Salute e Benessere

Fobie, attacchi di panico, paure inconsce incontrollabili, è possibile liberarcene?

24 giugno 2018 | 21:38
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Fobie, attacchi di panico, paure inconsce incontrollabili, è possibile liberarcene?

La paura è il nostro ‘sistema di allarme’ di cui abbiamo bisogno, in quanto ci avverte di un pericolo e per il quale, ci prepariamo al combattimento o alla fuga

Salute e Benessere – Le fobie, i forti attacchi di ansia e gli attacchi di panico “DAP”, vengono definiti  come l’alterazione di una condizione naturale ed indispensabile all’essere umano per la sua sopravvivenza: la “paura”.
flightfight1La paura, potremmo indicarla come un “sistema di allarme” di cui abbiamo bisogno, in quanto ci avverte di un pericolo, per cui, ci prepariamo a combatterlo o a fuggire da esso.
Il problema sorge, quando la paura diventa eccessiva, incontrollabile e irrazionale.
Nel caso degli attacchi di panico, spesso questi sopraggiungono come una tempesta a ciel sereno. Sono stati in cui, la persona colpita, non riesce a trovare una motivazione razionale a ciò che può averli innescati e, anche se dovesse trovarla, ciò non significherebbe che sia in grado di controllarli razionalmente, né emotivamente.
Diventa quindi indispensabile scoprire come si innesca il “processo di difesa” rappresentato da stati alterati di paura inconscia e trattarli utilizzando gli stessi processi psicoemotivi, che li hanno generati.
Può accadere che gli “stati alterati di paura“, trovino oggettivamente la loro causa in uno specifico evento vissuto, ad esempio, nel caso di una fobia nei confronti di un cane, il malcapitato, potrebbe aver subito un attacco da questo animale, per cui ne è rimasto talmente terrorizzato che ogni qualvolta immagina o si trova in prossimità di un cane, gli scatta il meccanismo di difesa fobico. In questo caso la paura è oggettiva.
Fobie Attacchi di panico CopertinaPuò anche accadere, però, che una persona nel corso della sua vita si riconosca fobica nei confronti, ad esempio, delle formiche, senza che abbia mai subito realmente e direttamente traumi con questi insetti. In questo caso, la fobia ha una sua valenza soggettiva e simbolica. In sintesi, la persona attribuisce inconsciamente uno specifico significato e valore a questi insetti, ogni volta che ne viene a contatto visivo o fisico ed in alcuni casi, anche solo pensandoci, che trovano riscontro in eventi diversi che nulla hanno a che vedere razionalmente con ciò che fa scattare la paura, il processo fobico: le formiche. Sono neuroassociazioni simboliche legate a determinati stati emotivi vissuti direttamente o indirettamente dalla persona nella sfera relazionale-affettiva. Queste esperienze emotive, inconsciamente, vengono codificate come esperienze negative/oppositive/conflittuali e che sono stati dalla stessa memorizzati nella sua personale “Linea del Tempo” (o “Time Line”, di cui parleremo in un altro articolo). Per semplificare il concetto, ogni qualvolta il sistema inconscio capta segnali (stimoli) comunicativi codificati come negativi/oppositivi/conflittuali, generati dalla persona stessa attraverso forme di pensiero, o stimolati dall’esterno nel rapporto che la stessa vive a contatto con la realtà (cose, contesti, persone, ambienti, ecc.), ecco che scatta il programma di autodifesa legato alla paura: tutto il sistema picofisico si mette in allerta per determinare un processo di Attacco o Fuga (o Immobilismo). 
In sintesi, la persona che vive questi stati di paure incontrollate, siano esse oggettive che soggettive, può essere in grado di trasformarle e neutralizzarle, attraverso tecniche che si basano sull’attivazione di un processo dialogico centrato sull’esperienza che vive al momento in cui scatta la paura, utilizzando gli stessi codici del linguaggio psicoemotivo che ne hanno permesso la loro manifestazione.
mente-iceberg
Ma, non sempre è così facile trasformare e neutralizzare paure molto forti (oggettive o soggettive), questo perché il sistema inconscio, come anche teorizzato da molti studiosi della psiche umana, predomina sul conscio. E’ la metafora dell’Iceberg, dove la parte conscia dell’individuo è rappresentata con la punta del blocco di ghiaccio che emerge dall’acqua, mentre l’inconscio è rappresentato dalla parte che è sommersa e che rappresenta 90% dell’intero iceberg. Quindi, possiamo dire che, laddove la persona non riesce a creare un dialogo con i codici di linguaggio che l’inconscio utilizza, per la stessa tentare di trovare soluzioni razionali per trasformare o neutralizzare la sua paura (fobie, attacchi di panico, ecc.), sarà faticoso ed inefficace.
(Il Faro on line)