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Piazza Almirante a Ladispoli, l’Anpi: “Il Prefetto annulli il decreto”

14 marzo 2019 | 06:15
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Piazza Almirante a Ladispoli, l’Anpi: “Il Prefetto annulli il decreto”

Sulla vicenda interviene anche la Comunità Ebraica di Roma e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “È una provocazione”

Ladispoli – – “Istanza di annullamento del decreto n. 0083787 del 28.2.2019 di autorizzazione della proposta di intitolazione della piazza Giorgio Almirante e della delibera di Giunta comunale n. 234 del 23.11.2018”. Questo l’oggetto della lettera inviata dall’Anpi per conto della senatrice Carla Nespolo, nella sua qualità di Presidente nazionale pro tempore dell’Anpi, inviata al Prefetto di Roma.

L’intitolazione della piazza del Campo Sportivo allo storico segretario nazionale dell’MSI non s’ha da fare. A dirlo a chiare lettere ancora una volta è l’associazione nazionale partigiani d’Italia. Per l’associazione il decreto con il quale il Prefetto ha dato il via libera all’amministrazione, e la relativa delibera di Giunta sono “assolutamente illegittime, illecite e ingiuste”.

L’Anpi nella sua lettera al Prefetto di Roma ripercorre la carriera politica del segretario dell’MSI a cui l’amministrazione Grando proprio sabato intitolerà la piazza sorta in zona Campo Sportivo. “Dedicare una strada pubblica a Giorgio Almirante – si legge nella missiva – vuol dire celebrarlo e celebrare il fascismo. Consentire la celebrazione di Giorgio Almirante significa disattendere e violare il dettato della Costituzione”.

“La XII disposizione di attuazione della Carta vieta la ricostituzione del partito fascista e quindi i valori del fascismo. La legge Scelba e la legge Mancino, infatti, sanzionano in maniera anche penalmente rilevante l’apologia del fascismo quando apologia vuol dire esaltazione del regime, esaltazione dei principi, delle figure che la fascismo hanno fatto riferimento”.

E per l’Anpi intitolare una piazza allo storico segretario dell’MSI “integrerebbe altresì gli estremi del reato di apologia di delitto, previsto dall’articolo 414 comma 3 del codice penale. La giurisprudenza di legittimità, infatti, ha affermato che l’elemento oggettivo di tale fattispecie ‘consiste nella rievocazione pubblica di un episodio criminoso diretta e idonea a provocare la violazione delle norme penali’. Poiché è indubitale che la figura di Giorgio Almirante rievochi ed esalti i metodi fascisti, la sua celebrazione è certamente interpretabile come apologia dei reati commessi”.

Da qui la richiesta al Prefetto di “annullare il decreto n. 0083787 del 20.2.2019 di autorizzazione della proposta di intitolazione della piazza Giorgio Almirante e la Giunta del Comune di Ladispoli ad annullare la delibera di Giunta comunale n. 234 del 23.11.2018 in quanto illecite e illegittima, entro 7 giorni dal ricevimento della presente, decoroso inutilmente il quale si adirà la competente autorità giudiziaria”.

E ad intervenire sull’argomento è anche la Comunità Ebraica di Roma. Fari puntati ancora una volta sulla prima data scelta dall’amministrazione comunale per il taglio del nastro, il 24 marzo, successivamente anticipato al 16 marzo.

“L’intitolazione della strada a Giorgio Almirante del Comune di Ladispoli, prevista inizialmente per il 24 marzo, anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, assomiglia più a una provocazione che a un omaggio alla figura politica. Le valutazioni storiche – scrivono dalla Comunità Ebraica – devono essere complessive e non possono tralasciare una parte considerevole dell’attività di una persona in cui spicca un ruolo centrale nella propaganda antisemita e razzista del tempo. È arrivato il momento per una riflessione vera e autentica sulle responsabilità del fascismo e dei suoi protagonisti che impedisca atti che non fanno bene al Paese”.

Una situazione, quella relativa alla decisione della Giunta Grando di dedicare una via ad Almirante che nell’ultimo periodo ha inoltre visto puntare i riflettori anche sul giovane Marco Vannini: il ragazzo appena 20enne di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola mentre si trovava a casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli.

Prima dell’arrivo del nulla osta del Prefetto di Roma erano stati diversi i cittadini, a cominciare proprio dai parrocchiani della Chiesa Sacro Cuore di Gesù, ad aver chiesto al primo cittadino di dedicare quel luogo a Marco.

Dopo l’ok del Prefetto, però, la situazione sembra essere uscita dai giusti binari, andando ad irritare chi a mamma Marina, a papà Valerio e al giovane Marco ha dedicato il cuore, mostrando vicinanza alla famiglia dai primi giorni della terribile tragedia fino ad oggi con iniziative di sostegno alla famiglia, di protesta nei confronti di due sentenze, quella di primo e quella di secondo grado, ritenute ingiuste.

Fu proprio durante la sentenza di primo grado che fu coniato l’hastag #noninmionome. Messaggio rimbalzato da bacheca in bacheca su Facebook, Instagram, Twitter, WhatsApp. Messaggio ancora oggi urlato a squarciagola per cercare di ottenere giustizia, quella vera, nell’ultimo grado di giudizio.

Un messaggio che, proprio in questi giorni, invece, è stato utilizzato da alcuni per discostarsi dalla decisione della Giunta Grando di intitolare una piazza ad Almirante. Una «strumentalizzazione» come l’hanno definita in tanti, di un caso doloroso.

(Il Faro online)