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Papa Francesco: “Né intrusi o abusivi, tutti sono ammessi alla fede”

In piazza San Pietro l'appello del Pontefice per la pace in Nicaragua e Siria e la preghiera per l'incontro con i capi delle comunità cristiane di Gerusalemme che si svolgerà sabato prossimo a Bari

Città del Vaticano - "Sulla strada del Signore sono ammessi tutti: nessuno deve sentirsi un intruso, un abusivo o un non avente diritto. Per avere accesso al suo cuore c’è un solo requisito: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui".

Papa Francesco analizza così il brano evangelico di questa XIII Domenica del Tempo Ordinario, un testo che il Pontefice definisce "una sorta di marcia trionfale verso la vita".

E ammonisce: "Un’altra è la morte di cui avere paura: quella del cuore indurito dal male!". Infine, l'appello per la pace in Nicaragua e Siria, "già duramente provate da anni di conflitto", e la preghiera per l'incontro con i capi delle comunità cristiane di Gerusalemme in programma a Bari sabato prossimo.

"Abbi fede!"

Affacciandosi dal Palazzo Apostolico su una piazza San Pietro gremita da centinaia di pellegrini, incuranti del caldo e del sole estivo, il Papa racconta i due "miracoli" operati da Gesù contenuti nella pagina odierna del Vangelo (cfr. Mc 5,21-43).

L’Evangelista narra l'episodio della risurrezione della figlia di Giairo, uno dei capi della sinagoga, e la guarigione di una donna che soffriva di emorragie che "viene sanata appena tocca il mantello di Gesù".

"Qui colpisce il fatto che la fede di questa donna attira, a me piace dire 'ruba' la potenza salvifica divina che c’è in Cristo", dice il Pontefice a braccio.

Cristo, prosegue Bergoglio, "sentendo che una forza 'era uscita da lui', cerca di capire chi sia stato. E quando la donna con tanta vergogna si fa avanti e confessa tutto, Lui le dice: 'Figlia, la tua fede ti ha salvata'".

Per il Santo Padre, sono "due racconti ad incastro, con un unico centro: la fede". Marco presenta "Gesù come sorgente di vita, come Colui che ridona la vita a chi si fida pienamente di Lui".

Bisognosi di guarigione

"I due protagonisti, cioè il padre della fanciulla e la donna malata, non sono discepoli di Gesù eppure vengono esauditi per la loro fede", fa notare il Pontefice.

E spiega: "Da questo comprendiamo che sulla strada del Signore sono ammessi tutti: nessuno deve sentirsi un intruso, un abusivo o un non avente diritto. Per avere accesso al suo cuore c’è un solo requisito: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui".

Quindi, a braccio, domanda: "Ognuno di voi si sente bisognoso di guarigione da qualche peccato? O di qualche problema? E se senti questo, hai fede in Gesù?"

"Bisogno di guarigione e affidarsi a Lui - rimarca il Papa - ecco i requisiti per entrare nel cuore di Dio".

"Gesù va a scoprire queste persone tra la folla e le toglie dall’anonimato, le libera dalla paura di vivere e di osare - aggiunge il Pontefice - . Lo fa con uno sguardo e con una parola che li rimette in cammino dopo tante sofferenze e umiliazioni".

"Anche noi siamo chiamati a imparare e a imitare queste parole che liberano e questi sguardi che restituiscono, a chi ne è privo, la voglia di vivere", prosegue Francesco.

Il cuore "mummificato"

Il Papa pone poi l'accento sui due temi che si intrecciano in questa pagina del Vangelo, ovvero la vita e la fede: "Gesù è il Signore, e davanti a Lui la morte fisica è come un sonno: non c’è motivo di disperarsi".

E ammonisce: "Un’altra è la morte di cui avere paura: quella del cuore indurito dal male!". Poi, a braccio, aggiunge: "Di quella si che dobbiamo avere paura, del cuore indurito, 'mummificato'".

"Ma anche il peccato, per Gesù, non è mai l’ultima parola, perché Lui ci ha portato l’infinita misericordia del Padre. E anche se siamo caduti in basso, la sua voce tenera e forte ci raggiunge: 'Io ti dico: alzati!'". E conclude: "E' bello sentire questa parola di Gesù rivolta a ognuno di noi".

Appello per la pace in Nicaragua e Siria

Terminata la preghiera dell'Angelus, il Papa lancia un altro appello per il Nicaragua: "Desidero unirmi agli sforzi che stanno compiendo i Vescovi del Paese e tante persone di buona volontà, nel loro ruolo di mediazione e di testimonianza per il processo di dialogo nazionale in corso sulla strada della democrazia".

Quindi il pensiero del Pontefice va al Medio Oriente: "Rimane grave la situazione in Siria, in particolare nella provincia di Daraa, dove le azioni militari di questi ultimi giorni hanno colpito anche scuole e ospedali, e hanno provocato migliaia di nuovi profughi".

E aggiunge: "Rinnovo, insieme con la preghiera, il mio appello perché alla popolazione, già duramente provata da anni, siano risparmiate ulteriori sofferenze".

Dialoghi e speranze

"In mezzo a tanti conflitti, è doveroso segnalare una iniziativa che si può definire storica - e si può dire anche che è una buona notizia: in questi giorni, dopo vent’anni, i governi di Etiopia ed Eritrea sono tornati a parlare insieme di pace". L'auspicio del Papa è che questo incontro possa "accendere una luce di speranza per questi due Paesi del Corno d’Africa e per l’intero continente africano".

La preghiera per l'incontro ecumenico

Ricorda poi l'incontro con i capi delle comunità cristiane del Medio Oriente, in programma per sabato prossimo a Bari: "Vivremo una giornata di preghiera e riflessione sulla sempre drammatica situazione di quella regione, dove tanti nostri fratelli e sorelle nella fede continuano a soffrire, e imploreremo a una voce sola: 'Su di te sia pace!' (Sal 122,8)".

E conclude: "Chiedo a tutti di accompagnare con la preghiera questo pellegrinaggio di pace e di unità".

Infine, l'immancabile e tradizionale saluto: "A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!".

(Il Faro online)