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Il dl dignità incassa l’ok Camera con 312 “Sì”

2 agosto 2018 | 23:01
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Il dl dignità incassa l’ok Camera con 312 “Sì”

190 i voti contrari, uno solo astenuto. Martina: “E’ la Caporetto della propaganda del M5S”

Roma – Via libera dell’Aula della Camera al decreto dignità. L’assemblea di Montecitorio, nella tarda serata di giovedì 2 agosto, ha approvato il provvedimento con 312 sì, 190 no e 1 astenuto.  I deputati presenti in Aula erano 503 di cui 502 votanti, quindi la maggioranza richiesta era di 252 voti. Il testo passa ora in seconda lettura al Senato.

A esultare è il vicepremier Di Maio: “Abbiamo vinto il primo round, ce l’abbiamo fatta, e senza la fiducia“, ha detto ‘festeggiato’ dai suoi parlamentari dopo il via libera al decreto dignità. “Ora c’è il Senato, lì i tempi sono più ridotti”.

E, poco dopo, in una diretta su Facebook ha aggiunto: “Abbiamo cominciato a invertire la tendenza del precariato perché io ragazzi che si fanno sfruttare pur di dire che hanno un lavoro non li voglio più vedere”.

Il Ministro del Lavoro ha poi sottolineato come questo “non è un punto di arrivo” e che appena arriverà l’ok definitivo del Senato “ricominceremo, ci metteremo attorno a un tavolo con gli imprenditori e cominceremo a sburocratizzare tante altre cose che sono da eliminare, come dovremo andare oltre sul precariato, fare ancora sulle delocalizzazioni”.

Entusiasta anche il Premier Conte, che twitta: “Il governo lavora davvero per Italia”

Approvato il #DecretoDignità alla Camera, un primo importante passo in avanti per la lotta al precariato, il contrasto all’azzardo e la semplificazione fiscale. Orgoglioso di guidare un Governo che lavora per cambiare davvero questo Paese

— GiuseppeConte (@GiuseppeConteIT) 2 agosto 2018

E se la Lega rivendica la paternità del decreto assieme al M5S, insorge l’opposizione, Pd in primis. “In questo decreto manca il paese reale e le ragioni del nostro dissenso profondo sono radicali” perché “è un decreto ideologico, propagandistico, figlio della necessità politica di un pezzo della maggioranza, i Cinque Stelle, della rincorsa quotidiana alla competizione con la Lega”. Un pezzo di maggioranza che “si è inventata un provvedimento per fare la rivoluzione che sta creando invece un danno incalcolabile al paese”.

A dirlo è il segretario del Pd, Maurizio Martina. “Non ci aspettavamo – ha aggiunto – un governo muto, se usa la parola dignità dovrebbe avere la dignità di aprire la bocca e spiegare alle forze di opposizione perché i si e no ai miglioramenti proposti. La sua, ministro Di Maio, è stata una presenza-atto d’ufficio“.

Il decreto, ha detto ancora, risponde a una “follia ideologica” e rappresenta “un pericoloso ritorno al passato un e irrigidimento che creerà problemi alle imprese e ai lavoratori, che ne escono più deboli”.

Non avete costruito la Waterloo del precariato ma la Caporetto della vostra propaganda e questa sconfitta rischia di pagarla il Paese”. ha aggiunto.

Infine, Martina si è rivolto direttamente al ministro Di Maio, presente in Aula, invitandolo ad avere “l’umiltà di chiedere scusa agli italiani per la propaganda fatta sulla dignità delle persone su cui non si scherza. La dignità non si dà per decreto. Lo schiaffo non si dà alle opposizioni si dà agli italiani“.

A votare contro anche Forza Italia. A spiegare i motivi di questa scelta, la capogruppo di Fi alla Camera, Maria Stella Gelmini: “E’ un provvedimento sbagliato a cominciare dal termine dignità“.

“Si devono garantire diritti e doveri, la dignità appartiene a ciascuna persona e non sono valsi a nulla gli emendamenti presentati per cambiare rotta e migliorare il provvedimento che sta diventando un manifesto della decrescita“, ha aggiunto.

“Capisco il coprire la mancanza di idee con la teoria del complotto, ma i numeri della Ragioneria e di altri istituti sono stati confermati proprio dal ministro del Tesoro, ed è probabilmente benevola la possibilità di una perdita di 80 mila posti di lavoro”, ha concluso ricordando la battaglia per la reintroduzione del voucher da parte degli azzurri.

(Il Faro online)