Papa Francesco: “La famiglia è un tesoro: bisogna custodirla e difenderla sempre”

30 dicembre 2018 | 15:41
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Papa Francesco: “La famiglia è un tesoro: bisogna custodirla e difenderla sempre”

All’Angelus appello del Pontefice per la Repubblica Democratica del Congo: “Auspico che tutti si impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e pacifico svolgimento delle elezioni”

Città del Vaticano – “La famiglia è un tesoro: bisogna custodirla sempre, difenderla. La Santa Famiglia di Nazareth vi protegga e illumini sempre il vostro cammino”.

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa natalizia della Sacra Famiglia, Papa Francesco chiede di pregare “per tutte le famiglie del mondo, specialmente quelle in cui, per vari motivi, mancano la pace e l’armonia”, affidandole “alla protezione della Santa Famiglia di Nazareth”.

L’occasione è quella del tradizionale Angelus domenicale, durante il quale il Pontefice commenta l’episodio biblico che narra il viaggio della famiglia di Nazareth verso Gerusalemme, per la festa di Pasqua.

Nel viaggio di ritorno, aggiunge Francesco, “i genitori si accorgono che il figlio dodicenne non è nella carovana. Dopo tre giorni di ricerca e di timore, lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con essi. Alla vista del Figlio, Maria e Giuseppe ‘restarono stupiti’ e la Madre gli manifestò la loro apprensione dicendo: ‘Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo’”. Ed è proprio sullo “stupore” e sull’ “angoscia” che il Santo Padre incentra la sua riflessione.

Il senso dello stupore…

Nella famiglia di Nazareth, fa notare Francesco, “non è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capacità di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio”.

È lo stesso stupore che colpisce anche i dottori del tempio, ammirati ‘per la sua intelligenza e le sue risposte'”, aggiunge il Papa.

Per il Santo Padre, “stupirsi è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. E una persona che fa questo non sa cosa sia la meraviglia, cosa sia lo stupore”.

Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare.

Quando ci sono dei problemi nelle famiglie, ammonisce Bergoglio, “diamo per scontato che noi abbiamo ragione e chiudiamo la porta agli altri.  Invece, bisogna pensare: ‘Ma che cos’ha di buono questa persona?’, e meravigliarsi per questo ‘buono’. E questo aiuta l’unità della famiglia“.

Se voi avete problemi nella famiglia, pensate alle cose buone che ha il famigliare con cui avete dei problemi, e meravigliatevi di questo. E questo aiuterà a guarire le ferite familiari.

… e dell’angoscia

Il secondo elemento su cui riflette è l’angoscia che sperimentarono Maria e Giuseppe “quando non riuscivano a trovare Gesù”.

Questa angoscia manifesta la centralità di Gesù nella Santa Famiglia – spiega il Papa -. La Vergine e il suo sposo avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro, ma soprattutto Egli cresceva dentro il loro cuore; e, a poco a poco, aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti”.

Ecco perché la famiglia di Nazareth è santa: perché era centrata su Gesù, a Lui erano rivolte tutte le attenzioni e le sollecitudini di Maria e di Giuseppe.

Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù – prosegue il Papa -. Dovremmo provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia”.

E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose.

“Maria e Giuseppe lo cercarono e lo trovarono nel tempio mentre insegnava: anche noi, è soprattutto nella casa di Dio che possiamo incontrare il divino Maestro e accogliere il suo messaggio di salvezza“, fa notare il Pontefice.

Nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Eucaristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno.

“E oggi torniamo a casa con queste due parole: stupore e angoscia. Io so avere stupore, quando vedo le cose buone degli altri, e così risolvere i problemi familiari? Io sento angoscia quando mi sono allontanato da Gesù?“, conclude il Papa.

L’appello per il Congo

Dopo la benedizione, il pensiero di Bergoglio va all’Africa, in particolare alla Repubblica Democratica del Congo, per la quale chiede una preghiera speciale:

Preghiamo insieme per tutti coloro che nella Repubblica Democratica del Congo soffrono a causa della violenza e dell’ebola. Auspico che tutti si impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e pacifico svolgimento delle elezioni. Preghiamo insieme: “Ave o Maria,…”.

Infine, il consueto saluto, con un augurio per il nuovo anno: “A tutti auguro una buona domenica e una serena fine d’anno. Finire l’anno con serenità. Vi ringrazio ancora dei vostri auguri e delle vostre preghiere. E continuate per favore a pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!“.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media