Salute e benessere

I messaggi dell’inconscio: ‘comportamenti compensatori e vantaggi secondari’

16 luglio 2018 | 21:07
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I messaggi dell’inconscio: ‘comportamenti compensatori e vantaggi secondari’

L’essere umano ha necessità di appagare i propri bisogni psicoemotivi in via ordinaria o straordinaria. Da qui possono nascere i comportamenti compensatori che celano un vantaggio secondario

Salute e Benessere – Abbiamo mai provato ad immaginare che i nostri comportamenti, in relazione alle scelte che quotidianamente facciamo, in particolare quelli che consideriamo per noi negativi, possono nascondere in realtà un “vantaggio secondario” che compensi la mancanza di un appagamento ordinario dei nostri bisogni psicoemotivi?

Proviamo a spiegarci meglio.

Sarà capitato, sicuramente, a qualcuno di noi almeno una volta nella vita, di trovarci in una situazione nella quale abbiamo percepito la sensazione di non avere nessuna possibilità di scelta, avvolti da un comportamento coatto,  obbligato,  che preferiremmo sostituire con qualcos’altro;  oppure trovarci nella condizione di voler fare qualcosa che non riusciamo a fare, qualcosa che vorremmo fare ma, sentiamo dentro di noi che c’è qualcuno o qualcosa che ci  impediscono di fare.

In una delle probabili condizioni su indicate, è fuori dubbio che dentro di noi vige un conflitto tra i nostri desideri consci e la struttura di quelli inconsci.

Mentre avvertiamo, consciamente, le sensazioni psicofisiche ed emotive spiacevoli di un nostro comportamento indesiderato,  ritenuto da noi insoddisfacente per la nostra persona, quali organismi totali adulti, contestualmente, cerchiamo di motivare razionalmente, quello che facciamo,  tralasciando un aspetto molto importante,  quello relativo alla nostra parte inconscia.

L’inconscio è molto più potente della coscienza e, dei nostri veri bisogni ne sa molto di più della coscienza stessa.

Eppure, anche laddove questo concetto è ormai acquisito come vero dalle neuroscienze, nel momento in cui l’inconscio cerca di comunicare con la nostra parte cosciente attraverso un suo “linguaggio”  ben definito, non siamo quasi mai preparati e pronti a riconoscerlo…decodificarlo.

I MESSAGGI DELL’INCONSCIO

In che  modo l’inconscio comunica?

E se accettassimo l’idea che l’inconscio comunica anche spingendoci ad assumere proprio quelriprogrammare-linconsciocomportamento che vorremmo evitare? Oppure, a non assumere quel comportamento specifico che desidereremmo mettere in atto e che tutto questo lo fa con il fine di proteggerci da qualcosa che ritiene svantaggiosa per noi?

Strano, vero? Probabilmente, molte persone se dovessero commentare quanto abbiamo appena affermato, direbbero che ciò è illogico, irrazionale.

E avrebbero anche ragione!

Questo, perché da un punto di vista razionale, è sicuramente impensabile ma, siccome stiamo parlando della nostra parte psico-emotiva, di ciò che risiede nell’inconscio, in quella parte profonda di noi, dove le regole della razionalità non trovano spazio,  il tutto assume un linguaggio diverso da quello logico.

Potremmo aggiungere che, il modo di fare dell’inconscio, ad esempio quello di  spingerci ad assumere uno specifico comportamento negativo, è per attirare la nostra attenzione su alcuni aspetti importanti del nostro vissuto, ai quali noi, generalmente, non facciamo riferimento consciamente.

E se il modo di funzionare dell’inconscio è anche quello di spingerci, obbligatoriamente, in maniera “coatta”, a creare comportamenti indesiderati, quale potrebbe essere lo scopo finale che lo stesso “inconscio si prefigge”?

Ecco che, allora, dovremmo provare a considerare il comportamento indesiderato e quindi ritenuto fastidiosocome un messaggio secondario che si manifesta, celandosi dietro spinte psicoemotive negative, per venire in nostro aiuto. D’altra parte, lo stesso Georges Gurvitch (2004 – Sociologo  francese), parlando di simbolismo inconscio affermava che quest’ultimo “rivela celando e cela rivelando”. 

