80 anni dalle leggi razziali |
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Leggi Razziali, 80 anni fa la firma del primo dei decreti che portarono alla nascita del razzismo di Stato in Italia

5 settembre 2018 | 13:14
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Leggi Razziali, 80 anni fa la firma del primo dei decreti che portarono alla nascita del razzismo di Stato in Italia

Dall’approvazione dei primi decreti-legge razziali ricorrono nel 2018 gli 80anni

Interni – Il 5 settembre 1938 fu firmato il primo provvedimento approvato dal fascismo con il quale si escludevano dalle scuole tutti gli appartenenti alla “razza ebraica”. In tutto furono 180 leggi che privarono una parte dei cittadini italiani dei diritti più elementari.

Quello delle leggi razziali fu un cancro che attaccò ulteriormente un popolo già da tempo deprivato di tutte le libertà. Furono introdotte norme che ebbero un impatto irreversibile sulla vita quotidiana di migliaia di cittadini italiani, che non poterono più lavorare, studiare, formarsi, contribuire alla crescita individuale, delle proprie famiglie e delle proprie comunità.

Dalla definizione di razze alla discriminazione ed espulsione di cittadini ebrei dalla vita sociale e dal mondo lavorativo e scolastico il passo fu breve.
Era il 1938 quando l’Italia fascista varò le leggi razziali, firmate dall’allora Re Vittorio Emanuele III: l’80esimo anniversario rappresenta una ferita ancora aperta.

Le leggi razziali in Italia

Il Regime di Benito Mussolini, con il Regio Decreto del 5 settembre del ’38, si adeguò di fatto alla legislazione antisemita della Germania nazista, che fin dal 1933, anno dell’ascesa al potere del Führer, varò una serie di provvedimenti contro gli ebrei, che portarono all’Olocausto, ovvero il genocidio di 6 milioni di persone, compresi donne e bambini, ricordati con la Giornata della Memoria, il 27 gennaio.
Nel 1933 si stima che ci fossero 13 milioni di ebrei in Europa, dei quali circa 40.000 in Italia. Anche questi diventarono progressivamente vittime di un “razzismo di Stato”, prima tramite leggi discriminatorie a livello sociale ed economico, poi con la violenza vera e propria.
Fu, invece, nel 1938 che la situazione cambiò profondamente. Il 14 luglio viene redatto il primo documento che parlava ufficialmente di “razza ariana italiana”.

Il testo era diviso in punti e sanciva alcuni concetti ritenuti fondamentali:

1) Le razze umane esistono;
2) Esistono grandi razze e piccole razze;
3) Il concetto di razza è un concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose;
4) La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana.
Al punto 5 si definiva “leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici”, affermando che “dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione;
6) Esiste ormai una pura “razza italiana”;
7) E’ tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti;
8) È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte, e gli Orientali e gli Africani dall’altra;
9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia
nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.

(Il Faro on line)