Macula Real World, quando la medicina torna a Ippocrate
Convegno sulle patologie della macula: le tecnologie d’avanguardia e l’assistenza in strutture pubbliche o convenzionate. Ecco come ci si può curare oggi
Roma – “Nella medicina arrivato il momento di parlare delle cose che realmente si possono fare, nell’interesse dei pazienti; soprattutto parlare di cose praticabili nell’ambito del sistema sanitario nazionale, in quanto oggi con la situazione di incertezza e crisi economica è importante assicurare a quei pazienti che hanno un grave depauperamento visivo un’assistenza presso le strutture pubbliche”.
La frase non è di Ippocrate, ma lo spirito è lo stesso: aiutare chi sta male. A pronunciarla è il dottor Guido Lesnoni, promotore e organizzatore del primo congresso nazionale “Macula Real World”, svolto a Roma nell’aula magna dell’Ospedale Cristo Re.
Obiettivo dell’incontro, di altissimo livello tecnico, non era quello di parlare di terapie fantascientifiche che si utilizzeranno tra vent’anni, ma di esprimere il parere della scienza ufficiale nel mondo reale oggi. Capire cosa si può davvero fare con la odierna tecnologia avanzata, con un occhio attento – si passi il gioco di parole – al sociale. La medicina non è tale se accessibile solo a pochi, se diventa autoreferente in una gara verso il futuro dimenticando il presente, e soprattutto se emargina.
Basti pensare che una fiala delle molecole utilizzate in alcune terapie costa tra i 500 e i 1.000 euro, e i pazienti spesso ne devono fare diverse. Anche la chirurgia costi molto alti, “ma vogliamo che sia alla portata di tutti.
Nella filosofia di Lesnoni, le eccellenze devono essere al servizio della normalità, e non a disposizione di una ristretta élite di facoltosi.
Stabilita la mission sociale, entriamo nel dettaglio tecnico del convegno, che si è focalizzato sugli aspetti reali delle problematiche diagnostiche, terapeutiche e chirurgiche che riguardano la macula.
La macula è la parte più nobile della retina, quella che è deputata alla visione distinta, e ha una struttura completamente diversa dalla retina stessa.
“Da un punto di vista diagnostico – spiega il prof. Lesnoni – oggi abbiamo dei mezzi estremamente all’avanguardia, che ci consentono di fare una diagnosi precoce, in alcuni casi di fare vera e propria prevenzione delle malattie maculari. Con l’avvento dell’Oct (Tomografia ottica computerizzata) siamo riusciti ad avere una visione della macula diversa rispetto al passato. Questa diagnostica ci consente di fare un’analisi di tutti gli strati retinici e di mettere in evidenza qualsiasi più piccola alterazione”.
Oltre all’Oct quali altre possibilità?
“Oltre all’esame Oct abbiamo anche la possibilità di avere delle metodiche d’indagine micro perimetriche, e infine anche di carattere florangiografico. Ma va detto che l’Oct oggi come oggi ha sostituito in gran parte la diagnostica precedente.
E’ possibile anche avere un nuovo mezzo, che è uscito da pochissimo che è l’Angio Oct, che ci consente di valutare, oltre la morfologia e la struttura maculare e sub maculare, anche lo stato vascolare della regione maculare”.
Visto l’approccio “sociale”, non possiamo non parlare di anziani, anche in considerazione del fatto che il 20% dei pazienti è al di sopra dei 70 anni…
“Il clou del convegno, infatti, ha riguardato le terapie che riguardano la degenerazione maculare senile; protagoniste le terapie iniettive intravitreali, che diventano sempre più raffinate e che oggi sono alla portata di tante persone proprio perché molte strutture pubbliche possono eseguire questi trattamenti in convenzione col Servizio Sanitario Nazionale”.
Il diabete è un altro fattore di altissimo rischio…
“L’edema maculare diabetico è stato uno dei temi trattati. Sappiamo che il diabete è diventato ormai una malattia sociale; e sono sempre più i casi in cui insorge la retinopatia diabetica e in particolare l’edema, che dà un’invalidità piuttosto grave, cronica che deve sempre essere seguita con terapie che non vanno mai ridotte o sospese. Anche in questo campo abbiamo soluzioni innovative”.
A proposito di innovazioni, a che punto siamo in chirurgia?
“Abbiamo sistemi mini invasivi completamente nuovi, uno dei quali ho personalmente ideato insieme alla Opticon una quindicina di anni fa, il primo sistema italiano non invasivo con 25 g (strumenti con un diametro che è circa la metà di un millimetro). L’invasività è minima, grandissima la velocità di taglio, massimo il controllo dell’aspirazione e dell’infusione. Insomma, oggi abbiamo una chirurgia meno traumatica e più efficace, con grandi benefici rispetto al recupero post operatorio”.