L'intervista tra arte e storia |
Cronaca Locale
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A Fondi la mostra di “Canudos”, la storia di un Brasile diverso dai soliti cliché raccontato da Silvio Jessé e Pretta Fiore

10 luglio 2018 | 19:11
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A Fondi la mostra di “Canudos”, la storia di un Brasile diverso dai soliti cliché raccontato da Silvio Jessé e Pretta Fiore

Silvio Jessé e Pretta Fiore raccontano i “retroscena” storici e artistici che si nascondono dietro alla mostra “Canudos” svoltasi al Castello di Fondi.

Fondi – È il 7 luglio, ed è giorno di finissage al Castello Caetani di Fondi, a concludersi è “Canudos – la rivolta degli oppressi” la mostra pittorica di Pretta Fiore e Silvio Jessé, realizzata insieme all’associazione “Il Quadrato”, con il patrocinio del Comune.

Chiunque, appena arriva, nota i colori forti, immagini nude e crude di un orrore, che raccontano un dolore celato ma mai dimenticato. Perché, dietro i dipinti, dietro il talento di questi artisti bahiani – sia la Fiore che Jessé sono originari di Vitoria da Conquista -, dietro la bellezza crudele e perfetta del tratto artistico si nasconde una pagina buia della storia del Brasile. Quella di una bugia raccontata da un governo corrotto, che parlava di “guerra” quando l’unica parola per descrivere quello che stava succedendo, in quella lingua di terra arida e sconosciuta ai più, era una e una sola: sterminio.

Ma anche una storia di lotta e resistenza, di anime innocenti che, guidate dalla mistica figura di Antonio Conselheiro  – un religioso brasiliano che predicava valori come l’uguaglianza e la fratellanza-, finiscono per “inimicarsi” il governo federale. E che, proprio per questo, nel 1896, per tre volte, si trovano, con la sola forza della fede, a dover  respingere l’attacco di un numeroso esercito equipaggiato con armi proveniente dall’Europa  e, quindi, per questo, ancora più avanzate. Incredibile ma vero: riescono nell’impresa e soltanto al quarto tentativo, nel 1897, dopo la morte di Conselheiro, avvenuta probabilmente proprio durante l’assedio finale, vengono sconfitti e la loro comunità rasa al suolo.

Un Brasile diverso dai soliti cliché quello portato “in scena” da Jessé e dalla Fiore, quindi. Tant’è vero, che come spiegano gli artisti stessi, a dominare le tele sono due elementi tipici di Canudos: il cactus, uno dei pochi esempi di “verde” in una terra dove può anche non piovere per anni, e la capretta, unico animale in grado di sopravvivere in un territorio così ostile.

Ma come nasce l’esigenza di strappare dall’oblio e dal dimenticatoio questa crudele pagina di storia? Jessé racconta che, era da tempo che aveva questo desiderio, ma che, quando aveva provato a tradurlo in immagini, sentiva che al suo tratto mancava ancora qualcosa. Poi, grazie a un viaggio fatto proprio nel “sertão” di Canudos, una volta visto con i propri occhi cosa era rimasto di quell’atto brutale di predominio, quel desiderio finalmente si era trasformato in arte.

Bisognava raccontare che, nonostante i tentativi di insabbiare la vicenda, alla fine, la natura aveva vinto. Dopo che l’esercito aveva sconfitto questa piccola comunità, infatti, per nascondere ciò che aveva fatto agli occhi del resto del Paese, il governo brasiliano aveva fatto costruire una diga artificiale.

L’acqua, da sempre simbolo di purezza, trasformata in uno strumento per nascondere le proprie colpe, però dopo quasi 120 anni svela la verità. A causa della siccità, il letto della diga si è abbassato al punto da riportare alla luce le macerie di questa tragedia umanitaria.

Una coincidenza quasi magica, che ha incantato Jessé che, come un cantastorie, ha riportato su carta, la “favola” di questa rivolta – cara a tutti i Nordestinos -, che, in breve tempo si è tradotta in 80 lavori diversi – olio su tela, acrilico su tela e terra su tela-nati dall’entusiasmo e da un processo artistico continuo che l’ha tenuto sveglio giorno e notte.

La storia di Antonio Conselheiro e della comunità di Canudos viene, così, proposta al pubblico per la prima volta nella “Festa letteraria di Mucugê – Bahia” nell’agosto del 2017, dove viene ammirata da centinaia di persone di tutte le età. Da lì in avanti la mostra approda anche in Europa: prima Parigi e poi Fondi.

Ma sempre con il medesimo risultato: far rabbrividire chi guarda, risvegliare le coscienze, vivere una catarsi che ci da forza, che ci ricorda il bisogno di trovare il coraggio di ribellarsi ai soprusi e combattere per la libertà.

(Il Faro on line)