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Pomezia, permesso a costruire sul lungomare, scatta la polemica ambientale

29 marzo 2018 | 20:40
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Pomezia, permesso a costruire sul lungomare, scatta la polemica ambientale
Pomezia, permesso a costruire sul lungomare, scatta la polemica ambientale
Pomezia, permesso a costruire sul lungomare, scatta la polemica ambientale
Pomezia, permesso a costruire sul lungomare, scatta la polemica ambientale

In una nota condivisa le associazioni ambientaliste e i comitati di quartiere chiedono il ritiro del permesso.

Pomezia – “Il Wwf litorale laziale, il Coordinamento dei comitati di quartiere di Torvaianica, l’Aps associazione sviluppo Torvajanica e il Comitato del litorale di Torvajanica esprimono vivo sconcerto per il permesso a costruire affisso sul lungomare delle Meduse, all’altezza di via Siviglia, per un’edificazione che si affaccia proprio sulla spiaggia”. La nota congiunta è firmata dalla presidente Wwf Litorale Laziale Franca Maragoni, dalla vice presidente Maria Gabriella Villani, dal presidente dell’associazione sviluppo Torvajanica e del Coordinamento dei comitati di quartiere di Pomezia/Torvajanica, Massimo Falco, e dal presidente del Comitato del litorale di Torvajanica Nicola Ripoli.

Un’area definita inedificabile

“Ricordiamo che l’area suddetta – prosegue la nota – è stata definita da una sentenza del tribunale ordinario di Velletri la n° 3056/2016 pubblicata il 13/10/2016, come area inedificabile, pag 4/8 e pag 6/8. La sentenza impone al Comune di pagare una somma per l’errata certificazione urbanistica. Infatti tale certificazione non prendeva in considerazione il regolamento del verde che imponeva l’inedificabilità dell’area. La sentenza del tribunale riporta che il danno subito dal privato ammonta ad una cifra pari a circa 230mila euro.

“Da qui la nostra meraviglia: come mai sia stato rilasciato il permesso a costruire quando l’inedificabilità è stata dichiarata dal tribunale? Il comune di Pomezia fece eseguire nel 2015 una ricognizione vegetazionale dell’area, commissionata ad uno studio specializzato esterno, oggi agli atti del Comune. Nella ricognizione fu segnalata la presenza di vegetazionale dunale. Pare che però in quest’ultimo periodo ci sia stata una relazione agronomica in cui si attesterebbe che non siamo in presenza di un’area dunale.

“Dalle foto allegate – continuano Maragoni, Vullani, Falco e Ripoli – appare evidente la presenza di un’area dunale che nel tempo ha subito vari attacchi come testimonia l’articolo di giornale allegato alla presente lettera. Nell’area in questione si segnala inoltre la presenze di specie erbacee ed arbustive spontanee tutelate dalla legge regionale n. 61 del 1974. Inoltre riportiamo e ribadiamo le osservazioni al Piano urbanistico comunale generale.

Le parole del Piano urbanistico

Le osservazioni presentate dal Wwwf Litorale Laziale e dalla Lipu Lazio, “Ambito strategico n. 9 Torvaianica Water front”, fanno riferimento all’ambito compreso tra l’arenile e la via Litoranea, zona urbanizzata.

“L’aggregato urbano del Water front – si legge nel documento – risulta per molti tratti alquanto disomogeneo, disarmonico e poco accogliente. Presenta un’urbanizzazione che ha determinato la quasi totale chiusura della visuale del mare dalla Litoranea.

“Oggi, la principale arteria di percorrenza di Torvaianica è proprio la via Litoranea e Torvaianica ha necessità di riqualificare e di ridisegnare il proprio Water front. Il progetto potrebbe apparire alquanto ambizioso ma è fattibile se si considera un arco temporale ampio tra i 20 e i 50 anni e ci si pone l’obiettivo di aprire la vista a mare con gradualità dove sussista la necessità di eliminare infrastrutturefatiscenti. E’ noto infatti che gli edifici in cemento armato, maggiormente quelli esposti ai venti marini, hanno una vita relativamente breve.

E’ proprio di questi giorni – conclude la nota – la proposta di legge regionale sulla rigenerazione urbana e recupero del patrimonio edilizio che aiuterà molto ad intraprendere una nuova sfida pianificatoria: demolire parti di territorio degradate per ricostruirle in modo sostenibile”.

Maragoni, Villani, Falco e Ripoli concludono con una semplice richiesta: “Chiediamo quindi il ritiro del permesso a costruire”.

(Il Faro on line)