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Formia, contro i satanisti scendono in campo i cavalieri Templari

24 novembre 2018 | 15:00
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Formia, contro i satanisti scendono in campo i cavalieri Templari

Giustino Bruno: “Combatteremo con l’aiuto di un parroco volenteroso il dilagare dei gruppi dei satanisti in Formia”

Formia – I cavalieri templari tornano a combattere. Ma questa volta senza spronare i cavalli e sguainando la spada contro i “saracini infedeli” per difendere Gerusalemme. Le armi che useranno sono molto diverse, e sopratutto moderne.

Ad annunciarlo è il Gran Priore dei Cavalieri Templari del Centro e Sud Europa, Bruno Giustino, che apre una Commenda Templare nel Sud Pontino, più precisamente a Formia, “per diffondere tramite l’associazione culturale Cesi la storia e la cultura dell’antico ordine laico tra i simpatizzanti del Vaticano e della Chiesa”.

Giustino Bruno è un laico cattolico, praticante fin da bambino quando serviva messa come chierichetto. Oggi, a quarantacinque anni, scende in campo “per combattere da povero Cavaliere di Cristo, i satanisti occulti insediatisi da anni nella Città di Formia che avrebbero a capo una sedicente Sacerdotessa”.

“Combatteremo – aggiunge Bruno – con l’aiuto di un parroco volenteroso il dilagare dei gruppi dei satanisti in Formia. A tal proposito, lanciamo un appello ad aderire all’associazione culturale Cesi disponibile per qualsiasi informazione sul tema“. Azioni concrete e informazione, dunque, ma anche tanta preghiera,

I cavalieri templari

Protagonisti di miti e leggende, i templari sono stati uno dei primi e più celebri ordini cavallereschi cristiani. Nel medioevo erano definiti “Pauperes Commilitones Christi templique Salomonis” (Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone).

Nacquero in Terra Santa, durante le guerre fra gli eserciti cristiani e quelli islamici. In particolare, il primo nucleo si forma nel 1118-1119 dopo la Prima Crociata (1096), per difendere i luoghi santi e i pellegrini.

Solo nel 1129 ottengono l’ufficializzazione di monaci-combattenti con l’appoggio dell’abate dell’ordine cistercense, Bernando di Chiaravalle, sottostando così ai tre voti della vita monastica: obbedienza, povertà e castità.

(Il Faro online)