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Ossa nella Nunziatura, 70 i frammenti ritrovati: appartengono a due persone diverse

8 novembre 2018 | 00:59
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Ossa nella Nunziatura, 70 i frammenti ritrovati: appartengono a due persone diverse

Il Segretario di Stato vaticano: “Dalla Santa Sede nessun collegamento con Emanuela Orlandi”

Roma –  Le ossa sepolte sotto il pavimento di una dependance della Nunziatura apostolica a Roma appartengono a due persone diverse. Ma non se ne conosce ancora il sesso, né l’età. A questi risultati, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, si è giunti al termine degli esami medico-legali svolti nei laboratori della Polizia Scientifica.

Ancora poche certezze, dunque, mentre il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, precisa: “Da parte della Santa Sede non è stato fatto alcun collegamento con Emanuela Orlandi“.

L’inchiesta della procura di Roma prosegue, sia dal punto di vista degli accertamenti tecnico-scientifici, sia degli interrogatori delle persone informate dei fatti.

Analizzando i frammenti, una settantina circa tra cui parti di un bacino e di una vertebra, gli esperti avrebbero accertato che alcuni presentano un ‘invecchiamento’ maggiore di altri. Inoltre sarebbero state ritrovate più ossa dello stesso tipo, cioè appartenenti alla stessa ‘regione’ del corpo.

Da queste circostanze si è giunti alla “ragionevole certezza” che le persone siano due. L’esame esterno non ha invece consentito di stabilire il sesso dei corpi cui appartengono quei resti. E neppure l’età.

“Non abbiamo elementi fondati per dire che si tratta di una donna tra 25 e 35 anni”, ha oggi precisato il prof. Giovanni Arcudi, consulente dal Vaticano. Conclusi gli esami medico-legali, inizieranno domani quelli per estrarre il Dna, attraverso una procedura che prevede il taglio e la successiva polverizzazione delle ossa.

Una volta ottenuto il codice genetico si provvederà alla comparazione. Dal punto di vista degli accertamenti finalizzati a ricostruire la “storia” dell’edificio dove sono stati ritrovati i resti, infine, la notizia è che in procura sarebbe stato sentito l’ultimo custode che ha abitato la dependance.

Sulla vicenda del ritrovamento delle ossa, intanto, è intervenuto il cardinale Parolin. “Non so chi ha messo in relazione questa vicenda con il caso Orlandi. Da parte della Santa Sede non è stato fatto alcun collegamento”, ha assicurato, parlando con i giornalisti a margine di un convegno.

Interpellato sul motivo per cui la Segreteria di Stato, in occasione del ritrovamento delle ossa, abbia poi avvertito la Procura di Roma, Parolin ha spiegato: “Per ragioni semplicemente di trasparenza, perché non ci siano recriminazioni sul fatto che la Santa Sede abbia tenuto nascosto qualcosa. Le cose si fanno con la maggior apertura e la maggior trasparenza. Sono stati trovati dei resti, si è voluto sapere esattamente cosa si stesse facendo, di chi fossero, e quindi è stato chiesto aiuto all’Italia“.

Quanto alla presenza di eventuali dossier sul caso Orlandi, il Segretario di Stato vaticano ha detto che “si è sempre fatto di tutto per accertare la verità”, mentre riguardo a presunte “trattative” ha risposto: “Non posso dire molto, sono arrivato che il caso era già stato archiviato. Da parte nostra, c’è la disponibilità ad aiutare a risolvere questa vicenda“.

Vicenda che al cardinale provoca “tanto dolore per la famiglia, soprattutto per la mamma. Capisco cosa significhi non sapere cosa è successo alla figlia, se sia viva o morta, e se è morta dove è stata sepolta”.

Infine, sugli sviluppi dell’inchiesta, Parolin non si sbilancia: “Aspettiamo gli accertamenti, prima di fare qualsiasi dichiarazione. Bisogna sapere di cosa si tratta: se sono ossa di 200 anni fa è una cosa, se sono ossa di qualche anno fa è un’altra“.

(Il Faro online)