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Ostia, i tatuaggi come forma di comunicazione ma non come arte

22 dicembre 2018 | 09:25
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Sono le conclusioni del dibattito tenutosi a Lightouch sul tema “Tatuaggi: favorevoli o contrari?”. Il parere di Franco Cecconi e Ilaria Ilari

Ostia – Per il pubblico di Lightouch i tatuaggi vanno considerati come una forma di comunicazione piuttosto che come opere artistiche.  Tutti d’accordo, invece, sulla necessità di affidarsi a professionisti scrupolosi sia per la loro realizzazione che per la loro rimozione.

Sono le conclusioni del dibattito “Tatuaggi: favorevoli o contrari?” tenutosi presso il centro di medicina estetica e dermatologica Lightouch di Ostia nell’ambito del ciclo di incontri sul tema: “L’arte che cura”. Un pubblico attento e appassionato ha seguito la discussione condotta da rappresentativi esponenti dell’universo tatoo e del mondo sanitario scoprendo gli aspetti  legati al tatuaggio da un punto di vista medico ma anche storico, antropologico e sociologico.

Introdotti dal Presidente dell’associazione Gioire, l’avvocato Ireneo Orlando, che ha organizzato l’evento, ne hanno trattato il musicologo e giornalista Rai Luca Damiani, Franco Cecconi, Vice Presidente dell’Associazione italiana Tatuatori e Ilaria Ilari, medico estetico e oncologa del Centro Medico Lightouch. A moderare il dibattito la sociologa Elisa Palchetti.

Il tavolo dei relatori: da sinistra Franco Cecconi, Ireneo Orlando, Ilaria Ilari e Luca Damiani

Il tavolo dei relatori: da sinistra Franco Cecconi, Ireneo Orlando, Ilaria Ilari e Luca Damiani

Dopo un escursus storico ed un singolare quanto incantevole viaggio nel mondo del tatuaggio attraverso la musica e le canzoni per certi versi di rottura, illustrato da Luca Damiani, la parola è passata a Franco Cecconi. E’ toccato a lui fare una disanima attenta sull’origine e sulla diffusione del tatuaggio inizialmente tra i marinai (che devono indossarne un numero dispari) e tra i carcerati (che ingannano il tempo che non passa mai scarificandosi la pelle), tra le isole del Pacifico e dell’emisfero australe per arrivare ai giorni nostri quando è saltato il codice etico che contraddistingue da sempre i tatuatori professionali. Densa di significati, la cultura del tatuaggio come segno d’appartenenza e di arte antropologica, è diventato un bene di consumo, un prodotto commerciale, oggetto di “mercimonio” (termine usato dallo stesso Cecconi) per tatuatori senza scrupoli e produttori per macchinette per tatuare. Da lui è venuto un appello alle autorità affinché regolino meglio il settore non già per l’aspetto sanitario, pure importante ma ormai assimilato da ogni tatuatore, bensì sotto il profilo etico e professionale.

E i contenuti igienico-sanitari sono estremamente importanti nel processo di tatuaggio, come ha ricordato Ilaria Ilari, medico estetico e oncologa del centro di via Corrado Del Greco 52. Il tatuaggio può comportare complicanze sanitarie legate a infezioni per una scarsa disinfezione della pelle o da una mancata sterilizzazione degli strumenti (stafilococco aureo e pseudomonas, micobatteri e infezioni virali fino al rischio potenziale di contrarre epatite C o HIV) così come varie forme di allergia legate ai tipi di inchiostri iniettati. C’è poi il tema della cancellazione del tatuaggio, fenomeno in grande crescita ovviamente per l’aumento considerevole delle persone che si tatuano. Si calcola che oltre 1 milione e 200 italiani sono pentiti del loro tatuaggio. Un tatuato su 2 (51%) vuole sostituire un tatuaggio con uno nuovo, o camuffarne solo una parte per modificare il significato. E qui entra in gioco il ruolo fondamentale che riveste l’operatore e la macchina che ha disposizione per la rimozione del tatuaggio. Infatti, l’uso del laser agevola la procedura ma non vanno bene tutti i tipi di laser: l’unico laser efficace è il laser Nd:YAG q-swicciato. Presso il centro medico Lightouch è in dotazione il Picoway, laser di ultima generazione, che opera in picosecondi, che equivale ad un trilionesimo di secondo (ovvero un millesimo di nanosecondo) una velocità elevatissima. Il Picoway agisce selettivamente colpendo il pigmento sotto pelle, lasciando l’epidermide intatta e determinando una polverizzazione del pigmento che viene frantumato in particelle molto più piccole. Le particelle di pigmento così polverizzate vengono rimosse da parte dell’organismo attraverso i macrofagi e il sistema linfonodale.

Le complicanze per la rimozione del tatuaggio possono essere dolore, vesciche, alterazioni della pigmentazione cutanea e cicatrici, che con il laser a picosecondi sono estremamente più rare. “Oggi il rischio maggiore che corre il cliente è quello artistico ma non quello sanitario” ha controbattuto Franco Cecconi.

A conclusione del confronto la platea è stata sottoposta al sondaggio anonimo per rispondere alla domanda: favorevoli o contrari al tatuaggio? Il 61,5% dei presenti si è dichiarato contrario, il restante favorevole. Tutti d’accordo sulla necessità di affidarsi ad un professionista preparato e scrupoloso sia per l’effettuazione di un tatuaggio che per la sua rimozione ma ancora più divisi sul considerare il tatuaggio una forma d’arte.