Ostia, stato confusionale del Pd sul futuro del mare di Roma

23 luglio 2018 | 23:07
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Il Pd lancia il progetto “Per immaginare insieme il #marediRoma” rifacendosi all’epoca fascista ed al Panettone salvo poi chiedere di abbattere tutti gli stabilimenti balneari

Ostia – Un progetto per il mare di Roma come quello realizzato dal Governatorato fascista ma senza stabilimenti balneari, senza cantieri nautici alla foce del Tevere  e con le spiagge affidate all’imprenditoria pubblica, vale a dire ad agenzie comunali, regionali o statali.

Stamattina, lunedì 23 luglio, si è tenuta a cura del PD Municipio X la conferenza stampa “ Immaginiamo insieme il #marediRoma”. Sono stati esaminati vari argomenti ed è stato preannunciato il SEA Workshop, un evento  al quale  saranno chiamati a partecipare i rappresentanti delle varie istanze sociali interessate al problema del rilancio del litorale romano. Si tratterà , in quella occasione, di stabilire il quadro delle istituzioni e degli esperti che dovranno dar vita alla formazione di un documento destinato alle istituzioni europee.

Erano presenti il segretario del PD Romano Andrea Casu, la deputata Beatrice Lorenzin, Enzo Foschi vice segretario PD Lazio, il capo gruppo PD X Athos De Luca e il Consigliere della lista impegno Civico per l’Autonomia Andrea Bozzi.

Il Pd, dunque, torna a discutere di spiagge, di Ostia e di gestione del verde pubblico. Il piano presentato all’opinione pubblica consta di 13 pagine. Ricordato che il PUA (Piano di Utilizzazione degli arenili) è targato Montino (Pd) sotto il sindaco Rutelli nell’anno 2000, si omette di spiegare per quale motivo non sia stato attuato dall’amministrazione capitolina (8 anni Rutelli e Veltroni più due con Marino) salvo autorizzare il solo abbattimento di metà dello stabilimento Lido Beach, operazione voluta e realizzata dai concessionari.

Per rilanciare il litorale romano il Pd si appella ai ricordi e richiama la possibile progettualità a quell’affaccio sul Mediterraneo voluto a partire dall’Unificazione dell’Italia (1870) e fortemente incentivato nel Ventennio fascista. “Innanzitutto chiediamoci e chiediamo nelle sedi più opportune se lo Stato Italiano, nelle sue articolazioni istituzionali e politiche, voglia e possa confermare con atti e stanziamenti adeguati, quello che dal 1870 è stato deciso, ovvero che il litorale di Roma fosse l’affaccio al mare della Capitale d’Italia – segnala il documento – Intenzione esplicitatasi negli anni seguenti con la Bonifica di Ostia Antica, con il varo del Piano Regolatore del 1911, e con la realizzazione dello Stabilimento Roma che anche visivamente rappresenta la volontà di presenza di Roma nel Mare Mediterraneo. Tutto questo processo si è interrotto con la guerra e le aspirazioni della Città sono rimaste per larga parte alla fase iniziale”. Lo stabilimento Roma, ecco. Anno 1924, anno di nascita di quello che è il “lungomuro” e starter degli stabilimenti che tuttora sono in piedi, seppure modellati e dipinti con gusto moderno: Battistini, Elmi, Salus, Urbinati. Gli stessi che il Pd propone di demolire. Il PUA del 2000 targato PD infatti “stabiliva che nella fascia centrale ci fosse una osmosi tra il litorale e la Città attraverso l’abbattimento delle strutture esistenti nel tratto che corre dal cosiddetto curvone fino alla Vittorio Emanuele e ciò per consentire un nuovo modello di godimento del litorale così che questo potesse essere aperto alla città per tutto l’anno, pensando all’esempio di molte spiagge libere attrezzate”. Idee confuse, appunto, che prendono a modello lo stabilimento Roma per poi pensare di demolire ciò che resta di quell’epoca.

 "Ostia vista dall'alto"

“Ostia vista dall’alto”: il Panettone (stabilimento Roma)

Per il Pd “le spiagge di Roma sono il filtro naturale tra la città e il mare e vanno intese come zone destinate a Parco, così come previsto dalle N.T.A. del P.R.G. di Roma; esse costituiscono un fondamentale elemento di raccordo che va differenziato e riqualificato, secondo l’ambiente di cui sono parte integrante (pinete, macchia mediterranea, città, servizi)”. Peccato che in tutti quegli anni di amministrazione di centrosinistra ben poco si sia fatto per raggiungere questo obiettivo: la spiaggia libera di Castelporziano è stata fatta precipitare salvo poi affidare pezzi di gestione alle cooperative di Buzzi, quella di Capocotta è stata affidata in gestione incondizionata ai privati, gli arenili urbani attrezzati con i chioschi sono stati affidati con appalti reputati illegali dall’Autorità Nazionale Anti Corruzione.

Come uscire dall’impasse? Affidando le spiagge alla “imprenditoria pubblica”. Ecco la parolina magica. Un’agenzia a controllo politico? Un carrozzone in mano ai partiti? Cosa di preciso? Il Pd non lo dice ma precisa con chiarezza che “Per quanto riguarda la gestione delle spiagge, ma anche più in generale, l’azione pubblica e quella privata in alcuni casi non possono che compenetrarsi, in quanto l’attuale contesto socio-economico non pone la Pubblica Amministrazione nella posizione di provvedere direttamente all’erogazione della mole di servizi necessaria. Si deve perciò ricorrere all’azione privata ma solo laddove ciò è necessario. Naturalmente vogliamo costringere l’imprenditoria pubblica e quella privata al rispetto della legge ed in primo luogo a quella parte della normativa tesa a preservare il prezioso ambiente del litorale”.

Ora, sapere che tra i progettisti di questo piano ci sono ex funzionari comunali che hanno generato il mostro dei Punti verdi qualità, non rassicura certo sulla qualità (appunto) dello studio. Emblematico il richiamo in questo senso: “Attraverso il processo compositivo si deve tendere alla sintesi natura-architettura progettando una ‘spiaggia-giardino’, che proceda dalla Natura all’Architettura e dall’Architettura alla Natura”.

Un’ultima chicca, poi riguarda il destino della foce del Tevere. Nella zona dell’Idroscalo la presenza di numerose imbarcazioni andrebbe affrontata. Come? “Provvedere al rimessaggio e alla ricollocazione in acqua dei natanti in maniera programmata, in strutture idonee sistemate in maniera da non recare oltraggio al paesaggio, sulla base delle richieste dei singoli proprietari”. Insomma un altro bacino portuale? Una darsena? Un cantiere da trasformare in porticciolo?

Staremo a vedere ma sempre con gli occhi ben aperti.