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Acilia: pensionato in schiavitù, i carabinieri lo liberano e lo invitano a pranzo

La vittima era indotta a chiedere l’elemosina anche nei giorni in cui doveva sottoporsi a dialisi

Roma – Quello di Santo Stefano, è stato un altro bel giorno per il pensionato di Acilia vittima di un periodo di angherie e soprusi, e che i Carabinieri sono riusciti a liberarlo dalla brutta storia. Proprio oggi, infatti, i Carabinieri hanno voluto fortemente farlo sedere alla propria tavola, per condividere il pranzo di Santo Stefano e anche per festeggiare la fine del suo incubo.

In particolare, l’uomo era caduto in una infida trappola architettata da quelli che, un tempo, erano suoi amici e vicini di casa: una coppia di romani, che in passato l’aveva anche aiutato economicamente quando stavano attraversando un momento di difficoltà (leggi qui).

Ben presto, però, l’aiuto si è tramutato in pretesa, al punto che l’anziano, soggiogato dalla coppia, era costretto a corrispondere loro l’intera pensione minacciando, in caso di ritardo nei pagamenti, l’intervento di un fantomatico giudice pronto a fargli perdere la titolarità del suo appartamento.

Non bastasse ciò, la coppia ha costretto l’anziano ad andare a chiedere l’elemosina di fronte ad una farmacia di Acilia, le cui somme venivano giornalmente ritirate dai due.

I Carabinieri della Stazione di Acilia, avuto sentore di questa drammatica situazione di sottomissione, hanno avviato una serie di servizi di appostamento nei pressi della farmacia per verificare quanto giunto alle loro orecchie, documentando le vessazioni imposte dai coniugi al povero pensionato.

La vittima, inoltre, era indotta a chiedere l’elemosina anche nei giorni in cui doveva sottoporsi a dialisi, nonostante le condizioni fisiche precarie e le conseguenze della mancata importante terapia cui doveva sottoporsi.

La donna, individuata proprio durante la consegna di denaro da parte dell’anziano, è stata immediatamente arrestata dai Carabinieri.

Nei giorni scorsi anche il marito della donna è stato arrestato a seguito dell’attività d’indagine; il Magistrato, infatti, ha pienamente concordato con le risultanze investigative dei Carabinieri e quindi ha disposto la misura cautelare in carcere anch’esso con l’accusa di riduzione in schiavitù aggravata.

(Il Faro online)