Partendo da questo assunto, come abbiamo già descritto nei precedenti nostri articoli (clicca su questi LINK per rileggerli Link1 – Link2 – Link3), potremmo concludere che c’è una parte di noi, l’inconscio, con la quale dovremmo instaurare un “dialogo” specifico e in un rapporto di rispetto e collaborazione con essa.

Grazie al nostro fantastico “biocomputer” (cervello), di cui siamo dotati e dalle caratteristiche infinite di produrre, generare, continuamente, pensieri consci ed inconsci, siamo in grado di costruire anche molte parti all’interno del nostro sistema psicoemotivo, che però, possono incorrere  in conflitti tra loro.

Questi conflitti interiori, potrebbero essere celati proprio dalla nostra parte inconscia, la quale evita di farli affiorare alla nostra coscienza perché ritiene che ciò non sia per noi produttivo, almeno fino a quando non avremo messo d’accordo proprio le parti inconsce che si trovano in conflitto tra di loro.

Rimane però il fatto che, proprio ciò che risiede nella nostra parte più profonda, abbia il sopravvento sulla parte conscia governando, di conseguenza, i nostri comportamenti.

Ora, è possibile che qualcuno stia pensando:cosa vuol dire che ci sono parti dentro di noi  che non affiorano alla coscienza e che ci governano e con le quali dobbiamo instaurare un dialogo ed una collaborazione per non esserne sopraffatti?

E’ legittimo pensare che quanto affermato prima, possa generare una domanda simile o quanto meno far emergere delle perplessità in merito, in particolare per chi è molto logico e razionale e non ha “dimestichezza” o fatto “esperienze dirette”, centrate sulla “comunicazione emotiva” ma, studi psicologici ci dicono che in noi possono coesistere diverse parti di cui non siamo coscienti ma, che in qualche modo hanno la funzione di prendersi cura di noi, facendoci fare appunto…anche cose che vorremmo evitare!!!

UN ESEMPIO DI COMPORTAMENTO E “VANTAGGIO SECONDARIO”

A questo punto,  potrei  “esasperare” il concetto espresso con l’esempio che segue, invitando il lettore a prenderlo come un semplice riferimento per spiegare meglio il contesto di “vantaggio secondario” del comportamento Comportamentoumano:

Immaginiamo una bella donna, con una silhouette armoniosa. Nel tempo i rapporti con il suo partner cominciano a vacillare e la coppia non vive più l’intesa e la complicità che viveva quando si erano conosciuti.

La donna, potrebbe anche aver avuto un’educazione molto rigida, per cui potrebbe aver sviluppato delle convinzioni dentro di sé che le dicono che l’uomo con il quale vive, dovrà essere quello per tutta la vita e poi, ci sono anche i figli e per lei,  loro sono comunque da proteggere, senza immaginare che deve tutelare la sua reputazione e quella dei suoi familiari

Dal quadro sentimentale critico descritto, si potrebbe pensare che la donna sviluppi dentro di Sé il desiderio di porre fine alla relazione divenuta fonte di sofferenza ma, a causa di credenze, valori e convinzioni su cui si poggia il suo pensiero inconscio, non riesce a venirne fuori come vorrebbe.

Quindi, diventa impossibile per questa donna immaginarsi in futuro in una nuova relazione di coppia e tutto questo sviluppa nel suo sistema psichico un “turbamento emotivo”.  Comincia a vivere malamente sia il rapporto con il partner che con i figli e questo può estendersi anche alla sua vita sociale nelle relazioni con gli altri, anche al di fuori della famiglia, nelle relazioni interpersonali in generale e soprattutto, con se stessa.

La donna ha, comunque, l’esigenza di appagare ugualmente un bisogno emotivo che si agita dentro di Sé e  a questo punto, lo fa generando un nuovo comportamento che in questo esempio,  potremmo immaginare che trovi sfogo nel canale dell’alimentazione (comportamento compensatorio).

Qui è bene fare un piccolo appunto, se abbiamo scelto nell’esempio come comportamento compensatorio quello che si riversa nelle abitudini alimentari, è perché la bocca rappresenta, da un punto di vista inconscio, la parte del corpo attraverso cui noi tutti esseri umani soddisfiamo i nostri primi bisogni, quelli di nutrimento per il corpo (respirare bere, mangiare) e di nutrimento psicoemotivo (aspetti relazionali affettivi). Si immagini nostra madre quando ci alimentava attraverso il seno per  nutrire sia la nostra parte fisica che psicoemotiva. Questa esperienza viene decodificata, psicoemotivamente, come piacere e sofferenza, per cui ne consegue la possibilità di trovare sfogo in un comportamento compensatorio che passi attraverso l’atto di alimentarsi.

