Bordoni: “Molte famiglie rischiano il lastrico. Ripresenterò mozione per immobili costruiti in regime della L. 167/1962”

11 luglio 2018 | 11:38
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Bordoni: “Molte famiglie rischiano il lastrico. Ripresenterò mozione per immobili costruiti in regime della L. 167/1962”

Il consigliere di opposizione: ‘La procedura dell’affrancazione, introdotta da Tronca nel 2016 e resa poi esecutiva dall’ex assessore Berdini, ha creato ulteriori disparità’

Roma Città Metropolitana – “Il Comune – dichiara Davide Bordoni, Consigliere Capitolino e Capogruppo Consiliare di Forza Italia – a breve si troverà di fronte a parecchi ricorsi milionari per quanto riguarda i Piani di Zona. Dagli anni 80 in poi il mercato immobiliare capitolino si è sviluppato quasi esclusivamente su terreni di proprietà comunale dati in concessione alle cooperative edilizie in regime di 167. Nel corso degli anni – Bordoniprosegue Bordoni – molti proprietari hanno proceduto, in una logica di libero mercato, alla vendita del proprio immobile. Nonostante abbiano ottenuto sia dal Comune che dai notai l’autorizzazione a rogitare, e dalle banche la concessione di mutui, adesso in virtù della sentenza del 2015 della Cassazione è stato affermato il principio per il quale gli immobili gravati da 167 non possano essere venduti a prezzo di libero mercato“. 

Ricordiamo che la Legge 167/1962 (clicca su questo LINK per approfondimenti) intendeva facilitare l’acquisizione di aree da destinare all’edilizia economica popolare. Divenuta efficace con la legge 865 del 1971, regolamentò il rinvenimento di terreni espropriati, dove  costruire edifici di edilizia popolare. Da qui partirono i cosiddetti progetti edilizi PEEP, Piani per l’EdiliziaEconomica Popolare.

Tale legge, al fine di impedire speculazioni, con l’art. 35 prevede la stipula di convenzioni tra Comune e Cooperative o costruttori, per cui gli edifici costruiti in regime 167, possono essere venduti solo dopo il quinto anno dalla cessione al primo assegnatario e ad un prezzo massimo indicato nella convenzione. Altri requisiti sono determinati dallo stato patrimoniale e di residenza dimostrabili dall’acquirente. Infatti, nelle convenzioni sono riportati i criteri su cui  calcolare il prezzo massimo di cessione e di affitto e, sempre per effetto della stessa legge, questi immobili non possono essere affittati a canone libero.

Successivamente, nel 2016 con l’obiettivo di “sanare” la situazione il commissario Tronca, con un mandato ha incaricato i tecnici comunali di predisporre una procedura di affrancazione che si concretizzi nella richiesta del  pagamento di una cifra calcolata dal comune di Roma, in base a dei criteri che devono soddisfare alcune leggi.

Sembrerebbe, però che tale pagamento predisposto dal comune, “difetti nel metodo di calcolo. Ciò, avrebbe fatto innalzare l’importo dell’affrancazione a cifre impensabili (clicca qui per approfondimenti sulla Deliberazione n. 40 del 6 maggio 2016).

Questo “provvedimento”, ha creato un vero dramma a tutti gli attuali proprietari che negli ultimi 20 anni, hanno provveduto a pagare il loro immobile come se fosse già affrancato e come se fosse di piena proprietà e non in diritto di superficie.

Da quanto sopra descritto, appare come se il comune voglia oggi rimediare ai propri sbagli, chiedendo un pagamento esoso alle persone danneggiate dal suo stesso errore.

“La procedura dell’affrancazione, introdotta da Tronca nel 2016 conclude Bordoni – e resa poi esecutiva dall’ex assessore Berdini, ha creato ulteriori disparità. Ecco perché presenterò nuovamente una mozione alla Sindaca e all’Assessore competente al fine di farsi promotori di un’azione di sensibilizzazione del legislatore per trovare una soluzione al dramma di moltissime famiglie che si trovano nella condizione di dover restituire, in modo del tutto inconsapevole e incolpevole, somme a cui non possono oggettivamente far fronte“.

(Il Faro on line)