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Conte incassa la fiducia al Senato, il Premier ‘Non siamo populisti, ascoltiamo la gente’

5 giugno 2018 | 21:00
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Conte incassa la fiducia al Senato, il Premier ‘Non siamo populisti, ascoltiamo la gente’

L’esecutivo M5s-Lega ottiene 10 voti in più della maggioranza assoluta, applausi per l’intervento di Liliana Segre

Roma – I numeri per avere la fiducia c’erano tutti. E così è stato. Non poteva andare meglio al nascente governo giallo-blu, che incassa il “Sì” di Palazzo Madama.

Ben 171 voti a favore, dieci in più rispetto alla maggioranza assoluta (due in più rispetto a quelli del governo Renzi e Gentiloni), 117 quelli contrari, 25 gli astenuti. I presenti erano 314, i votanti 313.

La proclamazione del risultato da parte della presidente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è stata accolta da un lungo applauso. I “Sì” di stasera erano proprio quelli che si aspettavano Salvini e Di Maio, risultanti dalla somma dei 109 senatori grillini e dei 58 della Lega, ai quali si sono aggiunti due espulsi dal M5s e due eletti all’estero del Maie.

#FiduciaGoverno. Il #Senato approva la mozione di #fiducia al #GovernoConte. Sintesi della seduta del #5giugno2018: https://t.co/FRHsFsFh2u#OpenSenatopic.twitter.com/eOB2GDpxQp

— Senato Repubblica (@SenatoStampa) 5 giugno 2018

I senatori accettano le linee di programma illustrate dal Premier Conte nel suo primo discorso alle Camere. Un discorso di 75 minuti che ha confermato punto per punto il contratto di governo siglato tra Lega e M5S.

Conte si è così preso la scena parlamentare elencando le priorità dell’esecutivo, partendo da una duplice premessa: il contratto è “una pagina scritta che vincola” e per il Paese ora “soffia un vento nuovo”.

Tanti gli argomenti toccati: dall’apertura alla Russia, al carcere per gli evasori fiscali, fino a migrazione, famiglie, disabili e sicurezza.

Nel discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio al Senato diverse parole si sono ripetute più volte: termini “istituzionali” (come “governo”, utilizzato 33 volte, e “Paese”, 25 volte), ma anche più “informali” (come “nostro” 30 volte, “cittadini” 27 volte).

Molto usata la parola “anche”, pronunciata ben 41 volte. Per ben 7 volte viene adoperata nell’espressione “ma anche”, a sottolineare la natura quanto più possibile inclusiva del programma di governo.

Non citata la questione dell’Iva e dell’incombere delle clausole di salvaguardia, nessun cenno alla delicata questione dell’Ilva di Taranto, mai menzionata neanche la parola “scuola”.

In un’ora e un quarto di discorso, Conte è stato interrotto da circa 60 applausi, ai quali solo in due casi si è associata l’opposizione.

Ogni punto programmatico è stato applaudito dai senatori di Lega e M5s, mentre il Pd ha applaudito solamente quando il Premier ha ribadito la collocazione atlantica dell’Italia e ha ricordato Soumaila Sacko, il bracciante assassinato nei giorni scorsi nella piana di Gioia Tauro.

Domani secondo round alla Camera dei Deputati. Anche a Montecitorio i numeri sono tutti a favore del “governo del cambiamento”. Poi, come twitta lo stesso Conte, “si inizia a lavorare per il Paese”.

Il #governodelcambiamento ha ottenuto la fiducia del Senato. Domani si prosegue alla Camera e poi si inizia davvero a lavorare per il Paese.

— GiuseppeConte (@GiuseppeConteIT) 5 giugno 2018

Ma gli applausi dell’assemblea di Palazzo Madama sono stati rivolti anche alla senatrice Liliana Segre, che ha dichiarato di astenersi sulla fiducia all’esecutivo Conte .

“La mia scelta è quella di optare per il voto di astensione sul governo. Valuterò volta per volta le scelte del governo senza alcun pregiudizio“, ha detto al suo primo intervento in Aula.

“Svolgerò la mia attività di senatrice rispondendo solo alla mia coscienza. Guidata solo dalla fedeltà ai principi della Costituzione“.

Sopravvissuta ad Auschwitz, ha ricordato la sua esperienza di vita e quella terribile dei campi di sterminio, una memoria che viene tenuta in vita non solo con le commemorazioni ma spingendo gli “italiani di oggi a respingere l’indifferenza verso ingiustizie e sofferenza che ci circondano”.

“In quei campi sterminio, oltre gli ebrei, altre minoranze vennero annientate. Come i Sinti. All’inizio li invidiavamo perché le loro famiglie era unite nelle stesse baracche. Poi una notte li portarono via tutti, nelle camere a gas. Il giorno dopo c’era solo silenzio in quelle baracche. Per questo mi rifiuto di pensare che oggi la nostra società democratica possa essere sporcata da leggi speciali nei confronti delle popolazioni nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le forze che mi restano”.

(Il Faro online)