Tornando al nostro esempio, la donna, quindi, in uno stato di turbamento psicoemotivo, potrebbe cambiare le sue abitudini alimentari e, di conseguenza, anche le misure del suo corpo si trasformano in una forma meno invitante. Lei può essere anche consapevole che quel corpo non le appartiene,  non lo vuole,  ed entra in conflitto,ulteriormente, con se stessa, come se ci fosse una voce dentro di Sé che le dicesse:

“guarda che corpo che hai creato! Devi smettere di nutrirti nel modo come lo fai!”

Ma, nonostante tenti qualsiasi intervento, anche le diete mediche controllate, non riesce ad essere costante e a tornare come prima.  Anzi,  diciamo che aumenta il suo stato di stress psicofisicoemotivo  e non riesce a capire perché, lei che teneva molto alla sua silhouette armoniosa, vive ora una situazione antipatica e stressante…penalizzante.

La donna, anche se cosciente del degrado in cui verte il suo fisico, si trova in una situazione dove avverte un grado eccessivo di insoddisfazione a cui potrebbe dare, razionalmente, diverse giustificazioni.

In qualche modo crea “etichette”, che possano dare luogo a risposte razionali.  Comincia a fare obiettivi della sua insoddisfazione qualcosa o qualcun altro.  Deve in qualche modo giustificare a se stessa (forse ad altri) razionalmente, quale donna adulta e consapevole delle proprie azioni e capacità, la sua insoddisfazione psicofisicaemotiva.

Valutando il quadro descritto sopra, non dovremmo meravigliarci di scoprire, ad esempio, che il “vantaggio secondario” del suo comportamento indesiderato (alimentazione scorretta), sia quello di proteggerla dall’eventualità di continuare ad essere attraente per qualcun altro che non fosse il partner con il quale la relazione di coppia si è complicata e rivelarsi come una libertà eccessiva e quindi trasgressiva.

Una libertà che le viene vietata dalla “sentinella” che risiede nel suo inconscio e che le dice che se dovesse continuare ad essere una bella donna apprezzabile fisicamente, potrebbe essere oggetto di attenzioni per l’altro sesso, spingendola appunto a trasgredire o tagliare con la precedente relazione.

E questo lei sente che non se lo può permettere, perché dentro di Sé ci sono valori, credenze e convinzioni di natura inconscia che le  impongono scelte diverse da quelle che, razionalmente, vorrebbe fare: la sua famiglia, i suoi figli ed il marito (…un uomo è per sempre a qualunque costo…..) e altre “voci” interiori che la frenano.

Queste sono le regole alle quali risponde ora la donna e che le sono state indotte, prima  attraverso “vincoli sociali” e successivamente, sono diventate la base sulla quale ha costruito il proprio “vincolo individuale”, creato da lei stessa e al quale “crede profondamente” dentro di Sé, divenendo il suo riferimento inconscio che la spinge ora verso una direzione piuttosto che nell’altra.

Quindi, ecco che, instaurare un dialogo con la parte o le parti  responsabili di un nostro comportamento ritenuto da noi indesiderato, diventa elemento essenziale per creare un rapporto di collaborazione con il nostro pensiero inconscio.

Questa pratica, getterà le basi per “elaborare” nuove alternative di pensiero e comportamento, che possono compensare, se non soddisfare al meglio, la funzione che la parte responsabile del comportamento indesiderato tentava di assolvere dietro la sua spinta psicoemotiva, inducendoci a fare o non fare una determinata scelta (azione/reazione-comportamento).

In questo articolo abbiamo voluto enfatizzare” il concetto di “vantaggio secondario” con l’esempio di un racconto immaginario, che prende comunque spunto da possibili situazioni che potremmo incontrare nella vita reale.

Invitiamo però i lettori ad evitare di attribuire quanto descritto nel testo a proprie situazioni personali,  le quali necessitano sempre ognuna di una valutazione frontale ed individuale da parte di un professionista esperto nel settore delle scienze psicologiche.

(Il Faro online)