Strage in Nuova Zelanda, il Papa: “All’odio e alla violenza rispondiamo con gesti di pace”

17 marzo 2019 | 12:12
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Strage in Nuova Zelanda, il Papa: “All’odio e alla violenza rispondiamo con gesti di pace”

All’Angelus il dolore del Pontefice per l’attacco terroristico a Christchurch: “Prego per i morti e i feriti e i loro familiari. Sono vicino a quella comunità religiosa e civile”

Città del Vaticano – “In questi giorni, al dolore per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere l’umanità, si è aggiunto quello per le vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda (leggi qui)”.

Sono parole di dolore quelle pronunciate da Papa Francesco al termine del tradizionale Angelus domenicale. Il pensiero del Pontefice va alla Nuova Zelanda, ancora sotto choc dopo il ghigno e il gesto suprematista dell’attentatore fatto in tribunale (leggi qui).

Il Santo Padre condanna il gesto e rivolge un appello a tutti gli uomini: “Sono vicino ai nostri fratelli musulmani a quella comunità religiosa e civile, e rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza“.

Quindi invita i presenti a pregare. In piazza San Pietro, gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo scende un silenzio surreale, interrotto – a tratti – dalle preghiere, pronunciate sottovoce, dai pellegrini.

“La preghiera trasforma la persona”

Commentando poi il brano evangelico odierno, quello della “Trasfigurazione“, il Papa fa notare come questo evento della vita di Cristo “mostra la prospettiva cristiana della sofferenza: essa è un passaggio necessario ma transitorio. Il punto di arrivo a cui siamo chiamati è luminoso come il volto di Cristo trasfigurato: in Lui è la salvezza, la beatitudine, la luce, l’amore di Dio senza limiti”.

Mostrando la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella sua Pasqua. Perciò, in questa Quaresima, saliamo anche noi sul monte con Gesù! In che modo? Con la preghiera. Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita.

Il Pontefice insiste sul concetto di preghiera, intesa come “un colloquio intimo con il Padre”. Gesù, infatti, si trasfiura mentre prega: “È così: la preghiera in Cristo e nello Spirito Santo trasforma la persona dall’interno e può illuminare gli altri e il mondo circostante”.

In questo viaggio di ritorno all’essenziale che è la #Quaresima, il Signore ci chiede di percorrere tre tappe: l’elemosina, la preghiera, il digiuno.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 17 marzo 2019

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online)