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“No all’espulsione delle culture, sì ad ospitare le differenze”

22 settembre 2018 | 13:05
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“No all’espulsione delle culture, sì ad ospitare le differenze”

Papa Francesco vola in Lituania, prima tappa del suo viaggio apostolico nei Paesi Baltici: “Prestare attenzione ai più giovani, che sono non solo il futuro, ma il presente”

Vilnius – Guardando allo scenario mondiale in cui viviamo, dove crescono le voci che seminano divisione e contrapposizione – strumentalizzando molte volte l’insicurezza e i conflitti – o che proclamano che l’unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre, voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: ‘ospitare le differenze’”.

E’ all’insegna dell’accoglienza e del dialogo interculturale il primo discorso di Papa Francesco in Lituania, prima tappa del suo viaggio apostolico nei Paesi Baltici,

Una visita, quella del Pontefice, che si svolge a venticinque anni da quella compiuta da Papa Wojtyla nel 1993. I Paesi Baltici, ha detto il Santo Padre ai giornalisti al seguito nel suo saluto durante il volo che lo ha portato in Lituania. “sono tre paesi che si assomigliano ma sono diversi. Sarà un bel lavoro, per la vostra attenzione nel vedere le somiglianze e le differenze. Hanno una storia comune anche diversa. Sarà bello. Grazie tante”.

Giunto a Vilnius, Papa Francesco, in una breve cerimonia di benvenuto, è stato accolto dalla presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Gribauskaite. Al termine della cerimonia il Papa si recherà in visita al Palazzo presidenziale, dove si è intrattenuto per un colloquio privato con la presidente. Poi, il saluto alle autorità del Paese.

Recuperare la memoria

“Questa visita avviene in un momento particolarmente importante della vita della vostra Nazione che celebra i cento anni della dichiarazione d’indipendenza”, spiega il Papa salutando i diplomatici. Un secolo, sottolinea, segnato da detenzioni, deportazioni e “persino il martirio”.

Per il Pontefice, celebrare i cento anni dell’indipendenza “significa soffermarsi recuperare la memoria del vissuto per prendere contatto con tutto quello che vi ha forgiati come Nazione e trovarvi le chiavi che vi permettano di guardare le sfide del presente e proiettarsi verso il futuro in un clima di dialogo e di unità tra tutti gli abitanti, in modo che nessuno rimanga escluso”.

Infatti, “ogni generazione è chiamata a fare proprie le lotte e le realizzazioni del passato e onorare nel presente la memoria dei padri”.

Certamente, aggiunge Francesco, “non sappiamo come sarà il domani; quello che sappiamo è che ad ogni epoca compete conservare ‘l’anima’ che l’ha edificata e che l’ha aiutata a trasformare ogni situazione di dolore e di ingiustizia in opportunità, e conservare viva ed efficace la radice che ha prodotto i frutti di oggi. E questo popolo ha un’“anima” forte che gli ha permesso di resistere e di costruire!”.

Ospitalità ed accoglienza

Nel corso della sua storia, fa notare il Pontefice, “la Lituania ha saputo ospitare, accogliere, ricevere popoli di diverse etnie e religioni. Tutti hanno trovato in queste terre un posto per vivere: lituani, tartari, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, armeni, tedeschi”.

Ma anche “cattolici, ortodossi, protestanti, vetero-cattolici, musulmani, ebrei”. “Sono vissuti insieme e in pace fino all’arrivo delle ideologie totalitarie che spezzarono la capacità di ospitare e armonizzare le differenze seminando violenza e diffidenza”.

Dunque, “trarre forza dal passato significa recuperare la radice e mantenere sempre vivo quanto di più autentico e originale vive in voi e che vi ha permesso di crescere e di non soccombere come Nazione: la tolleranza, l’ospitalità, il rispetto e la solidarietà”.

Nella società odierna, fa notare Francesco, “dove crescono le voci che seminano divisione e contrapposizione”, sono in molti a strumentalizzare “l’insicurezza e i conflitti”, proclamando “che l’unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre”.

Al contrario, “voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: ‘ospitare le differenze’. Per mezzo del dialogo, dell’apertura e della comprensione esse possono trasformarsi in ponte di unione tra l’oriente e l’occidente europeo”.

“Questo può essere il frutto di una storia matura, che come popolo voi offrite alla comunità internazionale e in particolare all’Unione Europea”. Un riferimento implicito, questo, alle nuove politiche che alcuni Paesi dell’Ue vorrebbero applicare in materia di immigrazione.

“No al modello unico”

“Voi avete patito sulla vostra pelle i tentativi di imporre un modello unico, che annullasse il diverso con la pretesa di credere che i privilegi di pochi stiano al di sopra della dignità degli altri o del bene comune”.

In questa prospettiva, “trarre forza dal passato significa prestare attenzione ai più giovani, che sono non solo il futuro, ma il presente di questa Nazione, se rimangono uniti alle radici del popolo”.

“Un popolo in cui i giovani trovano spazio per crescere e lavorare, li aiuterà a sentirsi protagonisti della costruzione del tessuto sociale e comunitario – prosegue -. Questo renderà possibile a tutti di alzare lo sguardo con speranza verso il domani”.

“La Lituania che essi sognano si gioca nella costante ricerca di promuovere quelle politiche che incentivino la partecipazione attiva dei più giovani nella società. Senza dubbio, questo sarà seme di speranza, poiché porterà ad un dinamismo nel quale l’anima di questo popolo continuerà a generare ospitalità: ospitalità verso lo straniero, ospitalità verso i giovani, verso gli anziani, che sono la memoria viva, verso i poveri, in definitiva, ospitalità al futuro”, conclude il Papa.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media