Papa Francesco in Campidoglio: “Roma è una città di ponti, mai dei muri”

26 marzo 2019 | 12:30
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Papa Francesco in Campidoglio: “Roma è una città di ponti, mai dei muri”

Visita del Pontefice all’Amministrazione Capitolina. la sindaca Raggi: “Oggi Campidoglio e Vaticano si abbracciano”. Bergoglio: “Roma esige e merita la fattiva, saggia, generosa collaborazione di tutti”

Roma –  Una città “di ponti” e “mai dei muri”, una città antica che nei suoi 2800 anni “ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità“.

Una città che Papa Francesco oggi saluta non da piazza San Pietro, come è solito fare, bensì dal Campidoglio, cuore pulsante dell’Amministrazione Capitolina. Ad attenderlo, nello spiazzo progettato da Michelangelo, centinaia di romani che, incuranti della pioggia, lo salutano con lunghi applausi.

Ad attenderlo, sotto la lupa capitolina, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che dà il benvenuto a Papa Bergoglio sotto una pioggia incessante. Piccolo scambio di battute tra i due, poi il saluto della prima cittadina al seguito papale, formato dal cardinal vicario, mons. Angelo De Donatis, e dal prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein.

Il Pontefice raggiunge lo studio della sindaca e si affaccia sul Foro Romano. Il Santo Padre rimane estasiato dalla bellezza della Capitale. Accanto a lui la Raggi che gli indica templi e monumenti. Inaspettato il saluto ad un gruppo di turisti che, alla vista del Papa affacciato al balcone, iniziano a urlare per richiamare la sua attenzione.

Quindi il colloqui privato con la sindaca Raggi e i suoi familiari. Un incontro breve, durato appena una decina di minuti, seguito dal discorso pronunciato dal Pontefice nell’Aula Giulio Cesare, davanti all’intera Assemblea Capitolina. Un lungo e scrosciante applauso accoglie il Pontefice.

L’abbraccio del Campidoglio al Vaticano

Nel suo indirizzo di saluto, la sindaca Raggi, quasi anticipando le parole del Pontefice, ricorda che Roma è una ” città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo“. L’Urbe “ospita le rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo con le quali è vivo un rapporto di confronto e dialogo costante”.

Da qui l’annuncio dell’apertura della nuova sede dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo. Un’iniziativa, è l’auspicio della Raggi, “che  possa contribuire a rafforzare fruttuosamente i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo, tra la nostra Europa e i giovani Stati del continente africano“.

La sindaca ringrazia poi il Papa per le continue attenzione che il Pontefice mostra nei confronti della Capitale: “Le siamo grati per voler dedicare, nei venerdì della Misericordia, le sue attenzioni ai quartieri periferici e alle strutture seguite da associazioni benefiche”.

E aggiunge: “In questa splendida giornata il Colle Vaticano e quello Capitolino si stringono in un reciproco abbraccio affettuoso“. “Oggi siamo al di qua del Tevere”, prosegue la Sindaca, che cita poi le parole dello stesso Beroglio: “Il fiume ‘non è una barriera che divide, ma una possibilità per comunicare. Lo stesso Tevere sfocia infatti nel più vasto mare e come il fiume porta acqua al mare, così le Istituzioni esistono per servire la famiglia umana e la dignità irripetibile e trascendente di ciascuna persona”.

Collaborazione tra Campidoglio e Santa Sede

Ed è proprio sulla reciproca collaborazione tra Campidoglio e Santa Sede che ruota il discorso del Papa, che esordisce dicendo: “Da tempo desideravo venire in Campidoglio per incontrarvi e portarvi di persona il mio ringraziamento per la collaborazione prestata dalle Autorità cittadine a quelle della Santa Sede in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, così come per la celebrazione di altri eventi ecclesiali”.

Francesco, quasi a voler riprendere le parole della Raggi, ricorda come Roma sia una città che “ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti Paesi del mondo“, divenendo così “polo d’attrazione” ma anche “cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale“.

Grazie alla forza delle parole evangeliche, si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa, che meglio si conforma alla dignità della persona umana e le offre spazi di libertà e di partecipazione.

In un certo senso, prosegue il Papa, “Roma obbliga il potere temporale e quello spirituale a dialogare costantemente, a collaborare stabilmente nel reciproco rispetto; e richiede anche di essere creativi, tanto nella tessitura quotidiana di buone relazioni, come nell’affrontare i numerosi problemi, che la gestione di un’eredità così immensa porta necessariamente con sé”.

Una cura “creativa” per Roma

Per Francesco, la “Città eterna” “è come un enorme scrigno di tesori spirituali, storico-artistici e istituzionali, e nel medesimo tempo è il luogo abitato da circa tre milioni di persone che lavorano, studiano, pregano, si incontrano e portano avanti la loro storia personale e familiare, e che sono nel loro insieme l’onore e la fatica di ogni amministratore, di chiunque si impegni per il bene comune della città”.

E’ un organismo “delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”.

Il Campidoglio, insieme alla Cupola michelangiolesca e al Colosseo ne sono in un certo senso gli emblemi e la sintesi. Infatti l’insieme di queste vestigia ci dice che Roma possiede una vocazione universale, portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle.

Una città all’altezza dei suoi compiti

Papa Francesco ricorda poi l’Accordo di Revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede (di cui quest’anno si celebra il 35° anniversario ndr.) che all’articolo 2 recita: “La Repubblica Italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità”.

Proprio per questo, aggiunge il Pontefice “l’Amministrazione capitolina” deve essere in grado “di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse”.

E aggiunge: “Ancora più decisivo, però, è che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune”.

Roma esige e merita la fattiva, saggia, generosa collaborazione di tutti; merita che tanto i privati cittadini come le forze sociali e le pubbliche istituzioni, la Chiesa Cattolica e le altre Comunità religiose, tutti si pongano al servizio del bene della città e delle persone che la abitano, specialmente di quelle che per qualsiasi ragione si trovano ai margini, quasi scartate e dimenticate o che sperimentano la sofferenza della malattia, dell’abbandono o della solitudine.

La Santa Sede desidera collaborare sempre più e meglio per il bene della Città – aggiunge Francesco -, al servizio di tutti, specialmente dei più poveri e svantaggiati, per la cultura dell’incontro e per un’ecologia integrale”.

Bergoglio incoraggia la Capitale e “tutte le sue istituzioni e strutture, come pure tutte le persone e le comunità che ad essa fanno riferimento, ad impegnarsi attivamente per testimoniare l’efficacia e l’attrattiva di una fede che si fa opera, iniziativa, creatività al servizio del bene”.

Infine, un pensiero ai santi patroni di Roma, gli apostoli Pietro e Paolo, e alla Madonna Salus Populi Romani, ai quali il Papa affida ogni membro del Campidoglio.

Possiate essere concordi al servizio di questa amata Città, nella quale il Signore mi ha chiamato a svolgere il ministero episcopale. Su ciascuno di voi invoco di cuore l’abbondanza delle benedizioni divine e per tutti assicuro un ricordo nella preghiera“, conclude il Papa.

(Il Faro online)