Innovazione e storia

Casale del Giglio: tra innovazione e Storia

22 giugno 2018 | 10:58
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Casale del Giglio: tra innovazione e Storia
Casale del Giglio: tra innovazione e Storia
Casale del Giglio: tra innovazione e Storia
Casale del Giglio: tra innovazione e Storia

Alla scoperta della cantina pluripremiata di Le Ferriere e la millenaria storia del suo territorio

In uno strategico triangolo territoriale tra Latina, Nettuno e Aprilia, nasce nel 1967 , la Cantina Il Casale del Giglio, eccellenza italiana vitivinicola ed enologica e una delle più rinomate cantine laziali. Siamo stati ospiti della struttura, reduce dell’esperienza di Vinitaly, in occasione dell’evento “Cantine Aperte”. Siamo partiti dalla visita delle vigne e la cantina per poi arrivare in sala degustazione vino.

L’azienda prende il nome dalla limitrofa strada che le fa da perimetro, via del Giglio, e fu la Famiglia Santarelli, proprietaria terriera e, storica dinastia di commercianti di vino già dal 1914, a costituire l’attuale Casale del Giglio nei pressi della storica città di Satricum, in provincia di Latina. Infatti parallelamente all’attività vitivinicola si segue un progetto archeologico detto appunto di “Satricum”, in collaborazione con la Sopraintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale. Gli scavi hanno portato alla scoperta del Tempio della “Mater Matuta”, oggi simbolo dell’azienda e vino di punta.

Dal 1987, la cantina si avvale di un talentuoso enologo, oggi direttore della stessa, il trentino Paolo Tiefenthaler, che fresco di diploma, con idee innovative, ha iniziato la sua ricerca e sperimentazione ed è riuscito negli ultimi anni a far raggiungere all’azienda notevoli traguardi nel campo. Avvalendosi anche di ricercatori universitari e professionisti vari si è dato vita ad un avventura rischiosa si, ma molto entusiasmante.

Cinzia Franchini, l’esperta guida aziendale, ci ha accompagnato lungo tutta la fase di produzione dei vini , partendo dal terreno adibito : 180 ettari di vigna che cresce su di un terreno argilloso, sabbioso e vulcanico che si distribuisce a ferro di cavallo attorno al casale della cantina; distesa enorme di filari a perdita d’occhio, uno scenario spettacolare a mirarlo dalla terrazza del casale.

Un terreno bonificato, vergine alla viticoltura, molto simile a quello francese della regione del Bordeaux, esposto all’influenza della costa, dove perciò crescono vitigni prettamente internazionali, non autoctoni. Ben 57 varietà sono state messe a dimora, di cui 4 in purezza : Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Petit Manseng.

Dopo numerose prove e sperimentazioni Tiefenthaler ha capito che tale terreno non si adattava per nulla ad un vitigno italiano, perciò per poter produrre anche un prodotto autoctono, negli ultimi anni, sono stati acquistati altri piccoli terreni al di fuori del territorio, e andando verso il mare, ecco la coltivazione del Bellone (volgarmente detto anche Cacchione), nella zona di Anzio, che si adagia bene accarezzato dalla dolce brezza marina. E poi, altro vitigno autoctono, sull’isola di Ponza si è dato il via alla produzione del Biancolella, varità originale campana, ma oramai importata sull’isola sin dai tempi del Regno di Napoli.

Con una vendemmia anticipata a subito dopo ferragosto si raccolgono quei 60-90 q.li per ettaro, fino ad arrivare alla bellezza di una produzione di circa 1 milione e mezzo di bottiglie all’anno.
Sergio Gobbi, una delle 40 maestranze dell’azienda, sommelier della cantina, ci ha raccontato come alcuni nomi di vini provengano dalla storia del territorio sul quale è nata l’azienda.

L’ Antinoo, per esempio, uno dei vini bianchi di punta della cantina, il cui nome è dedicato proprio al bassorilevo di un bellissimo giovane greco, amante dell’imperatore Adriano, raffigurato con tralci di vite in mano, ritrovato a breve distanza dal terreno. Per due terzi Viognier e un terzo Chardonnay, è un vino elegante con dei caldi riflessi dorati, gusto sapido e persistente, dai sentori floreali. Da provare assolutamente.

Il Bellone-Antium , vitigno che ha origine già in epoca romana, citato da Plinio e che probabilmente veniva servito in abbondanza sulle tavole di Cicerone, che di Antium era originario; vino bianco con riflessi solari, molto sapido, e con una importante acidità, inizialmente un gusto di frutta esotica, poi sentori speziati e floreali. Molto persistente.
Fra i rossi, il famoso Mater Matuta, quasi del tutto Syrah, con piccola percentuale di Petit Verdot; nome derivante dalla dea dell’aurora, protettrice della vita e della fertilità. A lei è dedicato proprio il famoso tempio dell’antica città di Satricum, dove venne ritrovato un calice di vino in ceramica risalente al V secolo a.C.. Un vino di un colore rosso rubino, molto denso; inizialmente sentori di caffè e amarena, ma poi le spezie come noce moscata e cannella. Avvolgente ,astringente e persistente. Veramente un ottimo vino.

L’Aphrodisium, un vino dolce di una vendemmia tardiva per avere uve appassite di Petit Manseng, Viognier, Greco e Fiano. Il suo nome deriva da un antichissimo villaggio dell’Agro Pontino, dove sorgeva un tempio dedicato ad Afrodite Marina, protettrice dei naviganti. Un vino dorato, dolce dai toni floreali e agrumati. Ottimo per accompagnare delle crostate di marmellata.

In tutto abbiamo assaggiato ben 9 vini fra tutta la gamma in produzione della cantina, che fra bianchi, rossi, rosati, dolci e grappe conta 21 prodotti sul mercato. Presenti nelle migliori enoteche italiane, esportato anche all’estero, con vendita al dettaglio anche in cantina. Ottimo rapporto qualità-prezzo.

Sicuramente abbiamo trascorso una bella giornata di una tarda primavera in uno dei luoghi più suggestivi del Lazio, con persone accoglienti e professionali a parlare di eccellenti vini, di sentori, sapori … e tanta ricchezza storica. www.casaledelgiglio.it

(Il Faro on line)