Ostia, chiuso lo stabilimento Village, icona del riuso dei beni sottratti alla mafia

Ferme le attività dello stabilimento balneare Village confiscato al clan Fasciani e affidato in gestione dal X Municipio
Ostia – E’ giallo sulla stagione balneare in ritardo e a rischio di saltare per lo stabilimento Village, icona della lotta alla mafia e icona del riuso di beni sequestrati ai clan. La Guardia di Finanza ha fatto irruzione nell’impianto e, su disposizione della magistratura, ha fatto delle verifiche in merito alla regolarità delle attività.
Non arrivano altri dettagli dalle autorità. Si sa solo che il provvedimento era nell’aria dopo le proteste di un dipendente che lamentaca di non essere stato pagato dalla società che, su disposizione del X Municipio e del Tribunale, ha in affidamento la struttura, confiscata ad un’azienda riconducibile alla famiglia Fasciani.
In realtà la gestione ha attraversato momenti difficili e procedure contrastate già a partire dal 2014, anno nel quale si decise di fare di quello stabilimento balneare un’icona della battaglia agli interessi economici delle famiglie criminali e di dare un segnale nel riuso a fini sociali dell’impianto.
Ad aprile 2016, alla vigilia dell’inaugurazione della stagione “della rinascita”, mentre il X Municipio era commissariato, esplose il caso legato all’affidamento diretto dell’impianto. La gestione dello stabilimento balneare Village, confiscato al clan Fasciani, invece di essere assegnata con un bando pubblico, come prevede la legge, è stata data ad una società privata con un atto notarile. La Hesperia Srl per gestire il Village ha versato alla Malibù Beach Srl, azienda confiscata dal Tribunale di Roma e ancora concessionaria dell’area dove è presente lo stabilimento in questione, 400 mila euro.

Il blitz della Guardia di Finanza di venerdì 11 maggio al Village
A raccontare in quei giorni quello che era accaduto è l’associazione “Luna Nuova”. Ecco, per punti ed in estrema sintesi, la cronistoria degli avvenimenti.
10 marzo 2014, “Protocollo d’intesa per la gestione dei beni sequestrati e confiscati” tra il Tribunale di Roma e Unindustria ed altri;
24 marzo 2014, proroga della concessione del Village;
30 gennaio 2015, confisca della Malibù Beach srl (cfr. nota 1), depositata il 27 aprile 2015;
25 maggio 2015, nomina del dr. Massimo Iannuzzi come Coadiutore dell’ANBSC;
27 maggio 2015, Unindustria e Libera, inviano a Iannuzzi la propria manifestazione d’interesse per la gestione dello stabilimento Village;
8 giugno 2015, trasmissione di bozza di contratto al Consorzio Nausicaa, Federlazio e Unindustria;
16 giugno 2015, il G.I.P., dr.ssa Simonetta D’Alessandro, ritiene le condizioni contrattuali della proposta di Unindustria e Libera le più convenienti per sanare il debito della Malibù Beach srl ma soprattutto ritiene che la presenza di Libera assicuri quanto previsto per legge (fini sociali: “destinazione per famiglie disagiate”);
17 giugno 2015, il PM, dr.ssa Ilaria Calò approva, condivide il parere favorevole del GIP;
15 luglio 2015, si costituisce l’Hesperia srl,
4 agosto 2015, Unindustria indica a Iannuzzi l’Hesperia srl come società designata “alla stipula del contratto di affitto azienda con la Malibù Beach srl”;
6 agosto 2015, la ANBSC delega Iannuzzi a rappresentarlo alla stipula del contratto d’affitto tra Malibù Beach srl e Hesperia srl;
6 agosto 2015, viene redatto il contratto d’affitto presso il Notaio Valerio Tirone;
24 agosto 2015, Iannuzzi invia alla U.O.A.L. del Municipio Roma X “istanza per voltura temporanea della concessione demaniale 13/2006 relativa allo stabilimento balneare Village intestata alla Malibù Beach srl” chiedendo espressamente che l’efficacia del contratto è sottoposta alla condizione sospensiva del rilascio della necessaria autorizzazione (art. 45bis del Codice della Navigazione);
14 settembre 2015, la U.O.A.L. del Municipio Roma X autorizza il contratto d’affitto richiesto (art. 45bis del Codice della Navigazione).
Cosa è successo di così grave da mettere a rischio in questi giorni l’avvio della stagione balneare? Dal X Municipio non arrivano notizie così come dagli investigatori. Si sa che l’anno scorso, alla fine della stagione balneare 2017, qualche dipendente si era lamentato per il mancato pagamento dello stipendio e proteste si erano registrate tra alcuni fornitori in attesa di vedersi saldate le fatture.
Comunque siano andate le cose, avvilisce lo stato in cui versa l’impianto balneare, con cumuli di costose poltroncine ammucchiati all’ingresso e gravi segni di incuria nella manutenzione. Il timore per tutti è che, in assenza di una gestione, lo stabilimento possa essere occupato da barboni e senza fissa dimora, com’è accaduto al confinante relitto dell’ex spiaggia libera attrezzata Faber Beach.