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Soldi agli immigrati, Coreis: ‘Facciamo chiarezza’

5 maggio 2018 | 11:37
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Soldi agli immigrati, Coreis: ‘Facciamo chiarezza’

Intervento della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) Italiana nel dibattito delle ultime settimane sul Microcredito

Fiumicino – “Interveniamo a nome della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) Italiana nel dibattito delle ultime settimane sul quotidiano Il Faro a seguito del comunicato dell’esponente politico William De Vecchissul protocollo di intesa tra Ente Nazionale Microcredito e Coreis Italiana“. Inizia così un comunicato dell’ufficio stampa della Coreis.

Coreis e Microcredito, facciamo chiarezza

Vorremmo fare chiarezza su alcuni punti fondamentali che rischiano di essere strumentalizzati per mere finalità di propaganda populista, sconfinando nel razzismo culturale di chi non ha argomenti costituzionali.

Nessuna erogazione di denaro a fondo perduto

1. Contrariamente da quanto sostenuto da De Vecchis, tale accordo non prevede alcuna erogazione di denaro pubblico a favore degli immigrati musulmani; ciò che l’accordo prevede è piuttosto di favorire l’avvio di iniziative micro-imprenditoriali e professionali da parte di immigrati musulmani agevolandone l’accesso al microcredito. Si tratta dunque di crediti e mutui erogati da banche e non di donazioni o elargizioni a “fondo perduto”. Tali mutui possono essere concessi o rifiutati – sulla base di una valutazione di sostenibilità del progetto d’impresa presentato – da normali banche private e non dallo Stato.Il lavoro svolto da Ente Nazionale per il Microcredito e dalla Coreis  è semplicemente quello di assistere con una funzione di tutoring gli immigrati nel mettere a punto dei progetti micro-imprenditoriali validi, che diano sufficienti garanzie di buon esito e di solvibilità dell’eventuale mutuo ottenuto (il rientro del credito è previsto entro il termine di 7 anni).L’accesso a questi piccoli prestiti è agevolato dal fatto che non vengono richieste garanzie reali (come l’ipoteca), ma solo personali (come la fidejussione), basandosi soprattutto sulla validità o meno del progetto presentato e sull’attività di tutoring e il monitoraggio costante sul rispetto del piano di rientro effettuato dagli enti coinvolti.

Tutte le iniziative si rivolgono a categorie specifiche

2. La contestazione che tale accordo, rivolgendosi ad una categoria specifica – quella degli immigrati musulmani a discapito degli italiani (!) – sarebbe discriminatorio, non ha alcun senso, dal momento che tutte le iniziative di agevolazioni e finanziamenti che concorrono alla stabilità e allo sviluppo economico dell’Italia si rivolgono sempre a categorie specifiche, talvolta perché ritenute svantaggiate rispetto alle altre, come nel caso ad esempio delle agevolazioni per l’imprenditoria femminile e le agevolazioni per le piccole e medie imprese; talvolta perché ritenute categorie chiave per la stabilità, la coesione sociale e lo sviluppo economico del Paese, come nel caso degli incentivi per l’occupazione giovanile, i bonus assunzioni e i crediti d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, le agevolazioni per le nuove iniziative di impresa in generale e, non da ultimo, il sostegno per le grandi imprese in crisi.L’accordo ENM-COREIS rientra tra queste iniziative, che non sono “a discapito degli italiani” ma a favore dell’economia italiana e si rivolge esclusivamente a favorire iniziative di auto imprenditorialità per immigrati regolari a volte residenti in Italia da più generazioni.Qui non si tratta di assistenzialismo, ma di favorire nuove iniziative micro-imprenditoriali che trasformino immigrati in condizioni di povertà in immigrati in grado di produrre ricchezza per sé stessi e per il Paese.

Gli immigrati non sono dei “concorrenti”

3. È giunto forse il momento di aprire gli occhi sul fatto che tale situazione è già in una certa misura la realtà: gli immigrati non sono dei “concorrenti” e non sono necessariamente un “peso sociale”, ma possono essere anche un’eccellenza e una risorsa per l’economia, non solo come manodopera ma anche come imprenditoria capace di attrarre investimenti stranieri, facendo da ponte per scambi internazionali e promuovendo il made in Italy e i marchi italiani nel mondo.L’apporto dato all’Italia dagli imprenditori arrivati da altri Paesi, secondo i dati della Fondazione Moressa del 2016, corrisponde circa all’8,6% del Pil, pari a 125 miliardi di euro. Secondo il dossier statistico immigrazione IDOS il saldo tra il gettito fiscale e contributivo versato dagli immigrati in Italia e la spesa pubblica destinata all’immigrazione risulta ampiamente positivo con un saldo tra + 1,8 e + 2,2 miliardi di euro. Le oltre 500.000 imprese gestite in Italia da migranti, dunque, non “portano via lavoro agli italiani”, ma contribuiscono a crearlo.