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Il Papa striglia la Curia: “No alla cultura del trucco, viviamo per servire”

3 novembre 2018 | 13:30
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Il Papa striglia la Curia: “No alla cultura del trucco, viviamo per servire”

Nella basilica vaticana la Messa per i Cardinali e i Vescovi defunti durante l’anno, il Pontefice: “L’incontro con Gesù dà senso e orientamento alla vita. Non altro”

Città del Vaticano – “Quello che il mondo cerca e ostenta – gli onori, la potenza, le apparenze, la gloria – passa, senza lasciare nulla. Prendere le distanze dalle apparenze mondane è indispensabile per prepararsi al cielo. Occorre dire no alla ‘cultura del trucco’, che insegna a curare le apparenze. Va invece purificato e custodito il cuore, l’interno dell’uomo, prezioso agli occhi di Dio; non l’esterno, che svanisce”.

Nella basilica di San Pietro, Papa Francesco celebra, come da tradizione, la Santa Messa per i Vescovi e i Cardinali della Curia venuti a mancare durante l’anno. 154 sono i presuli scomparsi, 9 invece i porporati.

Nell’omelia, pronunciata dall’Altare della Cattedra, il Pontefice striglia i membri della Curia Romana, invitando gli altri prelati, ma anche tutti i fedeli, invitandoli a non accumulare ricchezze durante poiché “davanti alla soglia dell’eternità”, ciò che resta della vita, “non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo donato. Il senso del vivere è dare risposta alla proposta d’amore di Dio”.

Una vita in uscita

La vita di preti e vescovi, fa notare Bergoglio, “è in continua uscita: dalla casa di famiglia a quella dove la Chiesa ci manda, da un servizio all’altro; siamo sempre di passaggio, fino al passaggio finale”.

Il Vangelo ricorda il senso di questa uscita continua che è la vita: andare incontro allo sposo. Ecco per che cosa vivere: per quell’annuncio che nel Vangelo risuona nella notte e che potremo accogliere pienamente nel momento della morte. L’incontro con Gesù dà senso e orientamento alla vita. Non altro. È il finale che illumina ciò che precede. E come la semina si giudica dal raccolto, così il cammino della vita si imposta a partire dalla meta.

In questa prospettiva, “la vita, se è un cammino in uscita verso lo sposo, è il tempo donatoci per crescere nell’amore“. In altre parole, “vivere è una quotidiana preparazione alle nozze, un grande fidanzamento”.

E precisa: “Nel ministero, dietro a tutti gli incontri, le attività da organizzare e le pratiche da trattare, non va scordato il filo che unisce tutta la trama: l’attesa dello sposo. Il centro non può che essere un cuore che ama il Signore. Solo così il corpo visibile del nostro ministero sarà sorretto da un’anima invisibile”.

L’essenziale nella vita è ascoltare la voce dello sposo. Essa ci invita a intravedere ogni giorno il Signore che viene e a trasformare ogni attività in un preparativo per le nozze con Lui

Contro la “cultura del trucco”…

Di fronte al Signore, prosegue il Papa, “non contano le apparenze, conta il cuore”. E, rivolgendosi ai prelati, ma anche ai fedeli tutti, ammonisce: “Quello che il mondo cerca e ostenta – gli onori, la potenza, le apparenze, la gloria – passa, senza lasciare nulla. Prendere le distanze dalle apparenze mondane è indispensabile per prepararsi al cielo. Occorre dire no alla ‘cultura del trucco’, che insegna a curare le apparenze”. Al contrario, “va purificato e custodito il cuore, l’interno dell’uomo, prezioso agli occhi di Dio; non l’esterno, che svanisce”.

…lo stile del servizio

Paragonando la vita all’olio delle lampade, il Papa fa notare che la vita. come l’olio, “esiste per farsi consumare”. Bruciandosi illumina, così la vita: “Diffonde luce solo se si consuma, se si spende nel servizio. Il segreto per vivere è vivere per servire. Il servizio è il biglietto da esibire all’ingresso delle nozze eterne“.

E ammonisce: “Ciò che della vita resta, davanti alla soglia dell’eternità, non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo donato. Il senso del vivere è dare risposta alla proposta d’amore di Dio. E la risposta passa attraverso l’amore vero, il dono di sé, il servizio”.

“Servire costa, perché significa spendersi, consumarsi – aggiunge il Pontefice -, ma nel nostro ministero non serve per vivere chi non vive per servire. Chi custodisce troppo la propria vita, la perde“.

L’amore, certo, è spontaneo, ma non si improvvisa. Nel momento presente, giorno dopo giorno, va alimentato l’amore. Chiediamo la grazia di rinnovare ogni giorno il primo amore col Signore, di non lasciarlo spegnere. La grande tentazione è appiattirsi in una vita senza amore, che è come un vaso vuoto, come una lampada spenta. Se non si investe nell’amore, la vita si spegne. I chiamati alle nozze con Dio non possono adagiarsi in una vita sedentaria, piatta e orizzontale, che va avanti senza slancio, cercando piccole soddisfazioni e inseguendo riconoscimenti effimeri. Una vita scialba, abitudinaria, che si accontenta di fare i propri doveri senza donarsi, non è degna dello Sposo

E conclude: “Mentre preghiamo per i Cardinali e i Vescovi defunti nel corso dell’anno, domandiamo l’intercessione di chi ha vissuto senza voler apparire, di chi ha servito di cuore, di chi si è preparato giorno per giorno all’incontro col Signore”.

Una vita attraversata dal desiderio di Dio e allenata all’amore sarà pronta a entrare nella dimora dello Sposo, e questo per sempre”, conclude.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media