove vengono, nessuno lo sa. Ma sono tanti, maledettamente tanti. Probabilmente milioni, da quanto si sono diffusi. Sono dischetti di plastica bianca con una grata all’interno, cinque centimetri di diametro: simili a quelli delle cialde di caffè, ma poco più grandi. Da giorni arrivano a migliaia sulle spiagge del Tirreno centrale: dalla Costiera Amalfitana fino al Lazio settentrionale, al confine con la Toscana.

Non si sa da dove vengono, e neppure cosa siano davvero. Arpa regionali, Capitanerie di Porto e Carabinieri stanno cercando di risolvere il mistero. L’ipotesi più probabile è che siano filtri di un depuratore andato in tilt, che li ha riversati in mare. Il Codacons ha presentato oggi un espostoalle procure di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto, chiedendo di indagare per disastro ambientale, a carico di ignoti.

Nel frattempo, la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l’inquinamento, invita i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti. Per chi ne raccoglie di più, mette in palio una maglietta e una borraccia. La prima segnalazione arrivata a Clean Sea Life risale al 20 febbraio a Ischia. Poi, spinti dalle correnti, i dischetti hanno cominciato a spiaggiarsi sempre più a nord, nel golfo di Gaeta, poi a Terracina, Anzio, Ostia, Fiumicino, fino a Tarquinia.

Un pescatore toscano ha raccontato al quotidiano La Nazione di averli trovati anche in Bassa Maremma, alla Feniglia. Anche i pescatori di Confcooperative segnalano in questi giorni tantissimi di questi oggetti al largo delle coste tirreniche. “La cosa più probabile è che siano dischetti impiegati nei sistemi di trattamento biologico delle acque – scrive Clean Sea Life sul suo sito -: sono i supporti dove crescono i batteri che depurano l’acqua, assimilandone i nutrienti.

Dischetti simili sono stati trovati a migliaia 7 anni fa in America: provenivano dall’impianto di trattamento della cittadina di Hooksett (New Hampshire, n.d.r.) che, a causa di forti piogge, il 6 marzo del 2011 andò in tilt scaricando dai 4 a 8 milioni di dischetti (oltre a mille metri cubi di liquame)”. Anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è stato allertato e segue la situazione. “Siamo in contatto con il Parco dell’Asinara e mobiliteremo le Capitanerie di Porto”, ha detto in una intervista a Sky.

Poi però ha commentato amaro: “Di plastica in mare ce n’è tanta e ci scandalizziamo per questo. Ma quando dobbiamo fare qualcosa in prima persona, come è avvenuto – e lo ricordo con amarezza – quando abbiamo chiesto di pagare un centesimo per i sacchetti di plastica, molti italiani hanno tirato fuori il proprio egoismo”. (fonte: ansa)