appunti di viaggio

Ponte della Scafa: approssimazione, ritardi e rabbia

25 febbraio 2019 | 06:30
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Ponte della Scafa: approssimazione, ritardi e rabbia

Le colpe delle amministrazioni: scarso controllo sui lavori, niente informazione, tempistiche approssimative.

La vicenda del parapetto sul Ponte della Scafa abbattuto da una raffica di vento (leggi qui l’articolo) ha mostrato in tutta la sua evidenza le criticità esistenti nel nostro Paese.

Partiamo dal fatto che non possiamo definire “eccezionale evento atmosferico” quanto accaduto. A Roma il vento era a circa 66 nodi (in gergo tecnico: burrasca moderata), che risulta essere tanto per la nostra percezione abituale, ma poco per essere definito un evento particolarmente critico; e comunque era ampiamente annunciato.

Accade che la struttura di protezione laterale del Ponte della Scafa, alleggerito per criticità statiche, venga letteralmente sradicata e “lanciata” al centro della carreggiata. Da qui i disagi, le polemiche, le proteste.

Torno su un concetto che mi sta profondamente a cuore: l’informazione al cittadino.

Era l’agosto 2018 quando il Ponte venne chiuso per alleggerirlo da un peso che rischiava di minarne la stabilità. Poco dopo, ad ottobre, fu la volta del viadotto di via dell’Aeroporto, chiuso ad una sola corsia di marcia e destinato all’abbattimento, visto il pericolo esistente.

Da allora, pochissime informazioni, nessuna cabina di regia condivisa con la collettività, poche notizie persino ai giornali. Tutto si è cristallizzato nella situazione di cantiere.

C’era in ballo un cambio di competenze. Una parte della strada era di competenza dell’Astral, ma sarebbe dovuta passare ad Anas, cosa che effettivamente è accaduta a gennaio. Nel frattempo, non è accaduto nulla: i lavori per il nuovo ponte della Scafa non sono partiti, la sistemazione del vecchio neanche, l’abbattimento del viadotto nemmeno.

A prescindere dal legittimo dubbio che i ritardi siano anche stati provocati dal fatto che le istituzioni aspettavano il passaggio di consegne tra Astral e Anas, il punto – ribadisco – è l’assoluta mancanza di informazione al cittadino.

E, aggiungo, l’evidente mancanza di controlli sui lavori e l’approssimazione con la quale vengono dette e fatte le cose.
Possibile che basti una raffica di vento a tirare giù una protezione che dovrebbe evitare di precipitare nel fiume? Possibile che l’emergenza stimata in 40 giorni per realizzare la viabilità alternativa al viadotto si stia protraendo per 4 mesi senza che nessun sindaco, Raggi o Montino poco cambia, si incateni al centro della carreggiata con tanto di fascia tricolore addosso?

Questa approssimazione, questo disinteresse, fa montare la rabbia della gente, che alla fine si scaglia contro qualunque obiettivo possibile. Come i vigili urbani, ad esempio, rei – le invettive sui social sono esplicite – di non essere stati presenti sul ponte a dirigere il traffico nel week-end del disagio.

Così come – giustamente direi – è stata notata l’assenza totale del Municipio X e del Comune di Roma, e la presenza di quello di Fiumicino.

A poco valgono le spiegazioni che una pattuglia della polizia municipale è andata sabato sul ponte e vi è rimasta tutta la sera di sabato, poco conta spiegare che c’erano decine di interventi in corso su tutto il territorio per alberi caduti, tegole staccate, incidenti stradali, viabilità congestionata. Conta meno di zero raccontare come a Fiumicino ci sia magari solo una pattuglia di servizio, e non perché gli altri si “grattano” in ufficio, ma perché sono davvero pochi per gestire il settore incidenti, il controllo dei cantieri, la presenza nelle scuole, la viabilità, ecc. ecc. su un territorio vasto “appena” 213,89 km².

Non serve, perché alla gente non interessa. E sapete una cosa? È comprensibile, se non addirittura giusto. Perché quando si chiedono le tasse alle famiglie, non le si mette in condizione di non pagare se hanno difficoltà; quando arriva una multa, non si considera se quell’esborso mette in crisi un padre o una madre che deve arrivare a fine mese; il ticket sanitario si deve pagare e basta se si vuole ottenere la prestazione di cura. Nessun interesse verso i problemi contingenti…

E allora perché tutta questa disattenzione verso i cittadini rispetto alle emergenze momentanee, alle cause collaterali, alle difficoltà ad ottemperare agli obblighi, deve invece essere la coperta che copre ogni magagna della pubblica amministrazione?

Al Faro on line, in redazione, spesso mi capita di parlare con persone che hanno problemi grandi, che ci chiedono di dare loro una mano a risolverli. Non sempre ci riusciamo, ma diamo loro comunque attenzione, una sponda, un’informazione. Tanto basta, a volte, per passare dalla disperazione alla speranza, pur non avendo risolto il problema.

Possibile che nell’era di internet sia così difficile per la pubblica amministrazione capire che una corretta e costante informazione è il primo atto di rispetto verso la collettività? E che il controllo sulle tempistiche annunciate è il secondo? E che la verifica dei lavori effettuati è il terzo? Se un’Amministrazione vuole salire sul podio per ricevere applausi, sono questi gli scalini da salire. Il resto sono chiacchiere e propaganda.