Piano rifiuti, Zingaretti: “A Roma serve una discarica”, è scontro col Campidoglio

1 febbraio 2019 | 00:29
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Piano rifiuti, Zingaretti: “A Roma serve una discarica”, è scontro col Campidoglio

Perché il piano diventi legge bisognerà aspettare almeno fino alla fine anno: 6 mesi di Vas, poi i passaggi di Consiglio

Roma – Roma Capitale dovrà essere autonoma per quanto riguarda gli impianti di smaltimento dei rifiuti e avrà bisogno di una discarica di servizio per i materiali di scarto, da individuare sul suo territorio comunale. Lo dicono le linee guida del Piano rifiuti 2019-2025 approvate dalla giunta della Regione Lazio: “E’ la soluzione più congrua” afferma il governatore Nicola Zingaretti presentando il Piano, e scatenando una bufera sull’asse Regione-Campidoglio.

Un pomeriggio di polemiche serrate tra M5s e Pd, infine la replica durissima della sindaca Virginia Raggi in persona: “Abbiamo sentito notizie allarmanti – dice in serata in Aula Giulio Cesare – Quel Pd che nel 2013 festeggiava la chiusura di Malagrotta oggi chiede la riapertura di una discarica. E’ gravissimo. In questa Aula siamo chiamati a difendere Roma”.

Zingaretti risponde per le rime: “Basta con questo terrorismo psicologico. Malagrotta l’ho chiusa io e non ci sarà più, né per dimensioni né per tipologia di rifiuti, visto che la legge lo vieta. Se il Campidoglio non vuole il nuovo sito lavorasse per evitarlo. Se la Capitale iniziasse una efficace politica di differenziata e di gestione moderna e innovativa il nuovo sito si potrebbe evitare“.

Perché il Piano – che punta al 70% di differenziata, alla riduzione dei rifiuti e a una virata forte verso l’economia circolare – parte dai dati: Roma è al 44,5% di differenziata (contro i 45,5 del Lazio), produce da sola il 60% dei rifiuti ma smaltisce fuori dai suoi confini il 100% degli indifferenziati.

Un quadro troppo sbilanciato: “Se Roma raggiunge livelli tali per cui la discarica non servirà io sarò contento di essermi sbagliato – afferma Zingaretti – ma a trend e ritmi attuali, e considerando che ogni 20 giorni devo alzare il telefono e cercare una Regione che si prenda i rifiuti di Roma, abbiamo il dovere di indicare la soluzione più congrua“.

Sì, ma dove? Nelle aree, ha spiegato l’assessore Valeriani, già indicate dalla Città metropolitana. Qualche settimana fa si parlò di IV Municipio ai confini di Guidonia, di una zona tra Ostia e il Laurentino, un’altra ai confini con Fiumicino e un’ultima alle estreme propaggini del XIV.

Già nelle scorse ore la sindaca Raggi aveva messo le mani avanti, scrivendo sia a Zingaretti che al ministro Sergio Costa per chiedere di evitare di realizzare nuovi impianti in aree che hanno già subito un impatto sanitario o ambientale. E oggi Costa ha chiesto alla Regione di tenerne conto: “E’ l’elemento significativo, che dirime anche la faccenda di una eventuale discarica” ha detto il ministro.

Perché il piano diventi legge bisognerà aspettare almeno fino alla fine anno: 6 mesi di Vas, poi i passaggi di Consiglio. Dove il nodo sarà, a questo punto, la parte in cui si propone di definire un sub-Ato ‘romano’, cioè un’area in cui il ciclo si apra e si chiuda, sottoposta a una ‘Autorità’ vera che potrebbe anche avere il potere di commissariare gli inadempienti.

Un modello che, insinua Raggi, sarebbe addirittura potenzialmente criminogeno: “L’Anac ha fatto delle dichiarazioni molto gravi sugli appalti per i rifiuti in mano alle mafie: ha concluso dicendo che il sistema degli Ato da un punto di vista astratto è una cosa utilissima ma da un punto di vista concreto mostra problemi rilevanti”.

Su una linea più moderata, invece, i pentastellati regionali: non vessare territori già esausti, come Valle Galeria, ha chiesto il presidente della commissione Rifiuti Marco Cacciatore. Per il resto “sui principi del Piano poco da eccepire”.

Economia circolare, riduzione dei rifiuti, tariffa puntuale (meno si inquina e meno si paga), dimezzamento del fabbisogno di inceneritori, lotta alle mafie sono tutti temi che certo non contrastano con i valori M5s.

E poi c’è la riconversione del termovalorizzatore di Colleferro in impianto di trattamento ‘a freddo’, che sarà ultimata nel 2021 e che è già stata benedetta dallo stesso ministro Costa.

(fonte Ansa)