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Sul litorale romano le aree a maggior rischio idrogeologico

17 gennaio 2019 | 15:33
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Sul litorale romano le aree a maggior rischio idrogeologico

Indagine Ispra sul pericolo idrogeologico sul suolo nella Capitale. Ostia, Acilia, Malafede, Infernetto e Ponte Galeria le zone a maggior rischio

Roma – Le zone a maggior rischio idrogeologico della Capitale si trovano a ridosso del litorale romano. La criticità è legata al reticolo dei canali di bonifica ed al consumo di suolo: l’impermeabilizzazione del terreno aumenta il pericolo di allagamenti.

È il dato emerso da uno studio sul consumo di suolo di Roma Capitale, realizzato da Roma Capitale e Ispra (Istituto Superiore perla Protezione e la Ricerca Ambientale), presentato oggi in Campidoglio. I risultati dello studio evidenziano che nel territorio di Roma Capitale le aree caratterizzate dalla «massima pericolosità idraulica» (reticolo principale e secondario, esclusi i canali di bonifica), aree di esondazione con un tempo di ritorno di 50 anni, hanno un’estensione superiore ai 6 mila ettari e sono situati prevalentemente nei pressi dei fiumi Tevere, Aniene e dei corsi di acqua minori.

Nei Municipi X e XI, che comprendono le zone urbanistiche di Ostia, Acilia, Malafede, Infernetto e Ponte Galeria, sono invece localizzate le aree di massima pericolosità idraulica legate ai canali di bonifica. Queste si estendono per una superficie di quasi 3.000 ettari, interessando una popolazione di quasi 58.000 abitanti. Il suolo consumato in questo contesto supera i 700 ettari con una percentuale di suolo consumato permanente del 90%.
Supera i 30 mila ettari (23,54%), circa 3.600 volte l’area del Circo Massimo, la superficie di territorio consumato nella città eterna e di questi oltre il 92% è irreversibile. Consumato anche il 13% delle aree romane a massima pericolosità idraulica del quale oltre l’80% è irrecuperabile. Questi alcuni degli esiti che emergono dal lavoro a doppia firma Roma Capitale e ISPRA, che ha coinvolto 4 volontari del Servizio Civile per 12 mesi e per oltre 6 mila ore di attività.

ALLAGAMENTI1

Grazie ad avanzate analisi statistiche, la ricerca sperimentale presentata oggi, giovedì 17 gennaio, in Campidoglio ha prodotto una mappatura che costituisce una importante base di valutazione sul tema del consumo di suolo a Roma. Si tratta di una cartografia di grande dettaglio, unico esempio a livello nazionale, derivante dall’interpretazione di immagini satellitari che rende disponibili dati anche a livello di municipio e zona urbanistica.

La maggiore percentuale di territorio impermeabilizzato si trova nei municipi I (74,38%), II (68,42%) e V (63,11%), mentre quella minore ricade nel municipio XIV (12.78%). In linea generale Roma ha perso terreno a vantaggio di edifici (28% delle aree artificiali), strade (21%) e altre aree impermeabilizzate come parcheggi e piazzali (40%) e molte di queste superfici si trovano in zone sensibili, come aree di pericolosità idraulica o aree vincolate.
Nel territorio di Roma Capitale le aree caratterizzate dalla massima pericolosità idraulica (reticolo principale e secondario, esclusi i canali di bonifica), aree di esondazione con un tempo di ritorno di 50 anni, hanno un’estensione superiore ai 6 mila ettari e qui risultano consumati più di 800 ettari, di cui l’82% irreversibilmente.

Complessivamente, nelle aree di pericolosità idraulica, soggette a esondazioni con tempi di ritorno maggiori di 50 anni, il suolo consumato è caratterizzato dal 26% di edifici, dal 20% di strade asfaltate e nella parte restante da altre aree artificiali come parcheggi, piazzali, campi sportivi e altro.

I dati e le cartografie prodotti saranno messi a disposizione in formato aperto sul portale istituzionale di Roma Capitale.