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Prende l’epatite C per una trasfusione infetta, la Corte d’Appello le da ragione, ma lei è morta nel 2013

9 ottobre 2018 | 09:34
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Prende l’epatite C per una trasfusione infetta, la Corte d’Appello le da ragione, ma lei è morta nel 2013

Le trasfusioni l’avevano salvata dalla leucemia ma l’avevano infettata con l’epatite C: la donna aveva chiesto e ottenuto un indennizzo quando era in vita.

Latina – “La vittima è, anzi era, una donna di Latina deceduta a 69 anni per cancro e metastasi al fegato. Si tratta dell’ennesima tragedia umana, questa volta in terra pontina, collegata allo “Scandalo del Sangue Infetto” con centinaia di migliaia di danneggiati da trasfusioni contaminati da virus killer come quello dell’epatite B, epatite C e dell’aids” –  a raccontare la vicenda è l’avvocato Renato Mattarelli di Latina.

“La sentenza delle Corte di Appello di Roma n. 6274 di ieri (8/10/18) – accogliendo la difesa dell’avvocato Renato Mattarelli che l’ha assistita – non ha dubbi: a contagiare la donna di Latina furono diverse trasfusioni di sangue somministrate che le furono somministrate nel 1974-1975 fra l’ospedale di Velletri e il Policlinico Umberto I di Roma.

Purtroppo la donna non riceverà mai i circa 130mila euro che il tribunale di Roma le aveva già riconosciuto – con una sentenza del 2012 che il Ministero aveva appellato – poiché nel frattempo è morta nel 2013.

A rendere particolarmente triste la storia della 69enne deceduta è che furono proprio quelle trasfusioni degli anni ’70 che se, da una parte, le salvarono la vita da una leucemia (quando aveva 30 anni), dall’altra parte, l’hanno infettata.

Il pericolo sembrava scampato fino a quando nel 2008 la donna scopriva di essere affetta da epatite C e per cui chiese ed ottenne, attraverso l’avvocato Mattarelli un primo indennizzo mensile di circa 710 euro (previsto dalla legge n. 210/1992 a tutela dei danneggiati da emotrasfusioni), a cui è poi seguita l’ulteriore causa di risarcimento dei danni del primo e del secondo grado terminato oggi con la conferma della vittoria.

La morte della donna del 2013, dovuta fra l’altro da una metastasi al fegato, apre la strada ad un’altra inquietante probabilità: la causa di queste metastasi sono probabilmente conseguenza di una aggravamento dell’epatite C post-trasfusionale. Per questo la famiglia della deceduta – a cui è seguito anche il decesso del marito della donna – ha già da tempo incaricato l’avvocato Mattarelli di intraprendere una nuova causa contro il Ministero della Salute per far accertare che quelle trasfusioni degli ’70 non solo hanno provocato l’epatite C alla loro congiunta, ma l’hanno anche uccisa”.