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Cronaca Locale
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Fregene, l’altra faccia dell’erosione, la questione dei canoni da pagare

4 giugno 2018 | 07:52
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L’abbattimento del 50 % è possibile, parola di Demanio; ma spetta al Comune. Il ricorso dell’avvocato Vincenzo Cellamare dello Studio Zunarelli

Fiumicino – Il problema dell’erosione, ormai sotto gli occhi di tutti i turisti che durante l’inverno hanno magari visto dagli articoli di stampa, e che oggi toccano con mano la situazione, è drammatico. Soprattutto in alcuni punti di Fregene.

Dietro alla querelle del ripascimento, del geotubo, dei pennelli a mare, dei blocchi di cemento, delle dighe di plastica e di ogni altra soluzione proposta che – sempre e comunque tardivamente, va detto – cerca di salvare il salvabile, resta nascosta al grande pubblico – ma fondamentale per la sopravvivenza delle realtà imprenditoriali – la questione dei canoni da pagare.

In parole povere, ogni balneare paga allo Stato un “affitto” per la spiaggia che utilizza; se per cause di forza maggiore la spiaggia si riduce, e bisogna sborsare soldi per interventi di consolidamento, si riducono le attività collegate (scuole di vela, surf, ecc.), ci sono meno lettini e meno ombrelloni, la legge prevede un ristoro per i mancati guadagni e le perdite subite. Lo si fa abbattendo i canoni demaniali, cioè facendo pagare di meno negli anni in cui il problema frena le aziende.

Il primo paradosso

E qui incontriamo il primo paradosso. Dato che sono ormai molti anni che l’erosione continua a mangiare Fregene, per il demanio non si può più parlare di emergenza ma di uno status quo, dunque chiede il pagamento a prezzo pieno, anche se sono letteralmente sparite dalla cartina geografica intere strisce di arenile, file di ombrelloni e terrazze sul mare.

La motivazione del Demanio è – come detto – sconcertante: dato che il fenomeno si ripropone ogni anno non può considerarsi eccezionale, Ma aggiunge: il Comune, se vuole, può decidere l’abbattimento del 50%.

Il secondo paradosso

E qui arriviamo al secondo paradosso. Le prime domande di abbattimento del canone risalgono al lontano 2010, le ultime, ovviamente sono dei nostri tempi. Il Comune qualche anno fa mise nero su bianco la propria volontà di abbattere i canoni del 50%. Ma disse anche che non poteva farlo visto il diniego da parte del Demanio.

Ora – in seguito ad un’attività giudiziale curata dall’avvocato Vincenzo Cellamare dello Studio Zunarelli – nelle ore di un ricorso al Tribunale amministrativo regionale viene fuori che il Demanio afferma che il suo parere è meramente consultivo, che non vincola il Comune ad alcunché, e che le decisioni sono demandate agli Enti locali, Regione o Comuni a seconda della fattispecie.

Dunque la situazione attuale è questa.

In termini di soldi sarebbe una bella cifra, e questo potrebbe spaventare chi ha le chiavi del patrimonio pubblico; ma dai balneari sembrerebbe poter essere considerata anche una via d’uscita mai detta fino ad oggi (e anche questa, in realtà, non è una notizia ma un’indiscrezione): quei soldi potrebbero non essere restituiti cash alle aziende balneari, e si potrebbe anche non chiedere lo scomputo degli anni a venire, decurtando il 50% rimasto di ulteriori percentuali a ristoro di quanto pagato ingiustamente.

La soluzione

Si potrebbe invece, mantenere inalterato l’assetto contributivo (ovviamente con l’abbattimento del 50%), e pensare di utilizzare i soldi da restituire impegnandoli in opere a difesa delle spiagge, recuperando così altre risorse per permettere alle attività balneari di prosperare, programmare e incidere positivamente anche nell’economia occupazionale del territorio.