Papa Francesco: “La liturgia non è il campo del fai-da-te”

14 febbraio 2019 | 16:13
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Papa Francesco: “La liturgia non è il campo del fai-da-te”

In Vaticano l’incontro con i membri della Congregazione del Culto Divino, il Pontefice: “La liturgia non è ‘il campo del fai-da-te’, ma l’epifania della comunione ecclesiale”

Città del Vaticano – “La liturgia non è ‘il campo del fai-da-te’, ma l’epifania della comunione ecclesiale. Perciò, nelle preghiere e nei gesti risuona il ‘noi’ e non l’ ‘io’; la comunità reale, non il soggetto ideale. Quando si rimpiangono nostalgicamente tendenze passate o se ne vogliono imporre di nuove, si rischia invece di anteporre la parte al tutto, l’io al Popolo di Dio, l’astratto al concreto, l’ideologia alla comunione e, alla radice, il mondano allo spirituale”.

Lo ricorda Papa Francesco ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ricevuti nell’auletta delle Sala Nervi, in Vaticano. Una plenaria particolare che, come sottolineato dallo stesso Bergoglio, si svolge a cinquant’anni dall’istituzione della suddetta Congregazione, voluta da Paolo VI al fine di dare forma al rinnovamento del Concilio Vaticano II.

All’epoca “si trattava di pubblicare i libri liturgici secondo i criteri e le decisioni dei Padri Conciliari, in vista di favorire, nel Popolo di Dio, la partecipazione” attiva dei fedeli.

E questo perché “la tradizione orante della Chiesa aveva bisogno di espressioni rinnovate, senza perdere nulla della sua millenaria ricchezza, anzi riscoprendo i tesori delle origini“.

Ma “non basta cambiare i libri liturgici per migliorare la qualità della liturgia. Fare solo questo sarebbe un inganno. Perché la vita sia veramente una lode gradita a Dio, occorre infatti cambiare il cuore”, ammonisce il Papa.

Ed è proprio a “questa conversione” che “è orientata la celebrazione cristiana, che è incontro di vita col ‘Dio dei viventi'”. “A ciò – prosegue Bergoglio – è finalizzato anche oggi il vostro lavoro, volto ad aiutare il Papa a compiere il suo ministero a beneficio della Chiesa in preghiera sparsa su tutta la terra”.

Il Santo Padre ribadisce poi l’importanza della comunione ecclesiale nella quale operano sia la Sede Apostolica che le Conferenze dei Vescovi, “in spirito di cooperazione, dialogo, sinodalità”. E sottolinea: “La Santa Sede non sostituisce i Vescovi, ma collabora con loro per servire, nella ricchezza delle varie lingue e culture, la vocazione orante della Chiesa nel mondo”.

L’auspicio di Papa Bergoglio è quello “di proseguire nel cammino della mutua collaborazione, coscienti delle responsabilità implicate dalla comunione ecclesiale, in cui trovano armonia l’unità e la varietà. È un problema di armonia”.

Ed è in questa prospettiva che “si inserisce anche la sfida della formazione“, senza dimenticare “che la liturgia è vita che forma, non idea da apprendere. La realtà è più importante dell’idea”.

“Ed è bene perciò, nella liturgia come in altri ambiti della vita ecclesiale, non andare a finire in sterili polarizzazioni ideologiche, che nascono spesso quando, ritenendo le proprie idee valide per tutti i contesti, si arriva ad assumere un atteggiamento di perenne dialettica nei confronti di chi non le condivide”, ammonisce il Papa.

Il punto di partenza, dunque, “è riconoscere la realtà della sacra liturgia, tesoro vivente che non può essere ridotto a gusti, ricette e correnti, ma va accolto con docilità e promosso con amore, in quanto nutrimento insostituibile per la crescita organica del Popolo di Dio”.

La liturgia non è “il campo del fai-da-te”, ma l’epifania della comunione ecclesiale. Perciò, nelle preghiere e nei gesti risuona il “noi” e non l’“io”; la comunità reale, non il soggetto ideale. Quando si rimpiangono nostalgicamente tendenze passate o se ne vogliono imporre di nuove, si rischia invece di anteporre la parte al tutto, l’io al Popolo di Dio, l’astratto al concreto, l’ideologia alla comunione e, alla radice, il mondano allo spirituale.

“Il compito che ci attende – dice il Pontefice rivolgendosi ai monsignori – è essenzialmente quello di diffondere nel Popolo di Dio lo splendore del mistero vivo del Signore, che si manifesta nella liturgia”.

E spiega: “Parlare di formazione liturgica del Popolo di Dio significa anzitutto prendere coscienza del ruolo insostituibile che la liturgia riveste nella Chiesa e per la Chiesa. E poi aiutare concretamente il Popolo di Dio a interiorizzare meglio la preghiera della Chiesa, ad amarla come esperienza di incontro col Signore e con i fratelli e, alla luce di ciò, riscoprirne i contenuti e osservarne i riti”.

Tuttavia, “la formazione liturgica non può limitarsi a offrire semplicemente delle conoscenze, e nemmeno a tutelare il doveroso adempimento delle discipline rituali. Affinché la liturgia possa adempiere la sua funzione formatrice e trasformatrice, occorre che i Pastori e i laici siano introdotti a coglierne il significato e il linguaggio simbolico, compresi l’arte, il canto e la musica al servizio del mistero celebrato, anche il silenzio”. Inoltre, Francesco suggerisce un percorso “a tappe”, basata su una “formazione permanente”.

Infine, ricorda ai cardinali come la liturgia sia “la via maestra attraverso cui passa la vita cristiana in ogni fase della sua crescita”. Compito della Congregazione, conclude, è quello di “lavorare perché il Popolo di Dio riscopra la bellezza di incontrare il Signore nella celebrazione dei suoi misteri e, incontrandolo, abbia vita nel suo nome”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media