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Speleologia, a Terracina torna la passione per lo studio delle caverne naturali

15 maggio 2018 | 14:01
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Speleologia, a Terracina torna la passione per lo studio delle caverne naturali

La recente discesa nella grotta Sabina a Terracina è stata l’occasione per ricostruire la storia di un gruppo che si cimentò nell’esplorazione di inghiottitoi e grotte.

Terracina – La recente discesa nella grotta Sabina di una giovane speleologa ha riportato in città l’interesse su questo genere di attività nella natura svolta nel corso degli anni da alcune generazioni di giovani terracinesi.

E’ l’occasione – affermano, in una nota, i membri del Wwf del litorale pontino- per ricostruire la storia di un gruppo di giovani che si cimentarono nell’esplorazione di inghiottitoi e grotte con l’entusiasmo tipico della gioventù ma raggiungendo anche risultati significativi con pochi e improvvisati mezzi. A loro, infatti,  si attribuisce il merito della scoperta di nuovi ambienti della grotta Sabina all’epoca sconosciuti e di aver portato a Terracina un importante Congresso di speleologia.

Nel 1958 questi  giovani appassionati  si riunirono nel Gruppo Speleologico Anxur. Ecco i nomi dei nove fondatori del Gruppo: Franco e Sabatino Guadagnoli, Alberto Legge, Giorgio Silvestri, Alessandro e Giovanni Spezzaferro, Pietro Targa, Dario e Giacomo Tramonti.

Sessanta anni dopo Franco Guadagnoli ci parla del Gruppo e del V Congresso degli Speleologici dell’Italia Centrale tenutosi a Terracina nei giorni 23 e 24 marzo 1963 dove tenne una relazione insieme ad altri componenti del Gruppo.

L’attività speleologica ha avuto inizio in Terracina molto tempo prima della costituzione del nostro Gruppo. Risalgono infatti agli anni dell’immediato dopoguerra le prime esplorazione sugli Ausoni. In quel periodo tuttavia vi fu solo un utile tirocinio dei singoli per quanto concerne la tecnica esplorativa, scarsa o del tutto insufficiente essendo nel contempo la vera e propria attività di ricerca.

Questa si può dire ebbe inizio solo nel 1957 quando fu esplorata e rilevata la voragine “Zì Checca” che raggiunge i 110 metri di profondità. Poco dopo fu sottoscritto da parte di nove soci fondatori l’atto costitutivo del Gruppo Speleologico “Anxur” e venne stilato uno statuto provvisorio; da allora le ricerche furono condotte secondo criteri più razionali e l’esplorazione delle grotte non fu più concepita come pura e semplice attività sportiva.

L’interesse dei soci dell’”Anxur” si volse infatti alla biologia, alla paleoetnologia e alla meteorologia. Già nel Congresso fu presentata una relazione sul rinvenimento nel 1959 dei resti di una industria del Paleolitico superiore lungo la parete di Monte Sant’Angelo, nel corso degli scavi nei pressi della Villa Salvini.

Nello stesso anno il Gruppo si affiliò alla Società Speleologica Italiana e avviò una collaborazione con il Centro Inanellamento Pipistrelli di Genova.

Il 18 ottobre 1959 è una data importante perché è il giorno in cui ci inoltrammo nella grotta Sabina e ci spingemmo oltre i cunicoli già noti scoprendo altre stanze.

Questa cavità,  scoperta nel 1841, venne esplorata nel 1876 da Romolo Remiddi, ingegnere del comune di Terracina e inizialmente pareva avesse una profondità di 46 metri. Nel 1925 – conclude la nota- rilievi più precisi accertarono la profondità di 33 metri. Nell’escursione del 18 ottobre 1959 il nostro Gruppo scoprì un nuovo ramo molto più profondo, intorno ai 100 metri.

(Il Faro on line)