La storia |
Cronaca Locale
/

Dopo più di dieci anni don Antonio Cairo lascia San Nilo, la fine di un’era

29 marzo 2019 | 14:30
Share0
Dopo più di dieci anni don Antonio Cairo lascia San Nilo, la fine di un’era

L’annuncio è arrivato dall’arcivescovo di Gaeta: don Antonio sarà il nuovo parroco di Sant’Albina, a Scauri. A San Nilo andrà don Giuseppe Di Mario.

Gaeta e Minturno – Don Antonio Cairo, parroco di San Nilo Abate, lascia Gaeta. Una storia difficile la sua con la comunità gaetana, un’amore travagliato, lungo quasi 11 anni, che ora volge al termine.

Il motivo? Lo scorso 27 marzo, l’arcivescovo ha reso alcune nuove nomine che inizieranno il loro nuovo ministero pastorale nei prossimi mesi, e, tra quei nomi, c’è proprio lui: don Antonio sarà parroco di Sant’Albina Vergine e Martire a Scauri, d’ora in poi. Al suo posto a Gaeta, ci sarà, invece, don Giuseppe Di Mario.

Ma perché quella tra don Antonio e Gaeta è una “storia d’amore” travagliata? Di seguito una ricostruzione dei punti salienti di questi dieci anni.

La storia di Don Antonio a Gaeta

Quando, nel lontano ottobre del 2008, don Antonio Cairo lasciò la “sua” Gianola, in favore di Gaeta, sembrava già scritto che il rapporto con i gaetani non sarebbe stato per nulla facile:  i parrocchiani di Serapo, infatti, raccolsero 1500 firme per chiedere all’allora arcivescovo D’Onorio di non mandare in pensione il parroco 76enne don Giuseppe Viola, che la parrocchia l’aveva praticamente costruita con le sue mani, nel 1964.

Come se non bastasse, al suo arrivo don Antonio rende noti i conti della parrocchia: le casse sono vuote ed è subito polemica.

Ma da lì in poi, niente sarà più come prima. Tutte le feste da lui “capitanate” sembrano destinate a lasciare il segno, nel bene e nel male. Nell’agosto del 2009, si tiene la prima processione di Ferragosto dedicata alla Madonna Odigitria sul lungomare di Serapo, con benedizione degli stabilimenti balneari.

Nel settembre dello stesso anno, la statua lignea dedicata a San Nilo viene benedetta dall’allora Pontefice Benedetto XVI, in Vaticano, alla presenza dello stesso don Antonio e dell’allora sindaco di Gaeta Antonio Raimondi.

Alla fine del suo primo anno di reggenza a Gaeta è già polemica: troppi gli sprechi per le feste religiose. Eppure, don Antonio non sente nessuno e continua la sua “mission”: per il millecentenario della nascita del Santo, ad agosto del 2010, fa realizzare un monile adornato da un ricamo in prezioso filo d’argento, un dolce chiamato “Nuvola di San Nilo” e, ancora, una mega-torta di compleanno da un quintale.

Circa un mese dopo, la festa di San Nilo verrà ribattezza ironicamente “Niloland” e il rapporto con il sindaco Raimondi diventa una collezione di botta e risposta.

Il 2012 è un anno ricco per don Antonio. Il nuovo sindaco è arrivato, e sarà lui, insieme all’arcivescovo per benedirlo. E ancora: nell’ottobre dello stesso anno diviene parroco anche di San Paolo, al posto di don Stefano Castaldi. Le sue due comunità non riusciranno mai ad andare d’accordo se non su un pettegolezzo: il loro parroco sembra destinato a prendere il posto dell’arcivescovo D’Onorio, alla fine del suo mandato.

Nel giugno del 2013, dopo l’incontro con il nuovo Papa Francesco e dopo averlo invitato a Gaeta, sembrano iniziare gli eventi spiacevoli: spari nella notte contro le vetrate della chiesa di San Paolo.

Nel settembre del 2014 la svolta: l’arcivescovo eleva San Nilo a santuario e, così, don Antonio ne diviene abate.

Il 2015 don Antonio è ancora protagonista indiscusso della vita cittadina: dal mega presepe vivente in processione per le vie di Gaeta, al “corteo di automezzi” che sfiderà la calura di Ferragosto pur di celebrare la Madonna Odigitria, fino a salire in moto in occasione del Roby tour.

Ancora una svolta nel 2016: l’arcivescovo non è più Fabio D’Onorio, bensì Luigi Vari, che, a settembre, ordinerà lo stop ai festeggiamenti a causa della tragedia avvenuta ad Amatrice per via del terremoto avvenuto nemmeno un mese prima. Ma don Antonio ubbidisce solo in parte: i fuochi d’artificio si fanno lo stesso.

Un mese dopo, il nuovo arcivescovo gli impone di lasciare la parrocchia di San Paolo, affidata, ormai, a un suo vice.

Nel marzo del 2017, a pochi mesi dalle comunali, don Antonio ospita nei locali di San Nilo le riunioni del Pd di Gaeta, sfrattato dalla sede precedente. A maggio proprio a San Nilo si tiene il primo confronti tra gli 8 candidati sindaci. A giugno, all’alba, don Antonio verrà ripreso mentre abbraccia Cosmo Mitrano, poco dopo l’annuncio della sue rielezione.

Nel settembre del 2018, è l’Arcidiocesi a comunicare che don Antonio è stato oggetto di minacce e offese, non solo verbali. Il motivo? Un uomo stava contestando lo spettacolo pirotecnico notturno tenutosi per gli ormai consueti festeggiamenti di San Nilo.

Dato il suo amore per i festeggiamenti in grande stile, per i dieci anni di reggenza a Gaeta, nell’ottobre del 2018, i parrocchiani gli regalano una torta a forma di fuochi d’artificio.

Infine, marzo 2019: l’arcivescovo annuncia il trasferimento di Don Antonio e, inconsapevolmente, forse, anche la fine di un’era. Quantomeno per Gaeta. Perché è quasi certo che, anche da Minturno, don Antonio non smetterà di sorprendere i fedeli.

(Il Faro on line)