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E’ morto il daino investito a Fregene, era fuggito dall’Oasi di Macchiagrande

La rabbia degli animalisti: "Ritardi e inadempienze tutte da approfondire".

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Fiumicino – Non ce l’ha fatta il daino investito tre settimane fa su via della Veneziana a Fregene, a dare la triste notizia in una nota stampa i  volontari di Non solo Pets l’Associazione Zoofila nata da pochi giorni come naturale continuazione dell’intensa attività di volontariato svolta dal gruppo Pets Angels di Fiumicino, Ostia e Dintorni. Un gruppo che ha raccolto in pochi mesi quasi 600 membri a testimonianza dell’interesse sempre più vivo nei confronti di animali e ambiente anche in questo territorio.

“Vittima dell’uomo che doveva tutelarlo, proteggerlo, salvarlo. E non in un qualsiasi angolo di mondo, bensì in una Riserva creata a questo scopo” – affermano gli animalisti che avevano prodigato i loro sforzi per salvare l’animale con le gambe fratturate.

“Vieni ad ammirare la magia delle Oasi: i colori, i profumi, i suoni della natura più incontaminata – si legge nella pagina di presentazione del Wwf – Ogni Oasi è una vera e propria area protetta – continua l’altisonante descrizione – con un direttore e uno o più  guardiaparco che ci lavorano ogni giorno per curare ogni malattia che può colpire un albero, prestare cure di pronto soccorso ad animali feriti dal bracconaggio“. Ma allora – si chiedono oggi volontari e associazioni animaliste di Italia e del mondo – come mai l’ennesimo daino ci ha rimesso la vita?

La triste fine di Jumper (nome di fantasia) fa affiorare molti dubbi e perplessità. Il giovane daino fuggito dalla Riserva Naturale di Macchiagrande, veniva investito da un veicolo di passaggio. E riportava la frattura di entrambe le zampe posteriori. Così iniziava il suo calvario tra la strada e la lecceta – dove aveva trovato riparo in un cespuglio – conclusosi ieri con la sua morte.

Dovevano salvarlo, e invece lo hanno ucciso. Come è possibile – ci si domanda – che l’Oasi non disponga di un sistema di monitoraggio che permetta agli operatori di controllare ciò che avviene al suo interno? L’animale è rimasto troppo a lungo solo, abbandonato a se stesso, privo delle cure necessarie per tutelare le sue condizioni di salute e salvargli la vita” – dichiarano senza mezzi termini un paio di rappresentanti dell’Associazione.

“Non disponiamo né di un veterinario, né di un Centro di recupero – lamenta il signor Andrea Rinelli – Responsabile Operativo dell’Oasi, una distesa di ben 280 ettari di terreno che copre le aree di Macchiagrande, bosco Foce dell’Arrone  e Vasche di Maccarese. E questo è un problema che va sollevato” – aggiunge.

Accade così che gli animali che scappano dalla Riserva e si fanno male o vengono investiti, non vengono curati. Con conseguenze spesso tragiche. Talvolta vengono abbattuti per mancanza di mezzi. Il mezzo più sbrigativo per liberarsi del “problema”. Oggi è toccato a Jumper. Ma quanti animali ospitati nell’Oasi sono morti per e moriranno ancora per mancanza di cure?

Inammissibile. Come le inadempienze e i ritardi burocratici – i vergognosi “rimpalli” , i conflitti di competenze che situazioni di emergenza come questa fanno scattare ogni volta in questo territorio. Ormai diventati quasi un’usanza. Un costume locale. Una maledetta trafila. Che uccide.

I daini non sono un pericolo per l’ecosistema, non incubano virus letali per l’uomo, ma sono rischiosi per la circolazione stradale. Con queste motivazioni il Consiglio di Stato aveva respinto nel marzo del 2015 il ricorso delle associazioni animaliste, condannando a morte i 67 daini che vivono in libertà nella Pineta di Classe, a Ravenna. E ne nacque un caso. La motivazione: sono pericolosi per l’uomo. I recenti fatti di Macchiagrande però  sembrerebbero, ancora una volta, dimostrare l’esatto contrario”.

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