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Ayrton Senna, il mito inimitabile, 24 anni fa la sua scomparsa

1 maggio 2018 | 22:53
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Ayrton Senna, il mito inimitabile, 24 anni fa la sua scomparsa

Una morte dolorosa. Il 1° maggio al Gran Premio di Imola. A forte velocità si schiantò alla curva Tamburello. L’immortale della Formula Uno. Un pilota di una profonda sensibilità e passione per i motori e la vita

Il Faro on line – Lo pianse un intero Paese quell’anno. E non solo. Gli innamorati della Formula Uno persero il mito da tifare. Il campione del cuore da osannare. Il simbolo del circo dei motori, più grande del mondo. Era lui, il più grande. E il primo maggio del 1994, Senna divenne leggenda. Per sempre.

Già lo era Ayrton in pista e fuori. Una guida diversa la sua, come la sua filosofia di vita. Un sognatore con il volante in mano e un sognatore nella vita di tutti i giorni. Credente e pilota, sin da bambino.

L’incidente di Imola spezzò il cuore a molti e fu Ezio Zermiani, su Raidue, in collegamento costante con l’OspedaleMaggiore di Bologna a dare la notizia. Senna morì quel giorno stesso. E un profondo dolore pervase il mondo della Formula Uno.

Era appena passato alla Williams Ayrton. Dopo tanti anni trascorsi a correre a vincere i suoi tre titoli mondiali con la McLaren, Senna cambiò scuderia. Era la stagione 1994/1995 e in quel week end tragico, perse la vita anche Roland Ratzenberger.

Drammatico il preludio alla gara. Tanti incidenti durante le prove dei giorni precedenti e nel sabato antecedente, il pilota austriaco perse la vita uscendo dal rettilineo che immetteva nel doppio incunearsi delle curve Tamburello e Villeneuve. Roland morì schiantandosi sulla seconda curva a 314km/h e per frattura cranica. Furono subito lampanti le immagini televisive diffuse in tutto il mondo. E Ayrton su tutti, rese omaggio al collega scomparso, turbato per quanto accadde.

Furono fatte riunioni e assemblee per la sicurezza dei piloti in pista. E Senna partecipò con vivo interesse. Portò con sé la bandiera austriaca nell’abitacolo, il giorno dopo. Il suo incidente avvenne in apertura di corsa. Subito dopo la ripartenza della gara. Allo start, ci fu uno scontro tra le vetture di J.J. Lehto e Pedro Lamy. I rottami finirono in tribuna e ferirono alcuni spettatori.

Dopo sette giri, ecco la tragedia. La seconda ad Imola, in quei giorni funesti. Senna uscì di pista ad altissima velocità. Curva Tamburello, ancora una volta. Secondo la perizia dell’Alenia, fatta per conto della Williams, la saldatura fatta per migliorare la visibilità della strumentazione non cedette, ma si ruppe il raccordo dello sterzo con i leveraggi delle due ruote. Subito dopo però la collisione, che avvenne a causa dell’instabilità della vettura, per il cattivo rifacimento stradale.

Dopo il violento impatto con il muro di cemento della curva, la macchina apparve praticamente in panne. Danneggiata. Senna fu subito trasportato d’urgenza a Bologna in elicottero, privo di conoscenza. E accompagnato dalla commozione di tutti. Tifosi, addetti ai lavori e appassionati di Formula Uno. E tanta, tanta apprensione.

Si rivelarono purtroppo veritieri i timori di tutti. Il pilota tre volte campione del mondo e poeta della Formula Uno, perse la vita dopo le 17 del pomeriggio. Circa tre ore dopo il suo incidente avvenuto a 211 km/h, in schianto sulla curva. Lo sbigottimento, insieme all’incredulità generale, si amalgamarono al profondo dolore. Disperazione di addetti ai lavori, tifosi e familiari.

Da leggenda, i funerali fatti in Brasile. Un camion trasportò la bara di Ayrton verso il cimitero e l’intera città di San Paolo accompagnò il suo figlio prediletto fino all’eterno riposo. Sono passati 24 anni e ancora questa vicenda fa venire i brividi e fa commuovere.

L’ha vissuta intensamente chi vi scrive. Quel pomeriggio, anch’io ero davanti alla televisione e anch’io rimasi di sasso, come tutti. Ayrton era il più grande. Cuore, passione e fede. Un pilota che correva sempre ad un metro, non sopra il cielo, ma ad uno schioppo dal cielo, incollato alla sua alla filosofia di vita e al rombante rumore del motore. Entusiasmava la sua guida. Faceva innamorare della Formula Uno. Brasiliano e profondamente spirituale. Un pilota di un talento innato, unico. Senza aggettivi in terra.

Mi ricordo una sera. Domenica sportiva. Ayrton vinse il Gran Premio di San Paolo. A casa sua. La sua esultanza in macchina raccontata da Marco Franzelli. Una gioia irrefrenabile e tantissima stanchezza accumulata in gara. Probabilmente, una gara sopportata per un problema sopraggiunto. Bisognava terminare la corsa. A qualsiasi costo. Lui era così. Non ho sentito più quel grido di gioia in Formula Uno. Probabilmente inimitabile.

Senna il mito vivrà per sempre. Immortale. Nei cuori di chi l’ha conosciuto. Nelle menti di chi l’ha tifato. Nell’animo di chi ha sentito il suo amore per la Formula Uno, per la vita e per il suo Brasile.