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Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo

9 marzo 2019 | 21:09
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Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo
Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo
Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo
Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo
Lotta alla mafia, la rinascita di Brancaccio passa per la costruzione di un asilo

Dopo 23 anni consegnato alle Istituzioni il progetto dell’asilo sognato da don Pino Puglisi. Poi, nella notte, un raid contro il Centro Padre Nostro: “Tu qui non costruisci nessun asilo”

Palermo – Un ampio spiazzo verde delimitato da un muretto e da un cancello. A destra e a sinistra edifici diroccati; a prima vista sembra difficile pensare che qualcuno possa viverci. Ma i panni stesi e le fioriere sui balconi indicano il contrario. Sullo sfondo una ferrovia.

Siamo a Brancaccio, alla periferia di Palermo. Fino a pochi anni fa, qui, la mafia sembrava essere l’unico stile di vita possibile. Poi arrivò don Pino Puglisi, e le cose cambiarono: con le parole e i fatti dimostrò agli abitanti di Brancaccio, di Palermo, e dell’intera Sicilia, che c’è sempre un’alternativa.

Un prete “scomodo”, per i mafiosi, perché non si occupava solo dei sacri uffici. Lottava contro gli uomini d’onore togliendo dalla strada bambini e ragazzi, educandoli e dando loro un’istruzione.

Il sogno di 3P, come lo chiamano da queste parti, era la costruzione di un asilo nido, un’idea che ha visto la consegna del progetto definitivo della struttura alle Istituzioni venerdì 8 marzo 2019, dopo 23 anni. Per il Centro Padre Nostro, fondato dal prete ucciso dalla mafia, che continua oggi l’operato di don Pino, la costruzione di un asilo è un’urgenza sociale per il quartiere di Brancaccio.

Alla cerimonia sono presenti le autorità civili e religiose locali. Sul palco, a parlare per primo, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Poi è la volta dell’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice.

L’area, ripulita per questo momento di festa, è proprio quella individuata da don Pino per la realizzazione dell’asilo.  Dentro una cartellina verde, benedetta da Papa Francesco in occasione della sua visita a Palermo svoltasi lo scorso 15 settembre (leggi qui), disegni, misure e relazioni sono state consegnate  da Mariangela D’Aleo, responsabile del Centro Padre Nostro, nelle mani del nuovo assessore comunale ai Lavori pubblici, Maria Prestigiacomo, e del responsabile unico del procedimento, Diletta De Angelis.

“Siamo qui per fare memoria del beato Puglisi, perché la memoria costruisce futuro. È un passo avanti verso la vivibilità di questo quartiere e verso la realizzazione del magistero di don Pino, che è stato e continua ad essere un grande educatore”, dice il primo cittadino. Parole a cui fanno eco quelle di mons. Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, onlus toscana tra i sostenitori del progetto.

Una struttura che vedrà la luce anche grazie al contributo della Cei. Ma anche lo Stato, finalmente, inizia a fare la sua parte per questo luogo: ben 3,3 i milioni giunti dal Fondo di sviluppo e coesione, che il prossimo 4 aprile dovrebbero ricevere il via libera del Cipe, assieme agli altri 7 milioni per la costruzione della piazza.

Numeri e tempi confermati da Steni Di Piazza, vicepresidente della commissione Finanze al Senato, del M5s, in accordo con il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Poi spetterà al Comune di Palermo avviare le procedure di gara per il progetto definitivo e la realizzazione dell’opera.

“Si riparte dal vero centro, si riparte dai più piccoli per incidere davvero nel cambiamento. Il messaggio è il Padre Nostro, i piccoli non siano soggetti al padrino, siano liberi. I bambini non sono cosa nostra, né di Cosa nostra, sono i figli di questo Padre. Ed è bello che questo progetto venga fuori da un lavoro di rete”, aggiunge mons. Lorefice.

Tra i presenti anche don Maurizio Francoforte, attuale parroco di Brancaccio, che aggiunge: “Mi piacerebbe che questo quartiere non fosse più ricordato come luogo di morte, ma per la bellezza dei bambini che lo rendono festoso”.

In effetti, tutt’attorno alla piazza, animata anche dalla presenza di insegnanti e di alcuni studenti, tra i vicoli e le case di Brancaccio, regna sovrano il silenzio. Un silenzio surreale rotto, a tratti, dal passaggio delle auto di qualche motorino.

“Ccà tu asilo un ni costruisci”

Un sogno, quello di don Pino, che trova ancora oggi molta resistenza da quella stessa mafia che nel 1993 lo aveva freddato davanti la porta di casa.

Come riportato da diversi media locali, la notte dopo la cerimonia, dei ragazzini hanno rimosso e distrutto lo striscione che annunciava il progetto. Non solo. Divelto anche il catenaccio che chiudeva il cancello d’ingresso dello spiazzo.

A raccontarlo è Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro: “Transitando da lì mi sono fermato con l’auto perché avevo notato che mancava lo striscione e ho visto tre ragazzini dell’età di circa 10 anni . Al mio richiamo di uscire fuori dal terreno, mi hanno replicato: ‘tu cu sì. un è u tuo u tirrienu e ccà tu asilo un ni costruisci’ (Tu chi sei, il terreno non è il tuo e qui tu asilo non ne costruisci). Subito dopo sono scappati verso via Brancaccio, direzione ex passaggio a livello, oggi vero e proprio Bronx di Brancaccio”.

Ed ancora il silenzio, quello degli abitanti, che porta il presidente del Centro Padre Nostro a porsi alcune domande: “Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? O qualcuno se ne è accorto e non ha detto niente per paura? Il messaggio del bambino era farina del suo sacco? Dobbiamo preoccuparci per il suo futuro o era il messaggio di un pavido infame che usa i bambini per inviare messaggi incivili? E cosa significa quella sedia rotta posta dove era posizionata la pedana in cui ieri i relatori si alternavano a parlare?”.

C’è ancora una Brancaccio che non vuole far sviluppare e aprire il quartiere alla città, sarebbe ora di fargli cambiare idea”, conclude Artale.

Una dura condanna dell’accaduto arriva anche dal sindaco Orlando, che afferma: “Un fatto inquietante e da non sottovalutare, che certamente però non cambierà i programmi e gli obiettivi del Centro Padre Nostro, né quelli della città a suo fianco per il riscatto di Brancaccio. Agli operatori del Centro tutta la mia solidarietà, unità all’impegno perché l’asilo per i piccoli di 3P sia presto una realtà“.

(Il Faro online)