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Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”

14 ottobre 2018 | 12:00
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Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”
Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”
Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”
Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”
Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”

Il Pontefice eleva agli onori degli altari sette beati e ammonisce: “Non basta seguire dei precetti per dirsi cristiani”

Città del Vaticano – “Un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella di cui oggi c’è grande bisogno. Gesù ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino”.

In una piazza San Pietro gremita da settantamila fedeli, Papa Francesco eleva agli onori degli altari Paolo VI, e il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, assassinato durante la celebrazione di una Santa Messa nel 1980. Con loro, Bergoglio proclama Santi altri cinque beati: Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio.

Il mondo ha bisogno di santi e tutti noi, senza eccezioni, siamo chiamati alla santità. Non abbiamo paura!

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 14 ottobre 2018

Il Santo Padre, spiegando il Vangelo odierno, fa notare che “la Parola di Dio non è solo un insieme di verità o un edificante racconto spirituale, no, è Parola viva, che tocca la vita, che la trasforma”.

Ricorda poi quel “tale” di cui l’evangelista non dice il nome, che chiede a Gesù come “avere in eredità la vita eterna”. Il problema, sottolinea Francesco,  è che la chiede “come un’eredità da avere, come un bene da ottenere, da conquistare”. Racconta di aver “osservato i comandamenti fin dall’infanzia e per raggiungere lo scopo è disposto a osservarne altri”.

Ma la risposta che gli da Cristo è spiazzante: “Il Signore fissa lo sguardo su di lui e lo ama. Gesù cambia prospettiva: dai precetti osservati per ottenere ricompense all’amore gratuito e totale. Quel tale parlava nei termini di domanda e offerta, Gesù gli propone una storia di amore”.

In altre parole, Cristo gli chiede di passare “dall’osservanza delle leggi al dono di sé, dal fare per sé all’essere con Lui”. E gli fa una proposta di vita “tagliente”, ovvero quella di vendere tutti i propri beni e darlo ai poveri. Poi, Gesù dice al ragazzo: “Vieni! Seguimi!“.

Un invito che Gesù rivolge anche a noi oggi, sottolinea il Papa: “Vieni: non stare fermo, perché non basta non fare nulla di male per essere di Gesù. Seguimi: non andare dietro a Gesù solo quando ti va, ma cercalo ogni giorno; non accontentarti di osservare dei precetti, di fare un po’ di elemosina e dire qualche preghiera: trova in Lui il Dio che ti ama sempre, il senso della tua vita, la forza di donarti“.

Il Signore non fa teorie su povertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore, di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene. Non si può seguire veramente Gesù quando si è zavorrati dalle cose. Perché, se il cuore è affollato di beni, non ci sarà spazio per il Signore, che diventerà una cosa tra le altre. Per questo la ricchezza è pericolosa e – dice Gesù – rende difficile persino salvarsi. Non perché Dio sia severo, no! Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano, ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare.

“Gesù è radicale – prosegue il Papa -. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. Gesù non si accontenta di una ‘percentuale di amore’: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente”.

Per il Pontefice, il cuore dell’uomo “è come una calamita: si lascia attirare dall’amore, ma può attaccarsi da una parte sola e deve scegliere: o amerà Dio o amerà la ricchezza del mondo”.

Quindi invita a riflettere: “Chiediamoci da che parte stiamo. Chiediamoci a che punto siamo nella nostra storia di amore con Dio. Ci basta Gesù o cerchiamo tante sicurezze del mondo?”.

Da qui, una preghiera: “Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore: lasciare ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo. Senza un salto in avanti nell’amore la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di ‘autocompiacimento egocentrico’: si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.

Il Papa torna poi su quel tale del Vangelo che, davanti all’invito di Gesù “se ne andò rattristato”, perché “si era ancorato ai precetti e ai suoi molti beni, non aveva dato il cuore”.

E spiega: “La tristezza è la prova dell’amore incompiuto. È il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno. Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino“.

Un percorso, fa notare Bergoglio, compiuto proprio da Paolo VI, che “ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri”.

“Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità – aggiunge il Papa -. Non alle mezze misure, ma alla santità. È bello che insieme a lui e agli altri santi e sante odierni ci sia Mons. Romero, che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli”.

Lo stesso, conclude, si può dire di tutti gli altri beati oggi proclamati santi. E aggiunge: “Tutti loro, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare. Fratelli e sorelle, il Signore ci aiuti a imitare i loro esempi”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media