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Gmg, il Papa elogia i giovani: “Grazie perché smentite chi costruisce muri e vuole divisioni”

25 gennaio 2019 | 01:12
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Gmg, il Papa elogia i giovani: “Grazie perché smentite chi costruisce muri e vuole divisioni”

Lungo la Cinta Costera di Panama la cerimonia d’apertura della Giornata Mondiale della Gioventù, il Pontefice: “La cultura dell’incontro è un appello e un invito ad avere il coraggio di mantenere vivo un sogno comune”

Panama – Nessuna differenza“ha impedito che potessimo incontrarci ed essere felici di stare insieme. Questo è possibile perché sappiamo che c’è qualcosa che ci unisce, c’è Qualcuno che ci fa fratelli. Voi, cari amici, avete fatto tanti sacrifici per potervi incontrare e così diventate veri maestri e artigiani della cultura dell’incontro. Con i vostri gesti e i vostri atteggiamenti, coi vostri sguardi, desideri e soprattutto la vostra sensibilità, smentite e screditate tutti quei discorsi che si concentrano e si impegnano nel creare divisione, nell’escludere ed espellere quelli che ‘non sono come noi’. E questo perché avete quel fiuto che sa intuire che il vero amore non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità”.

Prende ufficialmente il via la Giornata Mondiale della Gioventù. Lungo la Cinta Costera di Panama, migliaia di giovani provenienti da ogni parte del mondo accolgono Papa Francesco per la tradizionale Cerimonia di accoglienza e apertura della Gmg.

Una festa fatta di canti, musiche e balli ma anche di riflessioni e preghiere. Una cerimonia nel quale sono rappresentati tutti i Paesi del mondo: le bandiere, a centinaia, sventolano sull’imponente palco allestito nel Campo Santa María La Antigua.

Uno spettacolo di colori dal quale il Papa prende spunto per il suo discorso, una riflessione che contiene più di una critica ai leader politici che “si impegnano nel creare divisione, nell’escludere ed espellere quelli che ‘non sono come noi'” costruendo muri e barriere.

Elogia i giovani, li definisce “veri maestri e artigiani della cultura dell’incontro” perché insegnano ai grandi “che incontrarsi non significa mimetizzarsi, né pensare tutti la stessa cosa o vivere tutti uguali facendo e ripetendo le stesse cose, ascoltando la stessa musica o portando la maglia della stessa squadra di calcio”.

La cultura dell’incontro è un appello e un invito ad avere il coraggio di mantenere vivo un sogno comune. Sì, un sogno grande e capace di coinvolgere tutti. Il sogno per il quale Gesù ha dato la vita sulla croce e lo Spirito Santo si è riversato e ha marchiato a fuoco il giorno di Pentecoste nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, nel tuo e nel mio, nella speranza che trovi spazio per crescere e svilupparsi. Un sogno chiamato Gesù, seminato dal Padre con la fiducia che crescerà e vivrà in ogni cuore. Un sogno che scorre nelle nostre vene, fa trasalire il cuore e lo fa sussultare ogni volta che ascoltiamo: «Amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).

Testimoni della fede

Francesco ricorda la Gmg di Cracovia, dove qualcuno gli chiese se fosse andato a Panama. “Io risposi: ‘Io non so, ma Pietro di sicuro ci sarà’. Oggi sono contento di dirvi: Pietro è con voi per celebrare e rinnovare la fede e la speranza”.

E aggiunge: “Pietro e la Chiesa camminano con voi e vogliamo dirvi di non avere paura, di andare avanti con questa energia rinnovatrice e questo desiderio costante che ci aiuta e ci sprona ad essere più gioiosi e disponibili, più ‘testimoni del Vangelo’“.

Poi ammonisce: “Andare avanti non per creare una Chiesa parallela un po’ più ‘divertente’ o ‘cool’ in un evento per giovani, con un po’ di elementi decorativi, come se questo potesse lasciarvi contenti. Pensare così sarebbe mancare di rispetto a voi e a tutto quello che lo Spirito attraverso di voi ci sta dicendo“.

Al contrario, “vogliamo ritrovare e risvegliare insieme a voi la continua novità e giovinezza della Chiesa aprendoci a una nuova Pentecoste“. Ma ciò sarà “possibile solo se, come abbiamo da poco vissuto nel Sinodo (leggi qui), sappiamo camminare ascoltandoci e ascoltare completandoci a vicenda, se sappiamo testimoniare annunciando il Signore nel servizio ai nostri fratelli; servizio concreto, si intende“.

Arrivare a Panama, prosegue il Papa, “non è stato per niente facile“. “Conosco gli sforzi, i sacrifici che avete fatto per poter partecipare a questa Giornata – dice rivolgendosi direttamente alle migliaia di giovani che affollano la Cinta Costera -. Molti giorni di lavoro e di impegno, incontri di riflessione e di preghiera fanno sì che il cammino sia in gran parte la ricompensa”.

