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Il Papa: “Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare”

7 novembre 2018 | 14:59
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Il Papa: “Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare”

Il Pontefice: “Se sulla terra c’è la fame perché manca una libera e lungimirante imprenditoria, che assicuri un’adeguata produzione, e una impostazione solidale, che assicuri un’equa distribuzione”

Città del Vaticano – “Se io so donare, sono aperto, allora sono ricco non solo in quello che io possiedo, ma anche nella generosità, generosità anche come un dovere di dare la ricchezza, perché tutti vi partecipino”.

Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi dedicato ai Dieci Comandamenti, soffermandosi sul settimo precetto della legge mosaica: “Non rubare”.

Un comando, fa notare il Papa che nasconde sfaccettature molto ampie, andando oltre il “furto”. Ai tanti fedeli che affollano piazza San Pietro, infatti, ricorda che “Non rubare” significa che nessuno è padrone delle ricchezze del mondo.

E, denunciando la mancanza di un’economia e un’imprenditoria solidale, che “assicuri un’equa distribuzione” dei beni, sottolinea: “Il possesso dei beni è un’occasione per moltiplicarli con creatività e usarli con generosità, e così crescere nella carità e nella libertà”.

Dilagano povertà e miseria

Ad un primo ascolto, “questo comandamento” ci fa pensare “al tema del furto e al rispetto della proprietà altrui. Non esiste cultura in cui furto e prevaricazione dei beni siano leciti; la sensibilità umana, infatti, è molto suscettibile sulla difesa del possesso“.

Tuttavia, fa notare il Pontefice, “nella dottrina sociale della Chiesa si parla di destinazione universale dei beni“, ovvero, che “i beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano“.

“Il mondo – prosegue il Papa – è ricco di risorse per assicurare a tutti i beni primari. Eppure molti vivono in una scandalosa indigenza e le risorse, usate senza criterio, si vanno deteriorando. Ma il mondo è uno solo! L’umanità è una sola!“.

La ricchezza del mondo, oggi, è nelle mani della minoranza, di pochi, e la povertà, anzi la miseria e la sofferenza, di tanti, della maggioranza

Per il Pontefice, “sulla terra c’è la fame non è perché manca il cibo! Anzi, per le esigenze del mercato si arriva a volte a distruggerlo, si butta”.

Quello che manca, denuncia Bergoglio, “è una libera e lungimirante imprenditoria, che assicuri un’adeguata produzione, e una impostazione solidale, che assicuri un’equa distribuzione”. E aggiunge. “Ogni ricchezza, per essere buona, deve avere una dimensione sociale“.

Pregare significa bussare alla porta di un amico. Dio è nostro amico.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 7 novembre 2018

La vera ricchezza

In questa prospettiva, dunque, appare chiaro “il significato positivo e ampio del ‘non rubare’“. In altre parole: “Nessuno è padrone assoluto dei beni: è un amministratore dei beni. Il possesso è una responsabilità”.

Secondo Bergoglio, “ogni bene sottratto alla logica della Provvidenza di Dio è tradito, è tradito nel suo senso più profondo”.

Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare. Questa è la misura per valutare come io riesco a gestire le ricchezze, se bene o male; questa parola è importante: ciò che possiedo veramente è ciò che so donare. Se io so donare, sono aperto, allora sono ricco non solo in quello che io possiedo, ma anche nella generosità, generosità anche come un dovere di dare la ricchezza, perché tutti vi partecipino

“Se non riesco a donare qualcosa – sottolinea Francesco -, è perché quella cosa mi possiede, ha potere su di me e ne sono schiavo”. Dunque, “il possesso dei beni è un’occasione per moltiplicarli con creatività e usarli con generosità, e così crescere nella carità e nella libertà”.

La povertà di Cristo

Papa Francesco pone l’accento sulla logica di Dio: “Mentre l’umanità si affanna per avere di più, Dio la redime facendosi povero: quell’Uomo Crocifisso ha pagato per tutti un riscatto inestimabile da parte di Dio Padre”.

Dunque, “quello che ci fa ricchi non sono i beni ma l’amore. Tante volte abbiamo sentito quello che il popolo di Dio dice: ‘Il diavolo entra dalle tasche’. Si comincia con l’amore per il denaro, la fame di possedere; poi viene la vanità; e, alla fine, l’orgoglio e la superbia. Questo è il modo di agire del diavolo in noi. La porta d’entrata sono le tasche”.

Gesù invece, conclude il Papa, “ci svela il senso pieno delle Scritture. ‘Non rubare’ vuol dire: ama con i tuoi beni, approfitta dei tuoi mezzi per amare come puoi. Allora la tua vita diventa buona e il possesso diventa veramente un dono. Perché la vita non è il tempo per possedere ma per amare“.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media