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“Chi nega la Shoah non sarà rimosso da Facebook”, è bufera su Zuckerberg

19 luglio 2018 | 21:08
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“Chi nega la Shoah non sarà rimosso da Facebook”, è bufera su Zuckerberg

L’Anti-Defamation League: “Il social ha l’obbligo morale e etico’ di non consentire alla gente di disseminare idee sulla negazione dell’Olocausto sulla sua piattaforma”

Washington – Mark Zuckerberg scivola. Afferma che negare l’Olocausto è ”profondamente offensivo” ma dice anche che questo tipo di contenuti non va vietato da Facebook perché “ci sono cose diverse che persone diverse capiscono in maniera sbagliata. Ma non credo che lo fanno intenzionalmente”.

E scatena su di sé una nuova bufera, con reazioni immediate che obbligano l’amministratore delegato del social network a chiarire le sue parole, precisando di ritenere “la negazione dell’Olocausto profondamente offensiva, e non volevo assolutamente difendere le persone che lo negano”.

Il danno però è fatto e riguarda ancora una volta quel modo che Zuckerberg ha di spiegare il funzionamento di Facebook, con i suoi molti risvolti nel navigare fra libertà e regole, immediatezza e rischi, e di difenderne il meccanismo, come più volte il Ceo del social network si è trovato a fare negli ultimi mesi.

L’argomento Olocausto è infatti emerso come esempio in una intervista con la testata Recode quando Mark Zuckerberg ha spiegato che che Facebook rimuove contenuti se si traducono in danni reali, fisici o in attacchi a individui.

Immediato il coro di condanne sul web e il duro rimprovero dell’Anti-Defamation League (organizzazione ebraica contro l’antisemitismo e l’odio), la quale ritiene che Facebook abbia ”l’obbligo morale e etico” di non consentire alla gente di disseminare idee sulla negazione dell’Olocausto sulla sua piattaforma.

Che hanno indotto ‘Zuck’ – che è di religione ebraica – a precisare, con una mail inviata a Recode dopo l’intervista e che la testata ha pubblicato, in cui ha spiegato: “Personalmente trovo la negazione dell’Olocausto profondamente offensiva e non intendevo difendere l’intenzione delle persone che lo fanno”.

Qualche ora dopo Facebook ha annunciato che comincerà a rimuovere informazioni fuorvianti che possano portare alla violenza. Comincerà in Sri Lanka e poi proseguire in Birmania. Ma sono mesi che il social network tenta di porre un argine a difficoltà quali l’utilizzo delle piattaforme da campagne volte a influenzare utenti ed elettori, come nello scandalo sull’acquisizione dei dati degli utilizzatori di Facebook da parte di Cambridge Analytica.

Stando al sito Motherboard, al momento Facebook rimuove una pagina o un gruppo se riceve 5 “bombardamenti” di richieste di sospensione in 90 giorni, o se almeno il 30% dei contenuti postati violano gli standard della comunità. Si tratta delle ‘soglie’ di tolleranza, su cui ufficialmente l’azienda ha sempre mantenuto il riserbo, rivelate dal sito Motherboard, che afferma di aver ottenuto un documento riservato della compagnia.

Norme simili, afferma sempre il sito, esistono anche per l’ “hate speech”, con un profilo che dovrebbe essere sospeso se ci sono cinque o più contenuti che indichino una “propaganda all’odio”. “Anche se i documenti che abbiamo ottenuto sono recenti – precisa Motherboard – le policy di Facebook cambiano continuamente, quindi on è chiaro se questi parametri precisi siano ancora validi.

(Il Faro online)