Il discepolo non è solamente chi arriva in un posto ma chi incomincia con decisione, chi non ha paura di rischiare e di mettersi a camminare – sottolinea -. Questa è la sua più grande gioia: essere in cammino. Voi non avete avuto paura di rischiare e camminare. Oggi possiamo essere in festa perché questa festa è cominciata già da molto tempo in ogni comunità“.

Artigiani della cultura dell’incontro

“Voi, cari amici, avete fatto tanti sacrifici per potervi incontrare e così diventate veri maestri e artigiani della cultura dell’incontro”, afferma il Papa.

Un elogio con il quale Bergoglio bacchetta leader politici come Trump: “Con i vostri gesti e i vostri atteggiamenti – dice rivolgendosi ai giovani -, coi vostri sguardi, desideri e soprattutto la vostra sensibilità, voi smentite e screditate tutti quei discorsi che si concentrano e si impegnano nel creare divisione, nell’escludere ed espellere quelli che ‘non sono come noi'”.

“E questo perché avete quel fiuto che sa intuire che ‘il vero amore non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità’ – spiega il Santo Padre citando Ratzinger -. Al contrario, sappiamo che il padre della menzogna preferisce un popolo diviso e litigioso, a un popolo che impara a lavorare insieme”.

Ma cos’è la cultura dell’incontro? “Non significa mimetizzarsi, né pensare tutti la stessa cosa o vivere tutti uguali facendo e ripetendo le stesse cose, ascoltando la stessa musica o portando la maglia della stessa squadra di calcio”.

Al contrario, “è un appello e un invito ad avere il coraggio di mantenere vivo un sogno comune“, “un sogno grande e capace di coinvolgere tutti” e per il quale “Gesù ha dato la vita sulla croce”.

Un sogno, prosegue il Pontefice, “che scorre nelle nostre vene, fa trasalire il cuore e lo fa sussultare ogni volta che ascoltiamo: ‘Amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri'”.

E’ l’amore che unisce

Mentre il sole tramonta sull’oceano, Francesco cita poi Oscar Romero, vescovo di San Salvador canonizzato dallo stesso Bergoglio pochi mesi fa (leggi qui): “Un santo di queste terre amava dire: ‘Il cristianesimo non è un insieme di verità da credere, di leggi da osservare, o di proibizioni. Visto così non è per nulla attraente. Il cristianesimo è una Persona che mi ha amato tanto, che desidera e chiede il mio amore. Il cristianesimo è Cristo’; è portare avanti il sogno per cui Lui ha dato la vita: amare con lo stesso amore con cui ci ha amato”.

Ci domandiamo: Che cosa ci tiene uniti? Perché siamo uniti? Che cosa ci spinge ad incontrarci? La certezza di sapere che siamo stati amati con un amore profondo che non vogliamo e non possiamo tacere e ci provoca a rispondere nello stesso modo: con amore. È l’amore di Cristo quello che ci spinge (cfr 2 Cor 5,14). Un amore che non si impone e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere, un amore che non umilia e non soggioga. È l’amore del Signore, amore quotidiano, discreto e rispettoso, amore di libertà e per la libertà, amore che guarisce ed eleva. È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato. È l’amore silenzioso della mano tesa nel servizio e nel donarsi senza vantarsi.

E, rivolgendosi ai giovani, domanda: “Credi in questo amore? È un amore che ‘vale la pena’?“. Una domanda, fa notare il Papa. posta dall’angelo a Maria, la quale ha risposto “Sì”.

La Madonna, prosegue il Papa, “ha saputo dare vita al sogno di Dio. Ed è la stessa cosa che l’angelo” chiede a ciascuno anche oggi:  Vuoi che questo sogno abbia vita? Vuoi dargli carne con le tue mani, i tuoi piedi, il tuo sguardo, il tuo cuore? Vuoi che sia l’amore del Padre ad aprirti nuovi orizzonti e a portarti per sentieri mai immaginati e pensati, sognati o attesi, che rallegrino e facciano cantare e danzare il cuore?“. E aggiunge: “Sapremo dire all’angelo, come Maria: ‘Eccoci, siamo i servi del Signore, avvenga per noi…?'”.

Infine, Francesco ringrazia tutti coloro che hanno preparato” con grande entusiasmo questa Giornata Mondiale della Gioventù”. Un “grazie” particolare lo rivolge al vescovo di Panama, mons. Ulloa, e a tutti i suoi collaboratori “per aver aiutato a far sì che oggi Panamá sia non solo un canale che collega i mari, ma anche un canale in cui il sogno di Dio continua a trovare altri piccoli canali per crescere e moltiplicarsi e irradiarsi in tutti gli angoli della terra“.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media